Il PD sta scegliendo le sue due nuove capogruppo

Al Senato è stata eletta Simona Malpezzi, alla Camera ci sono due candidate: è stato Enrico Letta a insistere perché fossero donne

Enrico Letta e Simona Malpezzi. (Enrico Letta/Twitter)
Enrico Letta e Simona Malpezzi. (Enrico Letta/Twitter)

Giovedì l’assemblea dei senatori del Partito Democratico ha eletto all’unanimità Simona Malpezzi presidente del gruppo al posto di Andrea Marcucci. Entrambi appartengono alla corrente interna chiamata Base riformista, quella per capirsi degli ex renziani che ora fanno riferimento principalmente al ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Non è ancora chiaro, invece, quando sarà nominata la nuova capogruppo alla Camera, dopo la decisione di Graziano Delrio di lasciare il ruolo che ricopriva dal 2018. Le due principali candidate sono l’ex presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani e l’ex ministra alla Pubblica amministrazione Marianna Madia. Le due sostituzioni erano state chieste dal nuovo segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, in nome della parità di genere.

Com’è andata
Fino a ieri nel Partito Democratico, su 11 incarichi al vertice delle istituzioni (italiane ed europee, inclusi ministri e governatori) i maschi erano 11. La questione dell’assenza delle donne nei ruoli dirigenziali del partito era stato uno dei primi punti citati da Enrico Letta nel discorso con cui si era candidato alla guida del PD. Aveva detto che il tema delle donne sarebbe stato al centro della sua azione politica («Se ci sono io qui e non una segretaria significa che c’è un problema») e dopo essere diventato segretario aveva nominato i membri della segreteria rispettando le quote di genere: 8 donne e 8 uomini.

Il 21 marzo, in un’intervista al Tirreno, il segretario aveva detto che avrebbe voluto due nuovi capigruppo in Parlamento al posto di Andrea Marcucci e Graziano Delrio, nominati dopo le elezioni di marzo 2018, aggiungendo che al loro posto sarebbe stato il caso di mettere due donne. «Quando sono arrivato ho detto che c’è un problema enorme di presenza femminile nel nostro partito: tre ministri sono uomini, io sono un uomo» aveva detto Letta. «Penso che per forza di cose due capigruppo debbano essere due donne».

– Leggi anche: Il problema delle donne nel PD arriva da lontano

Letta aveva specificato che la sua posizione non era una critica nei confronti di Marcucci e Delrio, che aveva definito «fra le figure di rilievo maggiore che abbiamo», spiegando anche che non sarebbe comunque stato lui a decidere sulle nuove capogruppo (la cui scelta spetta direttamente ai deputati e ai senatori di ciascun gruppo parlamentare): «Ai gruppi suggerisco che votino e scelgano senza drammi».

Due giorni dopo, Letta era tornato sulla questione e in un’intervista a Repubblica aveva chiarito la sua posizione sul sistema delle quote, necessario ma non sufficiente: «Sono a favore, ma funzionano sui gruppi di persone. Il problema sono gli incarichi monocratici che da noi sono tutti al maschile perché abbiamo un meccanismo di selezione basato sulla forza». E ancora: «Sono stato accusato in queste ore di dire “donne purché sia”, ma non è così. Sono sicuro che i gruppi sceglieranno sulla base di una selezione e sceglieranno votando donne di qualità. Ne conosco moltissime di straordinarie nel PD, sempre un passo indietro perché il sistema è organizzato attorno a dinamiche che le schiacciano».

Da lì in poi le negoziazioni erano proseguite: Letta aveva incontrato i due capigruppo e c’erano state le assemblee dei gruppi di Camera e Senato. Il 23 marzo, alla Camera la situazione si era sbloccata e Graziano Delrio aveva deciso di dar seguito al suggerimento di Letta: «La parità di genere è la mia sfida. Per questo mi faccio da parte per una soluzione che porti una donna alla guida dei deputati del PD», aveva scritto su Twitter.

La decisione di Andrea Marcucci è stata invece più sofferta: per alcuni giorni, i giornali avevano scritto che non voleva lasciare, che aveva intenzione di ricandidarsi e di farsi rieleggere nel segreto dell’urna. E avevano scritto che anche una parte della corrente a cui Marcucci appartiene (Base riformista, che al Senato è maggioritaria), non aveva apprezzato molto la richiesta di Letta. Marcucci aveva espresso la sua contrarietà a lasciare il ruolo di capogruppo attraverso varie dichiarazioni, scrivendo una lettera a Letta («Rigettiamo le imposizioni, decidiamo insieme») e criticando il fatto che il capodelegazione del Partito Democratico al Parlamento europeo, Brando Benifei, non fosse stato messo in discussione.

