Le scarcerazioni nell’indagine sulla strage del Mottarone

La gip non ha convalidato la custodia in carcere per i tre indagati: due sono stati liberati, uno è agli arresti domiciliari

(ANSA/TINO ROMANO)
(ANSA/TINO ROMANO)

Sabato sera la giudice per le indagini preliminari (gip) Donatella Banci Bonamici ha disposto la scarcerazione di Luigi Nerini, amministratore della società che gestisce la funivia del Mottarone, ed Enrico Perocchio, direttore del servizio della funivia, entrambi arrestati mercoledì mattina nell’ambito delle indagini per l’incidente di domenica scorsa. Banci Bonamici non ha ritenuto sufficienti gli elementi che avevano portato all’arresto di Nerini e Perrocchio, mentre ha confermato le misure cautelari nei confronti di Gabriele Tadini, caposervizio della funivia, per il quale sono stati però disposti gli arresti domiciliari.

– Leggi anche: Le indagini sui forchettoni e sulla fune traente

Le decisioni della gip sono state prese dopo una giornata di udienze con Nerini, Perrocchio e Tadini, che sono ancora tutti indagati per l’incidente che ha causato la morte di 14 persone. Le accuse nei loro confronti sono di concorso in omicidio colposo, falso in atto pubblico e rimozione dolosa di sistemi di sicurezza, ma secondo la gip per nessuno degli indagati esistevano rischi tali da giustificare la permanenza in carcere (come il rischio di fuga).

La posizione più grave sembra essere ancora quella di Tadini, che ha ammesso di aver lasciato inseriti sul carrello della cabina della funivia i cosiddetti “forchettoni”, strumenti usati per impedire l’attivazione dei freni di emergenza durante operazioni straordinarie di manutenzione. Se i freni fossero stati in funzione, domenica scorsa la cabina della funivia si sarebbe fermata dopo la rottura della fune che la trainava lungo l’impianto e l’incidente sarebbe probabilmente stato di minor gravità.

Tadini, stando alle ricostruzioni dei giornali, ha detto di aver lasciato inseriti i “forchettoni” perché l’impianto frenante della funivia era difettoso e ne impediva il normale funzionamento. Secondo Tadini, inoltre, anche Nerini e Perrocchio sapevano che la funivia stava funzionando senza i freni di emergenza: loro hanno però negato questa ricostruzione e la gip ha ritenuto che la sola testimonianza di Tadini non fosse abbastanza per confermare il loro arresto. Dopo la decisione della gip, la procuratrice di Verbania Olimpia Bossi ha detto che per ora gli indagati restano gli stessi e che le indagini continueranno per capire cosa abbia causato la rottura della fune trainante della funivia.
L’agenzia Lapresse cita alcuni passaggi dell’ordinanza di scarcerazione.

Secondo il gip il fermo per i tre “è stato eseguito al di fuori dei casi previsti dalla legge” e per questo non può essere convalidato. La motivazione addotta dalla procura era quella del pericolo di fuga, che però secondo il gip non sussiste. Durissime le motivazioni per non convalidare il fermo: “Suggestivo ma assolutamente non conferente è il richiamo al ‘clamore mediatico’” spiega il giudice, che definisce “di totale irrilevanza” questo dettaglio in merito al pericolo di fuga per i fermati. Nel dettaglio, la gip sottolinea anche che non si comprende perché Perocchio o Nerini avrebbero dovuto “avallare” la decisione di inserire i forchettoni come fatto, e ammesso, da Tadini. Le dichiarazioni rese dai testimoni infatti accuserebbero Tadini ma non direbbero nulla, secondo il gip, a proposito della “correità” degli altri due.