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  • Sabato 22 maggio 2021

Le elezioni di domenica in Vietnam, con un solo partito da poter scegliere

Si voterà per rinnovare il Parlamento e il Partito comunista ci tiene molto, anche se poi decide tutto da solo

Due ragazzi camminano guardando un murale di propaganda per il Partito comunista vietnamita ad Hanoi, in Vietnam (EPA/LUONG THAI LINH)
Due ragazzi camminano guardando un murale di propaganda per il Partito comunista vietnamita ad Hanoi, in Vietnam (EPA/LUONG THAI LINH)

Domenica in Vietnam si terranno le elezioni per eleggere la 15esima Assemblea Nazionale, cioè il parlamento unicamerale del paese. Non ci si aspettano particolari sorprese: il Vietnam è una dittatura ed è uno dei pochi stati monopartitici rimasti al mondo, dominato dal Partito comunista vietnamita. Le elezioni non sono libere e l’Assemblea Nazionale, in ogni caso, ha poteri molto limitati.

Nonostante questo il Partito comunista, anziché abolire quasi del tutto le elezioni come è avvenuto in Cina, continua a celebrarle regolarmente e anzi le promuove piuttosto attivamente. L’affluenza è inoltre sempre altissima, anche se questo non è certo un indice di grande partecipazione democratica da parte della popolazione (ci torniamo).

Con quasi 100 milioni di abitanti, il Vietnam è uno dei 20 stati più popolosi al mondo: l’Assemblea Nazionale è composta da 500 membri, e alle elezioni concorreranno 868 candidati. Oltre agli iscritti al Partito comunista, ci sono 74 candidati indipendenti, meno dei 97 che si presentarono alle precedenti elezioni nel 2016. Tutti i candidati, compresi gli indipendenti, devono tuttavia essere esaminati dal Fronte della patria vietnamita, un organo del Partito comunista, che si assicura che nessun candidato sia davvero pericoloso per il Partito.

L’opposizione vera invece viene sistematicamente repressa: da poco sono stati arrestati due candidati indipendenti per un reato che punisce la “produzione, archiviazione o diffusione di informazioni” contro lo stato, e che prevede una pena fino a 20 anni; altri invece sono intimiditi con interrogatori che durano giorni, o pestaggi, anche solo per aver manifestato l’intenzione di candidarsi o per aver parlato delle elezioni su Facebook in un modo non gradito al partito. In generale i media sono controllati dal Partito, così come internet, su cui è applicata una rigida censura.

Anche molti attivisti e giornalisti sono stati arrestati, e secondo l’organizzazione per i diritti umani The 88 Project in Vietnam ci sono almeno 236 persone detenute per motivi politici, e altre centinaia considerate a rischio. Un recente rapporto delle Nazioni Unite ha denunciato la repressione della libertà di espressione nel paese, che sarebbe in crescita rispetto al passato.

Un cartellone di propaganda per le elezioni legislative di domenica, ad Hanoi, in Vietnam (EPA/LUONG THAI LINH)

In Vietnam i principali organi che detengono il potere nel partito, e quindi anche nel paese, sono il Comitato centrale del Partito comunista e il Politburo, l’ufficio politico che controlla e supervisiona il partito: i componenti sono tutte figure selezionate internamente. L’Assemblea Nazionale si limita ad approvare le decisioni già prese dal Partito ma, come ha scritto Reuters, negli ultimi anni ha avuto un piccolo ruolo nel dibattito sociale: tra il 2013 e il 2014, per esempio, è stata la sede di una discussione abbastanza accesa sulla legalizzazione delle unioni omosessuali, che tuttavia non ha portato a nessun risultato.

Nonostante la repressione e la scarsa possibilità di scelta, ci si aspetta un’affluenza enorme, vicina al 100 per cento dei votanti, come era accaduto anche nelle precedenti elezioni. Questo perché in Vietnam il suffragio universale è rispettato molto approssimativamente, e un membro di una famiglia può esprimere il proprio voto a nome di tutti i componenti, con ricadute negative soprattutto sul voto delle donne. Il Partito comunista, che vuole dare l’impressione di un voto unanime e molto partecipato, solitamente mette molta pressione sulle autorità locali affinché spingano la popolazione a votare.

(EPA/LUONG THAI LINH)

Anche quest’anno, com’era già accaduto nel 2016, l’Assemblea Nazionale ha eletto le posizioni di maggiore rilievo poco prima delle elezioni, fra cui il capo dell’Assemblea stessa, il presidente e il primo ministro del paese: sono tutti importanti membri del Partito comunista, che hanno fatto o fanno parte del Comitato Centrale del partito. Nguyen Xuan Phuc è passato dal ruolo di primo ministro a quello di presidente del Vietnam. Come già avvenuto nel 2016, l’Assemblea Nazionale che uscirà da queste elezioni dovrà ratificare le nomine già decise.