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  • Lunedì 24 maggio 2021

Chi è Roman Protasevich, il dissidente arrestato dalla Bielorussia

Il giornalista 26enne era sul volo Ryanair dirottato a Minsk, ed era considerato da tempo una minaccia dal presidente Lukashenko

Roman Protasevich viene arrestato con l'accusa di aver organizzato una manifestazione antigovernativa nel 2017 a Minsk, in Bielorussia (AP Photo/ Sergei Grits)
Roman Protasevich viene arrestato con l'accusa di aver organizzato una manifestazione antigovernativa nel 2017 a Minsk, in Bielorussia (AP Photo/ Sergei Grits)

Da domenica il regime bielorusso, guidato in maniera autoritaria dal presidente Alexander Lukashenko, sta ricevendo enormi critiche per aver dirottato verso l’aeroporto della capitale Minsk un volo Ryanair partito da Atene e diretto a Vilnius (in Lituania). Secondo le ricostruzioni circolate finora, il dirottamento è stato ordinato dallo stesso Lukashenko per arrestare l’attivista e giornalista bielorusso di opposizione Roman Protasevich, che si trovava a bordo dell’aereo e che da tempo è considerato dal governo di Minsk una minaccia seria alla sua stabilità.

Nella serata di lunedì le autorità bielorusse hanno detto che Protasevich si trova in un centro di detenzione a Minsk, in buone condizioni di salute. Su Telegram e sui media governativi bielorussi, inoltre, è circolato un video in cui Protasevich dice che lo stanno trattando “con correttezza” e “secondo la legge”, e dice di trovarsi nel Centro Detentivo n. 1 di Minsk. Nel video Protasevich dice che sta bene e che le voci sui problemi cardiaci sono infondate: molti osservatori hanno però sottolineato che alcuni segni sul suo volto e sul collo potrebbero essere risultato di violenza fisica.
Nel video, infine, Protasevich ammette di aver commesso crimini punibili con 15 anni di detenzione.

Protasevich è uno dei fondatori del principale organo di informazione indipendente del paese, Nexta, il cui canale Telegram è diventato un punto di riferimento fondamentale per la circolazione delle notizie in maniera libera e soprattutto per l’organizzazione delle enormi manifestazioni antigovernative tenute lo scorso anno in Bielorussia: pochi mesi fa era stato accusato dal regime bielorusso di «atti di terrorismo» per aver contribuito a rendere possibili le proteste contro Lukashenko, che a sua volta era stato accusato di aver manipolato le elezioni di agosto per ottenere il sesto mandato presidenziale consecutivo.

Se sarà ritenuto colpevole delle accuse a suo carico potrebbe trascorrere fino a 15 anni in carcere. I reati legati al terrorismo, però, in Bielorussia possono anche essere puniti con la pena di morte.

Protasevich ha 26 anni e nel suo profilo Twitter si descrive in maniera ironica come «il primo giornalista terrorista della storia». Da ieri lui e la compagna, la studentessa russa Sofia Sapega, si sono aggiunti ai già oltre 400 prigionieri politici arrestati dal regime di Lukashenko, che governa la Bielorussia in maniera autoritaria dal 1994.

Moscow Times ha raccontato che Protasevich iniziò la carriera da attivista già da ragazzino. Nel 2012, a 17 anni, fu arrestato perché gestiva due gruppi antigovernativi sul social network russo Vkontakte, uno dei quali si chiamava “Siamo stufi di questo Lukashenko”. Protasevich raccontò che in carcere fu picchiato sull’addome, sui reni e sul fegato: stando ai suoi racconti, gli agenti del servizio di sicurezza bielorusso (chiamato KGB, come quello dell’Unione Sovietica) gli chiesero di fornire le credenziali di accesso ai suoi gruppi sul social network e minacciarono di incolparlo per alcuni omicidi irrisolti.

Negli anni successivi lavorò come fotografo e nel 2017-2018 ottenne la borsa di studio per il giornalismo indipendente Václav Havel, chiamata così in onore dell’ex presidente e dissidente cecoslovacco che guidò la “rivoluzione di velluto” contro l’Unione Sovietica.

