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  • Giovedì 25 marzo 2021

La nave che blocca il canale di Suez è ancora lì

Potrebbero volerci diversi giorni per spostarla, con conseguenze importanti sul commercio mondiale e sul prezzo del petrolio

(Suez Canal Authority via AP)
(Suez Canal Authority via AP)

Da martedì mattina il Canale di Suez, in Egitto, è bloccato dopo che un’enorme nave portacontainer si è incagliata, impedendo il passaggio di centinaia di navi, tra cui diverse petroliere, sia da nord che da sud. Il Canale di Suez è una delle rotte commerciali più trafficate al mondo, e il suo blocco sta avendo già ripercussioni sui mercati finanziari, in particolare sul prezzo del petrolio. Il problema principale al momento è che non si sa con certezza quando il passaggio verrà liberato, e secondo alcuni potrebbero volerci diversi giorni, se non addirittura settimane.

La nave che si è incagliata è la Ever Given, della compagnia Evergreen Marine Corp, che è lunga 400 metri, larga 59 e ha una stazza di oltre 200mila tonnellate, partita dalla Cina e diretta a Rotterdam, nei Paesi Bassi. Si è incagliata martedì mattina verso le 7.40 locali (le 6.40 in Italia) a causa di una improvvisa raffica di vento che l’ha fatta mettere di traverso, occupando tutta la larghezza del Canale. Nell’incidente non ci sono stati feriti e non sono stati persi container e carburante.

Da subito sono arrivati sul posto diversi rimorchiatori che hanno cercato di trascinare la nave per raddrizzarla, senza successo, ed escavatori che stanno ancora cercando di liberare la prua dalla sabbia. Sono passati ormai tre giorni e la nave si è spostata pochissimo. Non si sa ancora con esattezza quanto ci vorrà per liberare il passaggio, ma secondo diversi esperti di logistica marittima potrebbero volerci giorni, se non settimane.

Tra le società che si stanno occupando del rimorchio della nave c’è la SMIT Salvage, una società di proprietà dell’olandese Royal Boskalis Westminster, che tra le altre cose aveva partecipato al rimorchio della Costa Concordia, la nave da crociera italiana naufragata al largo dell’Isola del Giglio il 13 gennaio del 2012.

Peter Berdowski, amministratore delegato della Boskalis, ha detto che secondo lui «al momento sbloccare la nave non è possibile» e ha paragonato la Ever Given a «un’enorme balena spiaggiata». Il problema principale, secondo Berdowski, è il peso, che impedisce ai rimorchiatori di riportarla a galleggiare.

Per questo motivo, oltre alle operazioni dragaggio degli escavatori, si dovrà probabilmente alleggerire il peso della nave. Per prima cosa verranno tolti l’acqua di zavorra, che serve a mantenere la stabilità dello scafo, e il carburante. Ma se questo non dovesse bastare si dovrà procedere a togliere parte dei 20mila container che la nave trasporta: questa è la peggiore delle ipotesi perché, secondo gli esperti di logistica, potrebbe richiedere anche diverse settimane, a seconda del numero di mezzi che verranno utilizzati per l’operazione (in particolare elicotteri).

Mercoledì un esperto comandante di navi che transitano nel Canale di Suez ha detto in forma anonima a CNN che i macchinari per rimettere la nave a galleggiare correttamente ci sono, ma il successo dell’operazione dipenderà da come verranno usati: «Se le operazioni non verranno effettuate correttamente ci potrebbe volere una settimana, mentre se verranno effettuate nel modo corretto basteranno due giorni. Ma se fossero state fatte in modo corretto [fin dall’inizio], la situazione si sarebbe risolta già ieri».

Il Canale di Suez, costruito nel 1869, è ancora oggi uno dei principali collegamenti tra l’Europa e l’Asia, poiché connette il Mar Mediterraneo con il Mar Rosso, consentendo rotte marittime che altrimenti impiegherebbero molti più giorni a circumnavigare l’Africa. È lungo 190 km e largo 205 metri, con una profondità massima di 24 metri. Consente il passaggio delle navi solo in una direzione per volta (da nord a sud o viceversa) tranne che in una parte: una corsia lunga 35 km inaugurata nel 2015, che consente il transito delle navi in entrambe le direzioni contemporaneamente.

Ogni giorno il 30 per cento del traffico mondiale di navi portacontainer passa dal Canale, che garantisce in generale quasi il 7 per cento del traffico mercantile mondiale. Secondo l’Autorità che gestisce il Canale di Suez, nel 2020 vi hanno transitato quasi 19mila navi, a una media di 51,5 navi al giorno.

Da quando la Ever Given si è bloccata si è formato un grosso ingorgo di navi che avrebbero dovuto attraversare il Canale, e che ora sono ferme: sono circa 150 e stanno aspettando che si liberi il passaggio. Alcune di queste, nella parte a sud della Ever Given, sono state fatte tornare nel porto di Suez. Le conseguenze economiche del blocco del Canale riguardano innanzitutto i beni che ogni giorno vengono importati ed esportati tra Europa e Asia su queste navi, ma anche il prezzo del petrolio.

Tra le navi ferme nel Canale ce ne sono infatti alcune che trasportano petrolio dal Medio Oriente ai paesi occidentali. «Anche il minimo ritardo nel traffico può provocare congestione e ritardare la consegna di merci e materie prime su entrambi i fronti», secondo gli analisti di S&P Global Platts, società che si occupa di fornire informazioni sull’energia e sulle materie prime.

La prima conseguenza del blocco del canale è stato l’aumento del prezzo del greggio. Mercoledì 24 marzo il brent, l’indice del prezzo del petrolio venduto in Europa, ha guadagnato il 5,86 per cento arrivando a 63,92 dollari al barile, mentre il WTI, l’indice del prezzo del petrolio negli Stati Uniti, è aumentato del 5,84 per cento attestandosi a 60,72 dollari al barile. Questo aumento è però durato poco e giovedì i prezzi del greggio sono tornati a scendere come succede ormai da diversi giorni a causa delle misure restrittive imposte in molti paesi per via della pandemia da coronavirus.