Perché si parla del disegno di legge contro l’omotransfobia

La discussione del ddl Zan in parlamento è stata rimandata, secondo molti per colpa della Lega

Fedez (Instagram)
Fedez (Instagram)

Negli ultimi giorni si è discusso molto della decisione della Commissione Giustizia del Senato di rinviare l’esame del disegno di legge contro omotransfobia e misoginia, approvato dalla Camera lo scorso novembre e chiamato anche ddl Zan dal nome del deputato del Partito Democratico che lo aveva presentato, Alessandro Zan. Secondo il PD, il rinvio sarebbe un tentativo di ostruzionismo da parte della Lega, da sempre contraria alla legge, e diverse reazioni critiche sono arrivate anche da personaggi della cultura e dello spettacolo, in particolare dai cantanti Elodie e Fedez.

In una storia su Instagram, Elodie ha definito «indegni» i parlamentari che hanno rinviato la discussione e ha scritto che «questa gente non dovrebbe essere in parlamento. Questa gente è omotransfobica». Il senatore Simone Pillon, anche lui della Lega, nonché molto impegnato nelle principali battaglie dell’integralismo cattolico, le ha risposto su Facebook, dicendo che «le valutazioni sull’incardinamento di leggi ideologiche, inutili e divisive possono aspettare. Con buona pace di Elodie e di tutta la compagnia cantante…».

Dopo Elodie anche il cantante Fedez ha parlato su Instagram della questione, pubblicando una serie di storie rivolte direttamente al senatore Pillon e rispondendo alla sua teoria che il ddl Zan darebbe “il via libera” alla maternità surrogata (pratica vietata in Italia e chiamata da Pillon “utero in affitto”).


Da mesi Pillon si dice contrario al disegno di legge, sostenendo che una legge sulla omotransfobia permetterebbe alle coppie omosessuali di avere figli tramite maternità surrogata: «Noi vogliamo essere liberi di batterci contro l’utero in affitto, che è una pratica disumana. Con la legge Zan sarebbe impossibile farlo, perché, avere figli attraverso questa pratica diventerebbe un diritto inalienabile delle coppie gay», ha detto di recente.

In realtà il ddl Zan non contiene nessun riferimento alla maternità surrogata, come ricordato anche da Fedez, e ha l’obiettivo di prevenire e contrastare la discriminazione e la violenza per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità.

Nonostante il ddl sia stato approvato a novembre dalla Camera, la discussione al Senato non è ancora iniziata. Deve infatti prima passare l’esame della Commissione Giustizia, che però non ha ancora calendarizzato la discussione. Il 30 marzo era prevista una riunione dell’Ufficio di presidenza, l’organo della Commissione che ha il compito di decidere il calendario dei lavori, ma il presidente Andrea Ostellari (Lega) l’aveva annullata.

Pillon ha spiegato su Facebook la decisione di non calendarizzare la discussione dicendo che «ne parleremo più avanti con la speranza che prevalga il buon senso. La Commissione Giustizia sta lavorando febbrilmente per approvare il decreto sul riordino dell’esame di avvocato».

Il disegno di legge era stato approvato dalla Camera a scrutinio segreto, con 265 voti a favore, 193 contrari e un astenuto. Contrari al ddl erano stati i parlamentari del centro-destra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia), che al momento del voto alla Camera si trovavano all’opposizione. Con il nuovo governo Draghi e l’entrata di Lega e Forza Italia nella maggioranza, la discussione intorno al ddl Zan sta diventando un problema per gli equilibri di governo.

Secondo il PD, l’annullamento dell’ufficio di presidenza della Commissione Giustizia sarebbe un atto di ostruzionismo della Lega che vorrebbe allungare i tempi dell’arrivo della legge in Senato, con l’obiettivo di bloccarne l’approvazione. Il segretario del PD, Enrico Letta, ha commentato l’annullamento dell’ufficio di presidenza scrivendo su Twitter: «Opporsi alla calendarizzazione del ddl Zan contro la omotransfobia, ecco lo spirito europeo della Lega».

Il deputato del PD Alessandro Zan, che è stato relatore del testo alla Camera, ha criticato la decisione di Ostellari, dicendo a Pagella Politica che «il presidente di una commissione dovrebbe dismettere i panni dell’uomo di partito e rispettare il proprio ruolo istituzionale, permettendo al Parlamento di decidere cosa fare del provvedimento».

Cosa prevede il disegno di legge
I primi due articoli del ddl Zan introducono l’orientamento, il genere sessuale e l’abilismo (che riguarda la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità) negli articoli del codice penale, il 604 bis e ter, che puniscono la propaganda e l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione. Il terzo, il più importante, modifica il decreto legge 122 del 1993, la cosiddetta legge Mancino.

All’articolo 1, la legge Mancino prevede il carcere per «chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Il disegno di legge Zan lo estende ai reati di violenza fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sull’abilismo.

Negli articoli successivi viene estesa la condizione di «particolare vulnerabilità» alle vittime di violenza fondata sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sull’abilismo; viene istituita la giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia per promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione, contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere: viene prevista una ulteriore dotazione di 4 milioni di euro per il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità; si prevede che l’Istat realizzi almeno ogni tre anni una rilevazione che possa essere utile a pensare e attuare politiche di contrasto alla discriminazione e alla violenza.