Ieri, infine, Andrea Marcucci ha annunciato la sua disponibilità a lasciare, chiedendo di sottoscrivere la candidatura di Simona Malpezzi, anche lei di Base Riformista. Oggi, in un’intervista al Corriere della Sera, Marcucci ha detto che secondo lui «la questione di genere non si risolve dicendo che il partito rimane in mano agli uomini, il governo ha tutti ministri uomini e quindi alle donne si danno i gruppi parlamentari. Non è un modo corretto di approccio alla parità di genere. Credo che si debba essere coerenti, conseguenti e uniformi su tutti i fronti. Detto questo, c’è il valore simbolico di alcuni gesti, perciò ho fatto un passo indietro. Non ho subìto diktat da parte di nessuno perché ritengo che l’autonomia sia sacra, perciò abbiamo lavorato all’interno del gruppo su una candidatura che fosse espressione delle sensibilità più rappresentate tra i senatori e abbiamo scelto un nome autorevole, che non fosse dettato dall’esterno, come quello di Simona Malpezzi».

Sul ruolo di Brando Benifei, Marcucci ha poi dichiarato di aver chiesto una spiegazione direttamente a Letta, ma anche che la risposta che ha ricevuto lo ha «solo parzialmente soddisfatto»: «Che lì le dinamiche sono diverse: ci sono due ruoli apicali e uno lo ricopre Simona Bonafè, l’altro Benifei».

Le nuove capogruppo
Questa mattina, i senatori e le senatrici del Partito Democratico si sono riuniti in assemblea e hanno eletto all’unanimità Simona Malpezzi come nuova presidente del gruppo: «Non esistono i partiti dei leader ma i partiti delle donne e degli uomini che, pur nell’asprezza delle contrapposizioni, contribuiscono alla costruzione di una casa comune, solida e destinata a durare al di là delle sorti personali», ha detto la nuova presidente. Enrico Letta le ha fatto pubblicamente gli auguri su Twitter, così come Andrea Marcucci.

Simona Malpezzi ha 48 anni e viene da Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano. Prima di entrare in politica faceva l’insegnante di lettere. Negli ultimi dieci anni è stata consigliera comunale a Pioltello, poi deputata e infine senatrice col Partito Democratico. Attualmente, così come nel secondo governo Conte, è sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento, incarico dal quale dovrà dimettersi.

Alla Camera, invece, non si è ancora arrivati a un nome condiviso. La favorita, dicono i giornali da giorni, sembra essere Debora Serracchiani, spinta da Delrio, che presiede la Commissione Lavoro: se lasciasse per fare la capogruppo, scrive oggi Repubblica, il PD rischia però di perdere la presidenza. Questo potrebbe dunque favorire la nomina a capogruppo di Marianna Madia.

Che cosa fanno i presidenti e le presidenti di gruppo?
Non tutti i parlamentari e le parlamentari hanno lo stesso peso, e quello di capogruppo è un ruolo importante.

I capigruppo parlamentari sono i presidenti dei gruppi che si costituiscono all’interno della Camera e del Senato e che sono, di fatto, il riflesso dei partiti politici all’interno del parlamento: i capigruppo parlamentari, quindi, hanno un ruolo di rappresentanza del proprio gruppo di riferimento nell’assemblea.

I capigruppo formano la Conferenza dei presidenti di gruppo (o, appunto, Conferenza dei capigruppo) che è presente in ciascuna delle due camere. La Conferenza si riunisce periodicamente per stabilire il calendario dei lavori di Camera e Senato e per fissare l’ordine del giorno delle sedute. I presidenti dei gruppi, poi, possono chiedere che venga dichiarata l’urgenza su un certo provvedimento, possono presentare mozioni, chiedere informazioni alla Corte dei Conti, richiedere una conferenza dei capigruppo e lo svolgimento di una riunione in seduta segreta. Inoltre, generalmente, le mozioni di fiducia e sfiducia vengono presentate proprio dai presidenti di gruppo.