Una canzone delle Love unlimited

Farsi i video nella testa, e vedere bielle e locomotive

(Keystone/Hulton Archive/Getty Images)
(Keystone/Hulton Archive/Getty Images)

Le Canzoni è la newsletter serale che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. L’indomani – il martedì, mercoledì e venerdì – la pubblichiamo sul Post, ci si iscrive qui.
È stata pubblicata una nuova canzone inedita di Prince.
Ho trovato questo video di Suzanne Vega che racconta cosa successe alla sua canzone Tom’s diner, e la ricanta com’era, uno spettacolo.
Sentite, alla fine io oggi ho comprato i primi biglietti di concerto da un anno e mezzo, i Deacon Blue a Glasgow, che l’ultima volta fu una pacchia.
(e se qualcuno sa come linkare le storie di Instagram senza che da mobile – da desktop non capita – finiscano nell’account “highlights”, gliene sarò grato)

High Steppin’, Hip Dressin’ Fella (You Got It Together)
Love unlimited

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Quando arrivarono i video, dicevamo qualche mese fa, azzerarono quella inclinazione a figurarsi immagini, storie, visioni personali intorno alle canzoni. Li avevamo già costruiti i video, da sempre, nella testa: solo che ognuno aveva il proprio, di video della canzone. E non era solo inventarsi una storia, o figurarsi delle scene, ma anche soltanto qualche immagine connessa a un suono, al suo produrlo. Io ancora – pur avendo visto ormai decine e decine di concerti – faccio spesso fatica ad associare dei suoni con gli strumenti che li producono: e per esempio vedere un’esecuzione orchestrale di musica classica, con tutta la sua bellezza, scompone tutta la sensazione di unicità omogenea che si riceve dall’ascolto di quella stessa composizione. È come guardare un film con la troupe e le telecamere in campo.

Per esempio, ci sono dei suoni che hanno qualcosa di “rotatorio”, nella mia percezione personale – i fiati di I feel good, l’incipit di Kiss – come veder girare un frullatore, o la biella delle locomotive a vapore: oppure appunto i suoni “ferroviari”, come gli archi di Our mutual friend o l’attacco e tutto l’andamento di High steppin’ hip dressin’ fella.
Che è un pezzo “disco” del 1979 che andava forte nel jukebox che frequentavo a quattordici anni (ed è sopravvisuto), pubblicato dal trio femminile che solitamente accompagnava Barry White (che produsse e co-scrisse il pezzo). Parla di uno superfigo: è quasi un catcalling femminile. Ma soprattutto è la canzone giusta da ricominciare con questi aperitivi al tramonto di quasi estate.

There’s a guy in the neighborhood
And, oh Lord, if I could
I’d wrap him up and take him home


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