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  • Lunedì 15 marzo 2021

Le violenze della polizia di Londra durante la veglia per Sarah Everard

Con la quale si chiedeva più sicurezza per le donne, dopo il caso di una donna scomparsa e uccisa nel Kent

Agenti della polizia metropolitana di Londra cercano di contenere la veglia di sabato 13 marzo a Clapham Common, nel sud di Londra (Leon Neal/Getty Images)
Agenti della polizia metropolitana di Londra cercano di contenere la veglia di sabato 13 marzo a Clapham Common, nel sud di Londra (Leon Neal/Getty Images)

La polizia metropolitana di Londra è stata molto criticata per il modo violento con cui alcuni agenti hanno interrotto una veglia pacifica in ricordo di Sarah Everard, una donna di 33 anni che lo scorso 3 marzo era stata rapita e uccisa mentre tornava a casa. Sabato pomeriggio centinaia di persone si sono riunite a Clapham Common, vicino al luogo dove Everard era stata vista per l’ultima volta, per chiedere più sicurezza per le donne. Dopo poche ore, quando le partecipanti alla veglia erano molte di più, gli agenti sono intervenuti per disperdere la folla, spintonando e buttando a terra diverse donne: la cosa ha provocato grandi proteste, non solo perché la manifestazione era pacifica, ma soprattutto perché era rivolta proprio contro la violenza sulle donne.

Everard era scomparsa la sera del 3 marzo attorno alle 21.30, mentre stava tornando a casa dopo aver fatto visita ad alcuni amici. Pochi giorni dopo l’avvio delle indagini sulla sua scomparsa, un agente della polizia metropolitana era stato arrestato con l’accusa di averla rapita e uccisa nel Kent, nel sud-est dell’Inghilterra; il 10 marzo, sempre nel Kent, era stato ritrovato il suo corpo, identificato due giorni dopo.

La vicenda di Everard ha attirato l’attenzione di centinaia di donne che sabato hanno organizzato veglie sia a Londra che in altre città, come Brighton e Nottingham. Non soltanto perché Everard aveva scelto la strada più lunga per rientrare, cioè quella più illuminata e ritenuta più sicura, facendo quello che viene suggerito alle donne di fare per non subire violenza, ma anche perché l’uomo accusato di averla rapita e uccisa è un poliziotto. In particolare, la sua storia è diventata una nuova occasione per denunciare le politiche che affrontano la violenza di genere sempre e solo con logiche securitarie, proponendo di aumentare il potere e la presenza della polizia nello spazio pubblico, anziché «investire in soluzioni che coinvolgano la comunità», come ha detto il gruppo femminista Sisters Uncut, e anziché occuparsi del problema della violenza di genere, in tutte le sue forme, come qualcosa di strutturale.

Il ritrovo più grande è stato quello nel parco di Clapham Common, nel sud di Londra, dove dal pomeriggio hanno cominciato a radunarsi centinaia di donne e femministe per posare fiori e manifestare in maniera pacifica. Le cose sono peggiorate in serata, quando alla veglia stavano partecipando alcune migliaia di persone e la polizia è intervenuta in maniera violenta per allontanarle.


Gli agenti hanno strattonato e spinto alcune donne, provocando le proteste delle manifestanti. In un altro video, si vedono due poliziotti che sollevano da terra e spingono via una donna che aveva detto di aver perso i suoi occhiali. Uno dei momenti più contestati è stato l’arresto di Patsy Stevenson, una ventottenne che è stata buttata a terra e ammanettata.

In tutto sono state arrestate quattro donne e molte altre sono state multate. La ministra dell’Interno, Priti Patel, ha chiesto un rapporto dettagliato alla polizia metropolitana di Londra, definendo alcune delle immagini di sabato «sconvolgenti».

Dopo la fine della veglia, in tarda serata, un’alta funzionaria della polizia metropolitana Helen Ball ha pubblicato una dichiarazione in cui diceva che gli agenti si erano trovati di fronte a una «decisione molto difficile». Ball ha detto che con il raduno di così tante persone c’era «un rischio molto concreto di trasmissione della COVID-19» e ha aggiunto che «la polizia deve agire per la sicurezza delle persone», e questa era «l’unica cosa responsabile da fare».

Domenica hanno fatto molto discutere anche le dichiarazioni della commissaria della polizia londinese, Cressida Dick, che ha difeso il comportamento degli agenti. Dick ha detto che «nessuno avrebbe voluto vedere le scene che abbiamo visto ieri»; ha spiegato che inizialmente la veglia era pacifica e tranquilla, ma che poi gli agenti avevano ritenuto «piuttosto legittimamente» di far disperdere il ritrovo «illegale», perché sarebbe stato un potenziale pericolo per la salute delle persone.

Secondo il movimento “Reclaim These Streets” (rivendichiamo queste strade), nato in solidarietà di Everard, è stata invece la polizia a mettere le manifestanti a rischio di contagio: con gli strattoni, le spinte e creando agitazione. Il professore di Legge dell’Università di Durham, Jolyon Maugham, ha inoltre sostenuto che le dichiarazioni di Dick siano «contraddittorie»: perché parla di una manifestazione «illegale» che inizialmente «non violava le regole», ma soprattutto perché «schiva le responsabilità della polizia metropolitana»; la manifestazione non era stata organizzata in maniera adeguata perché la polizia si era rifiutata di collaborare con Reclaim These Streets.

– Leggi anche: Gli scontri tra movimenti femministi e polizia a Città del Messico

Nonostante le molte critiche ricevute per il comportamento degli agenti, Dick ha detto che non ha intenzione di dimettersi. Domenica il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha incontrato lei e il suo vice, Stephen House, per chiedere spiegazioni sull’accaduto. Khan ha detto che l’atteggiamento degli agenti alla veglia è stato «del tutto inaccettabile» e ha aggiunto di non essere soddisfatto delle spiegazioni fornite dalla polizia metropolitana. Per questa ragione, ha chiesto l’avvio di un’indagine indipendente per chiarire i fatti.

Sempre domenica, più di mille persone si sono ritrovate davanti a New Scotland Yard – la sede della polizia di Londra – e hanno marciato fino al Parlamento di Londra per manifestare contro le violenze di sabato. La polizia ha mantenuto le distanze e non è intervenuta.

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