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  • Mercoledì 26 maggio 2021

Le indagini per stupro sull’imprenditore Antonio Di Fazio, dall’inizio

È una brutta storia di cronaca molto raccontata dai giornali, e che giorno dopo giorno sembra diventare più grossa e più brutta

La sede del tribunale di Milano (LaPresse - Mourad Balti Touati)
La sede del tribunale di Milano (LaPresse - Mourad Balti Touati)

Venerdì 21 maggio i carabinieri di Milano hanno arrestato l’imprenditore farmaceutico Antonio Di Fazio con l’accusa di aver narcotizzato e violentato una donna. Di Fazio, che ha 50 anni ed è fondatore di Global Farma, una società di Milano attiva nell’importazione ed esportazione di medicinali e presidi medici, è accusato di violenza sessuale aggravata, sequestro di persona e lesioni personali aggravate. Sulla base delle prove raccolte nel corso delle indagini, inoltre, gli investigatori credono che Di Fazio possa aver violentato altre donne in passato: dopo l’arresto altre tre donne lo hanno denunciato in procura, una delle quali sostenendo di essere stata sequestrata in casa sua per settimane.

Nell’ordinanza di arresto emessa da parte dalla giudice per le indagini preliminari (GIP) Chiara Valori, e riportata dai giornali in questi giorni, si spiega che le indagini risalgono a un fatto avvenuto lo scorso 26 marzo, quando Di Fazio aveva invitato una donna di 21 anni nella sede della società, in via Mario Pagano a Milano, per poi proporle di andare a casa sua, in via Tamburini, vicino al Parco Sempione, con la scusa di farle incontrare alcuni importanti manager internazionali. Una volta arrivati lì, però, i manager che Di Fazio aveva proposto alla donna di incontrare non c’erano.

Di Fazio a quel punto avrebbe offerto alla donna un caffè, a cui secondo l’accusa Di Fazio avrebbe aggiunto grosse dosi di Bromazepam, un farmaco della famiglia delle benzodiazepine con proprietà ansiolitiche, che preso in dosi eccessive può causare stordimento. Poco dopo avere bevuto il caffè, la donna si sarebbe sentita male.

Secondo quanto riportato dai giornali, la donna avrebbe detto in Procura di essersi sentita «debole e confusa» subito dopo avere bevuto il caffè; le si sarebbe offuscata la vista, avrebbe sentito suoni confusi a avrebbe chiesto a Di Fazio qualcos’altro da bere. Lui le avrebbe dato un succo d’arancia, bevanda che potrebbe avere contenuto altre gocce di Bromazepam. Di Fazio avrebbe quindi riaccompagnato la donna a casa sua verso mezzanotte, e quest’ultima si sarebbe risvegliata il giorno dopo con addosso ancora i vestiti della sera prima.

Il giorno seguente, il 28 marzo, la donna era andata dai carabinieri per denunciare Di Fazio, accusandolo di avere abusato sessualmente di lei. La donna era inoltre andata nella clinica Mangiagalli per fare un esame delle urine, in cui erano stati trovati oltre 900 mg per litro di Bromazepam, più del quadruplo della dose massima consigliata.

Il 5 aprile i carabinieri avevano quindi perquisito la casa di Di Fazio, trovando in una nicchia a scomparsa della cucina due confezioni di Bromazepam. Le indagini, coordinate dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo, hanno quindi ricostruito quanto accaduto quella notte, utilizzando i dati del gps dello smartwatch indossato dalla donna e le immagini delle telecamere di sorveglianza. Nell’ordinanza di arresto si legge che ad aggravare la posizione di Di Fazio è stata l’analisi del suo telefono cellulare e del suo computer, in cui sono state trovate 54 foto scattate dall’ottobre del 2020 in poi che mostrano «donne in stato di incoscienza, semi-nude o in atteggiamenti sessuali espliciti», si legge nell’ordinanza di arresto.

Fin dall’inizio delle indagini Di Fazio aveva raccontato una versione diversa dei fatti. Aveva sostenuto con la Procura che non ci sarebbe stata nessuna violenza e che la donna e i familiari di lei avrebbero cercato di incastrarlo, per costringerlo a pagare 500mila euro. Secondo la GIP, attraverso intercettazioni telefoniche, sarebbe emerso però che in quei giorni Di Fazio avrebbe cercato di indurre i propri familiari a rendere «dichiarazioni compiacenti». Con l’aiuto della sorella Maria Rosa «ha ulteriormente cercato di affinare la propria strategia difensiva, accusando apertamente la donna e la sua famiglia di estorsione ai suoi danni, giustificando così l’accusa che gli è stata mossa».

La sorella di Di Fazio, medica a San Marino, ha raccontato alla Procura che la donna che ha fatto denuncia avrebbe per tre volte fatto richieste di denaro a suo fratello, e anche a lei. Una volta durante una visita medica che lei stessa aveva eseguito sulla donna; una seconda volta durante una cena a cui avevano partecipato la madre dei Di Fazio e il marito di Maria Rosa; e una terza volta la sera del 26 marzo. Maria Rosa Di Fazio ha anche sostenuto che la sera della presunta violenza sia sua madre sia suo nipote fossero presenti in casa. Ha aggiunto che il Bromazepam era utilizzato abitualmente dalla madre, a cui lei stessa lo aveva prescritto. Secondo la Procura, i presunti tentativi di estorsione non sarebbero in realtà mai avvenuti.

Dopo l’arresto di Di Fazio, altre tre donne si sono presentate in Procura sostenendo che sarebbero state anche loro vittime di violenza sessuale da parte dell’imprenditore. Le donne hanno raccontato che le violenze sarebbero avvenute in maniere analoghe a quelle descritte nella denuncia relativa ai fatti del 26 marzo. Avrebbero risposto ad annunci di lavoro dell’azienda farmaceutica Global Farma, poi avrebbero incontrato Di Fazio che le avrebbe invitate a casa sua, le avrebbe narcotizzate con il Bromazepam e in seguito violentate. Una di loro, scrivono i giornali, ha raccontato in Procura di essere stata «sequestrata» in casa da Di Fazio per 4 settimane. Altre due donne verranno ascoltate in Procura giovedì, e venerdì testimonierà anche l’ex moglie di Di Fazio, che in passato l’aveva denunciato per maltrattamenti.