Il vaccino AstraZeneca a chi ha più di 60 anni

Dopo le valutazioni dell'EMA, il ministero della Salute ha raccomandato l'uso di preferenza nelle persone più anziane

(Jens Schlueter/Getty Images)
(Jens Schlueter/Getty Images)

Il ministero della Salute ha stabilito che in Italia l’uso del vaccino contro il coronavirus di AstraZeneca sarà consigliato di preferenza alle persone con più di 60 anni di età, fascia di età in cui si sono riscontrati minori rischi – già estremamente bassi – di soffrire di eventuali problemi circolatori (trombosi). La decisione contenuta in una circolare era stata anticipata nella serata di mercoledì 7 aprile dal presidente del Consiglio Superiore di Sanità e responsabile del Comitato Tecnico Scientifico, Franco Locatelli.

Cosa si è deciso in Italia
La decisione è arrivata a poche ore di distanza dalle ultime valutazioni dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) sulla sicurezza del vaccino di AstraZeneca. Nel pomeriggio di mercoledì 7 aprile, l’EMA aveva definito «possibile» un legame tra alcuni casi estremamente rari di trombosi e la vaccinazione con AstraZeneca. L’Agenzia aveva comunque ribadito che in generale i benefici offerti dal vaccino continuano a superare gli eventuali rischi derivanti dalla sua somministrazione, specialmente se confrontati con quelli molto più alti che si affrontano nel caso in cui ci si ammali di COVID-19.

Locatelli ha spiegato che con il ministero della Salute si è «deciso di stabilire la raccomandazione per l’uso preferenziale di AstraZeneca nei soggetti oltre i 60 anni di età». Chi ha meno di 60 anni e aveva già ricevuto la prima dose del vaccino, senza avere problemi circolatori nelle due settimane seguenti, potrà ricevere normalmente la seconda dose di AstraZeneca nei tempi indicati al momento della prima somministrazione.

La circolare del ministero ricorda che a oggi non sono stati rilevati casi di trombosi dopo il ricevimento della seconda dose e che, sulla base delle evidenze raccolte e analizzate, non ci sono elementi per ritenere di non dover procedere normalmente in chi ha già ricevuto una dose e abbia meno di 60 anni.


Il ministero della Salute ha chiarito inoltre che l’indicazione alle Regioni sul limite di età è di tipo “preferenziale”, perché in termini assoluti il vaccino di AstraZeneca ha confermato la propria sicurezza e porta molti più benefici rispetto agli eventuali e limitati rischi evidenziati nelle ultime settimane. La circolare del ministero mantiene comunque qualche ambiguità che potrebbe complicare gli approcci alla vaccinazione da parte delle Regioni.

Le conclusioni della circolare sono comunque piuttosto chiare:

Sulla base delle attuali stime di incidenza che indicano l’estrema rarità degli eventi sopra descritti, il bilancio beneficio/rischio del vaccino Vaxzevria si conferma complessivamente positivo, in quanto il vaccino è sicuramente efficace nel ridurre il rischio di malattia grave, ospedalizzazione e morte connesso al COVID-19. Attualmente tale bilancio appare progressivamente più favorevole al crescere dell’età, sia in considerazione dei maggiori rischi di sviluppare COVID-19 grave, sia per il mancato riscontro di un aumentato rischio degli eventi trombotici sopra descritti nei soggetti vaccinati di età superiore ai 60 anni.

La Commissione rileva, infine, che al momento non sono stati identificati analoghi segnali di rischio per i vaccini a mRNA. Non è invece ancora possibile esprimere un giudizio in merito ad altri vaccini che utilizzano piattaforme vaccinali virali.

La nuova decisione è simile a quelle assunte in diversi altri paesi europei, dove si è scelto di limitare l’accesso al vaccino di AstraZeneca alle persone con più di 55-60 anni a seconda dei casi. Nel Regno Unito, dove sono stati impiegati oltre 18 milioni di dosi di questo vaccino, le autorità sanitarie hanno deciso che chi ha meno di 30 anni potrà chiedere di ricevere un vaccino di altro tipo. Chi ha già ricevuto la prima dose con AstraZeneca senza riscontrare problemi potrà sottoporsi alla somministrazione dello stesso vaccino.

Per ora ogni paese dell’Unione Europea ha deciso per sé sui limiti di età, senza un particolare coordinamento. Sono state avviate iniziative per provare a rendere uniformi le politiche sulla somministrazione del vaccino, ma per ora il confronto tra i ministri della Salute dell’Unione Europea non ha portato a risultati concreti, con il rischio che si crei ulteriore confusione.

Cos’è una trombosi
Una trombosi è una condizione in cui si formano piccole masse solide nei vasi sanguigni, impedendo la normale circolazione del sangue verso i tessuti. Ne esistono di varie forme: quelle più comuni che interessano solitamente gli arti, ma comunque con potenziali rischi se i coaguli raggiungono i polmoni, e quelle più rare, come le trombosi cerebrali per le quali è stato rilevato un «possibile» legame con il vaccino.

Le trombosi sono un problema di salute che interessa numerose persone con predisposizioni e che può riguardare anche i fumatori e in generale chi ha stili di vita poco sani o assume particolari farmaci. I casi di trombosi sono normalmente presenti tra la popolazione ed è quindi prevedibile che siano rilevati anche tra i milioni di individui che vengono vaccinati: ciò non indica che la causa sia necessariamente il vaccino.

Nella sua ultima analisi, l’EMA ha valutato 62 casi di trombosi cerebrale e 24 casi di trombosi in altre sedi, 18 delle quali si sono rivelate letali. I casi sono stati riscontrati su una popolazione di 25 milioni di persone vaccinate con AstraZeneca nello Spazio economico europeo e nel Regno Unito.