Il centrodestra ha fatto un nuovo tentativo di ostruzionismo sul ddl Zan

Manifestazione a Roma per il ddl Zan, 17 ottobre 2020 (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
Manifestazione a Roma per il ddl Zan, 17 ottobre 2020 (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

Alla Commissione Giustizia del Senato Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia hanno fatto un nuovo tentativo di ostruzionismo al disegno di legge Zan contro discriminazioni e violenze per orientamento sessuale, identità di genere e contro le persone con disabilità. Hanno presentato un ddl parallelo, il Ronzulli-Salvini, che interviene dichiaratamente sullo stesso tema, pur con modalità diverse e che è di fatto contrario allo spirito e ai contenuti del ddl Zan. Il presidente della Commissione Giustizia del Senato Andrea Ostellari (Lega) ha deciso, senza passare da una votazione (che avrebbe probabilmente dato esito contrario), di abbinare il ddl Ronzulli-Salvini al ddl Zan. Significa che ora su entrambi ci saranno discussioni e audizioni, con il risultato di prolungare i tempi.

Dopo l’approvazione alla Camera, il ddl Zan si trova in Commissione Giustizia del Senato, passaggio fondamentale per arrivare poi alla sua discussione in aula e, in teoria, alla sua approvazione definitiva. Martedì Ostellari, che si era autonominato relatore della legge ritenendo di garantirne così un percorso imparziale, ha respinto la richiesta di Partito Democratico e Movimento 5 Stelle di votare per l’abbinamento dei due ddl, il ddl Zan e quello proposto dalla destra. Applicando l’articolo 51 del regolamento del Senato che prevede l’abbinamento di due testi quando c’è analogia di contenuto, Ostellari ha poi deciso autonomamente e senza passare per un voto di congiungere il ddl Zan e il ddl Ronzulli-Salvini, che saranno dunque esaminati insieme.

PD e M5S hanno criticato molto la decisione di Ostellari, non solo perché il presidente della Commissione non ha ammesso la votazione, ma anche perché i due testi non sono simili, anzi. Per Anna Rossomando, vice presidente del PD del Senato, il testo Ronzulli-Salvini è, di fatto, in antitesi e abrogativo del ddl Zan.

Il ddl Ronzulli-Salvini modifica infatti l’articolo 61 del codice penale che si occupa delle circostanze aggravanti comuni di un reato. Tra queste, è previsto, ad esempio, l’avere agito per motivi abietti o futili, l’avere commesso il fatto contro un pubblico ufficiale o in occasione di manifestazioni sportive. Le aggravanti comuni attualmente elencate nel codice penale sono diciotto. Il disegno di legge Ronzulli-Salvini si intitola “Modifiche al codice penale in materia di circostanze aggravanti nei casi di violenza commessa in ragione dell’origine etnica, credo religioso, nazionalità, sesso, orientamento sessuale, età e disabilità della persona offesa”: vorrebbe dunque introdurre tra le aggravanti comuni una serie di atti discriminatori e violenti, intervenendo sulla questione da un punto di vista punitivo generico ed eliminando dalla discussione la parola “genere”.

– Leggi anche: Cosa c’è e cosa non c’è nel ddl Zan

La senatrice del PD Monica Cirinnà ha commentato la decisione di Ostellari di non far votare la commissione sull’abbinamento delle due proposte dicendo che è «stata una forzatura e uno strappo al regolamento», e ha assicurato che se proseguirà l’ostruzionismo in commissione il ddl Zan potrebbe essere portato direttamente all’esame del Senato senza relatore. A sua volta, Franco Mirabelli, senatore del PD, ha assicurato che «il cammino parallelo dei ddl Zan e Ronzulli in commissione Giustizia al Senato, non rallenterà l’iter della legge che contrasta l’omotransfobia, già approvata dalla Camera».

Nel frattempo, sempre con l’obiettivo di rallentare i lavori, le richieste depositate in Commissione per le audizioni al ddl Zan, sono 225: un centinaio di queste sono state presentate dalla Lega e, tra queste, ci sono quella di Mauro Coruzzi, in arte Platinette, e quella del presidente della CEI, il cardinale Gualtiero Bassetti.