Da tempo gestiva il canale Telegram antigovernativo Belamova, o BGM – un acronimo russo che significa più o meno “bielorusso intelligente” –, con circa 260 mila follower. Tuttavia era noto soprattutto per essere stato il caporedattore del canale Telegram “Nexta Live”, attraverso il quale nell’ultimo anno si erano mobilitate sempre più persone che chiedevano la liberazione dei dissidenti arrestati, la messa sotto accusa dei responsabili della violenta repressione ad opera delle forze di polizia e soprattutto le dimissioni di Lukashenko.

Ed è proprio per il suo ruolo nell’aver reso possibili le proteste degli oppositori che lo scorso novembre la Bielorussia lo aveva inserito nella lista dei terroristi e lo aveva accusato di aver «incitato l’odio» nel paese.

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Nexta, che in bielorusso significa “qualcuno”, è la fonte di informazione indipendente più influente della Bielorussia; fu creato nel 2018 dal blogger bielorusso 22enne Stepan Putilo, e oggi il suo canale Telegram, “Nexta Live”, ha più di 1 milione e 200mila utenti. Come aveva spiegato a Euronews lo stesso Protasevich lo scorso agosto, Nexta Live è una piattaforma anonima, dove vengono condivise in maniera sicura migliaia di testimonianze e segnalazioni che non verrebbero mai riportate dai media ufficiali, controllati dal regime.

Nexta Live era diventato molto importante soprattutto nei giorni successivi alle elezioni dello scorso agosto, quando il governo di Lukashenko aveva bloccato internet in gran parte del paese e aveva fatto disabilitare le app più popolari nel tentativo di boicottare il coordinamento delle proteste. Malgrado i rallentamenti, infatti, Telegram aveva continuato a funzionare grazie agli appositi «strumenti anti-censura» impiegati dalla società che lo gestisce, che aveva sviluppato la piattaforma per aggirare le restrizioni imposte dal governo bielorusso.

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Come molti oppositori, e come Putilo e tutti i redattori e giornalisti di Nexta – una decina in totale –, anche Protasevich era scappato all’estero per evitare ritorsioni da parte del regime e dal 2019 abitava tra la Polonia e la Lituania, paese che aveva respinto una precedente richiesta di estradizione da parte delle autorità bielorusse.

In questi giorni era andato in Grecia per documentare una conferenza a cui partecipava anche Svetlana Tikhanovskaya, la principale oppositrice politica di Lukashenko e candidata alle elezioni presidenziali dello scorso agosto, secondo molti “rubate” da Lukashenko. Assieme a lui c’era anche Sapega, la sua compagna, che studia legge alla European Humanities University di Vilnius, in Lituania.

Prima di salire sull’aereo, Protasevich aveva detto ai colleghi di Belamova di aver notato alcune persone sospette che lo seguivano e lo fotografavano all’aeroporto di Atene, e che poi sarebbero salite sul suo stesso aereo: presumibilmente agenti del KGB. Appena dopo l’atterraggio, il giornalista è stato arrestato dalla polizia e da allora di lui non si sa più nulla. Secondo le informazioni fornite dalle autorità bielorusse, oltre a Protasevich e Sapega sarebbero state fermate altre tre persone.

L’incredibile storia del volo dirottato di Ryanair, con pochissimi precedenti e con diverse cose ancora poco chiare, ha provocato una forte reazione da parte dell’Unione Europea e di diversi leader dei paesi membri, che hanno chiesto l’immediata liberazione di Protasevich e nuove sanzioni contro il regime bielorusso. Allo stesso tempo, diverse compagnie aeree stanno evitando che i loro voli sorvolino la Bielorussia, che in queste ore è considerata un territorio pericoloso.

Un passeggero del volo Ryanair ha raccontato a Reuters che dopo l’annuncio della deviazione del volo né i piloti né gli assistenti di volo avevano dato spiegazioni esaustive, mentre Protasevich sembrava allarmato e si era subito alzato per prendere dalla cappelliera un computer portatile e un cellulare che aveva consegnato alla fidanzata. Un’altra passeggera, Monika Simkiene, ha raccontato ad AFP che prima di essere portato via dall’aereo dalla polizia bielorussa Protasevich aveva detto di rischiare la pena di morte.