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  • Domenica 6 giugno 2021

L’invasione di topi in Australia non è ancora finita

Sta tormentando agricoltori e residenti da mesi, e le misure proposte dal governo non sembrano essere sufficienti

(AP Photo/ Rick Rycroft)
(AP Photo/ Rick Rycroft)

La straordinaria e preoccupante invasione di topi che tormenta da parecchi mesi diverse aree dell’Australia sta continuando a dare enormi problemi sia agli agricoltori che ai residenti, in particolare nel Nuovo Galles del Sud, lo stato orientale dove si trova Sydney. Negli ultimi giorni il governo australiano ha predisposto consistenti finanziamenti per provare a risolvere la situazione, che i media del paese hanno definito «una piaga»: secondo gli esperti però le misure di sostegno sono arrivate troppo tardi, e oltretutto i piani proposti per fermare la proliferazione dei topi potrebbero essere non efficaci o addirittura dannosi per l’ecosistema.

È dall’inizio dell’estate australiana, a dicembre, che gli abitanti delle aree rurali del Nuovo Galles del Sud combattono contro i topi. Secondo gli scienziati, la straordinaria proliferazione dei topi, aumentata soprattutto nel mese di marzo, sarebbe dovuta a un eccezionale raccolto di grano favorito dalle piogge intense: i topi, che nella stagione della riproduzione (dall’estate all’autunno) possono generare anche 500 figli, sarebbero stati attratti dalla gran quantità di grano e si sarebbero quindi moltiplicati.

Xavier Martin, un agricoltore che vive vicino a Gunnedah, circa 300 chilometri a nord di Sydney, ha detto al Financial Times che nella sua azienda i topi sono dappertutto: li sente andare in giro sul tetto di casa e nelle intercapedini tra le pareti. In migliaia di case in Australia i topi mangiano i tubi della lavastoviglie, rosicchiano cavi elettrici, entrano ed escono dagli armadietti delle cucine.

Molti si lamentano dell’odore persistente nelle case e nei negozi a causa della decomposizione dei cadaveri degli animali, mentre le autorità sanitarie hanno segnalato che diversi pazienti sono stati morsi in più di un ospedale del Nuovo Galles del Sud.


Aaron Graham, un pescatore che lavora per lo più nel Macquarie River (un fiume nell’area di Dubbo, sempre nel Galles del Sud), ha detto al Guardian che i tipici merluzzi d’acqua dolce (merluzzi di Murray) sono più grassi che mai, proprio per via della grande abbondanza di topi. Questi pesci ingoiano le loro prede e una volta che vengono catturati tendono a rigurgitare il contenuto dei loro stomaci: Graham ha detto di aver trovato resti di topi in quasi tutti i merluzzi di acqua dolce che ha pescato.

L’associazione degli agricoltori del Nuovo Galles del Sud, di cui Martin è vicepresidente, ha stimato che tra le spese per comprare trappole e rodenticidi e i mancati guadagni a causa dei danni ai raccolti potranno esserci perdite fino a 1 miliardo di dollari australiani (circa 635 milioni di euro).

A fine maggio il ministro dell’Agricoltura australiano, Adam Marshall, ha presentato un piano da 50 milioni di dollari australiani (circa 31,5 milioni di euro) per fornire esche e rodenticidi agli agricoltori. Giovedì invece il ministero ha annunciato ulteriori investimenti per un totale di 1,8 miliardi di dollari (1,15 miliardi di euro) per sviluppare particolari tecnologie di ingegneria genetica che sarebbero in grado di sterilizzare i topi e quindi di ridurre la loro popolazione nell’arco del tempo.

Il problema è che la soluzione immediata proposta dalle autorità degli stati per uccidere gli animali è l’uso del bromadiolone, un potente rodenticida il cui utilizzo al momento è vietato perché è molto più dannoso per l’ambiente rispetto al composto chimico che viene usato più comunemente per avvelenare i topi, il fosfuro di zinco.

Martin ha spiegato al Guardian che qualsiasi traccia di fosfuro di zinco presente nelle carcasse dei topi scompare nel giro di 24 ore, mentre le tracce di bromadiolone, sostanza che riduce la coagulazione del sangue e causa una lenta morte per emorragia interna, rimarrebbero in circolazione anche per 100 o 200 giorni. Questo sarebbe un problema enorme anche per gli altri animali dell’ecosistema australiano, perché cani, maiali, pollame o pesci che dovessero catturare i topi uccisi da questo rodenticida potrebbero rimanere a loro volta avvelenati e morire. Le carcasse degli animali morti con l’impiego del bromadiolone potrebbero inoltre contaminare le acque e i terreni, creando ulteriori problemi alla pesca e ai raccolti.

Tutto questo, naturalmente, comporta anche una minaccia per la salute pubblica. Steve Henry, esperto di topi nell’istituto di ricerca scientifica di Canberra CSIRO, ha spiegato che i topi potrebbero trasmettere agli umani gravi malattie attraverso l’urina. Tra queste ci sono per esempio la leptospirosi, nota anche come febbre da campo, o la coriomeningite linfocitaria, che causa una sindrome influenzale con sintomi simili a quelli della meningite.

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Marshall ha paragonato il bromadiolone al napalm, la sostanza acida altamente infiammabile che venne sganciata a tonnellate nelle operazioni militari durante la guerra in Vietnam.

Anche se l’utilizzo di questo rodenticida per il momento è vietato, lo stato del Nuovo Galles del Sud ne ha chiesto l’autorizzazione urgente all’Autorità australiana che regolamenta l’uso dei medicinali veterinari e pesticidi, e in ogni caso ne ha già acquistati 5mila litri: una quantità che secondo Marshall sarà sufficiente per creare una «fortezza» contro i topi e proteggere 95 tonnellate di grano. Molti agricoltori hanno detto di essere contrari all’utilizzo del bromadiolone, che comunque non risolverebbe definitivamente il problema delle infestazioni di topi; secondo le informazioni raccolte dal Guardian Australia, comunque, almeno 550 agricoltori australiani si sarebbero già dimostrati interessati a usarlo, se il governo lo permetterà.

È difficile prevedere quanto ancora durerà questa “piaga”, che secondo Martin ha avuto un impatto enorme anche sulla salute mentale degli abitanti del Nuovo Galles del Sud, provati negli ultimi anni dalla siccità e dagli enormi incendi, così come dalle alluvioni e dalla COVID-19. La situazione potrebbe migliorare da sola con la fine del periodo della riproduzione, ma è anche possibile che la proliferazione dei topi si interrompa per via di malattie o della scarsità di cibo, che in qualche caso ha già fatto osservare episodi di cannibalismo tra i roditori.

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