Il progetto per un nuovo, vecchio Colosseo

Con una complessa piattaforma di pannelli mobili, il ministero della Cultura vuole ripristinare l'arena al centro dell'anfiteatro romano

Rendering della nuova arena del Colosseo (Ministero della Cultura)
Rendering della nuova arena del Colosseo (Ministero della Cultura)

Domenica il ministero della Cultura ha presentato il progetto per costruire una piattaforma che ripristinerà lo spazio dell’arena al centro del Colosseo, a Roma, sopra alle strutture murarie dei sotterranei attualmente scoperti. La piattaforma, secondo il ministero, contribuirà alla conservazione del monumento e lo doterà di un’arena utilizzabile durante eventi culturali e visite turistiche. Il progetto, per il quale sono stati stanziati 18,5 milioni di euro, fu avviato nel 2015 con estese indagini preliminari per capire quale fosse il tipo di intervento più efficace. Lo scorso dicembre è stato poi pubblicato il bando di gara, vinto dalla società Milan Ingegneria, che in passato si è occupata spesso di restauri e recuperi di palazzi storici come lo Spedale degli Innocenti di Firenze e Palazzo Turati a Milano.

La nuova piattaforma del Colosseo sarà una struttura piuttosto complessa costituita da pannelli di fibra di carbonio rivestiti in Accoya, un particolare tipo di legno lavorato in modo da renderlo più robusto e resistente alle intemperie, motivo per cui viene utilizzato spesso per rivestimenti esterni. Alcuni pannelli potranno essere ruotati e mossi lungo il telaio quasi “a scomparsa”, così da rendere visibili gli ambienti ipogei, cioè quelli inferiori al piano di quella che una volta era l’arena.

«Credo che sia un insieme di tutela, conservazione intelligente e innovazione tecnologica» ha detto il ministro della Cultura Dario Franceschini. La piattaforma «si potrà calpestare stando al centro del Colosseo, vedendo il Colosseo come l’hanno visto tutti i viaggiatori fino alla fine dell’Ottocento».

Ministero della Cultura

L’impalcatura della piattaforma sarà di acciaio inox e sarà a sua volta rivestita in Accoya. Come spiega l’architetto Fabio Fumagalli, l’impalcatura poggerà direttamente sulle mura sottostanti, «senza ancoraggi meccanici», e avrà diverse funzioni: illuminerà gli ambienti sottostanti, raccoglierà l’acqua piovana per alimentare i bagni pubblici del complesso e – attraverso un impianto dedicato – conserverà le strutture murarie. Lungo il perimetro del Colosseo, inoltre, verranno installati ventiquattro impianti di ventilazione che controlleranno l’umidità e la temperatura degli ambienti ipogei e saranno in grado di ricambiarne totalmente l’aria nel giro di trenta minuti.

L’obiettivo dei progettisti è rendere più visibile l’antico funzionamento del Colosseo «come complessa macchina scenica», dice Fumagalli. Anche nella Roma imperiale gli ambienti ipogei erano coperti con una piattaforma di tavole in legno. Questi ambienti erano di servizio, utilizzati per la preparazione degli spettacoli che andavano in scena nell’arena, e ospitavano complicati meccanismi per azionare botole e montacarichi con cui venivano trasportati uomini, scenografie e animali.

Oggi gli ambienti ipogei sono in larga parte scoperti, a parte una porzione dove è stato allestito un piccolo palco al piano dell’arena, di circa 650 metri quadrati, fatto costruire dalla Soprintendenza archeologica di Roma tra il 1998 e il 2000 e utilizzato di recente per occasionali eventi culturali. Durante la presentazione, Franceschini ha parlato della nuova arena prospettando nuove possibilità anche su questo fronte: «Sarà possibile fare alcuni eventi culturali di altissimo livello. Nessuno pensi, per carità, che diventi un luogo di spettacolo, ciò non toglie che alcuni eventi di portata internazionale e rispettosi della tutela si potranno fare».


L’idea di ripristinare l’arena del Colosseo era venuta inizialmente all’archeologo Daniele Manacorda nel 2014, quando era in carica il governo Renzi. Allora il ministro della Cultura era sempre Franceschini, che fece propria l’idea e avviò l’iter di progettazione, nonostante già all’epoca ci fossero state molte polemiche di archeologi e altre personalità contrarie all’idea di un lavoro percepito come invasivo su uno dei monumenti più importanti e noti al mondo.

Alcune di queste critiche, come quelle dello storico dell’arte Tomaso Montanari, sono state ripetute anche in occasione della presentazione di domenica. Secondo Montanari, i monumenti «non sono cose da riempire». Manacorda aveva difeso la sua idea dicendo che «noi archeologi e storici dell’arte giochiamo a fare gli esoterici: guai se i musei sono affollati, se le didascalie sono comprensibili o se si fanno ricostruzioni virtuali», e precisando: «Restituire la sua arena al Colosseo è una questione estetica, ma è un’estetica che produce conoscenza: è una reintegrazione».

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