In Italia 63mila persone non possono avere internet

Vivono nelle tante zone e comuni dove non arrivano linee ADSL, ma un'agenzia pubblica sta provando a portarle a tutti entro un paio d'anni

Un cantiere per la posa dei cavi di fibra ottica (Ansa/Annamaria Loconsole)
Un cantiere per la posa dei cavi di fibra ottica (Ansa/Annamaria Loconsole)

In Italia oltre 63mila persone non possono avere connessione internet perché dove abitano non arriva la linea, e 16mila vivono in aree dove non prende nemmeno il cellulare. Sono le stime del ministero dell’Innovazione e AGCOM, l’autorità garante delle telecomunicazioni, che nel 2020 hanno mappato il territorio nazionale per trovare i luoghi senza servizi essenziali.

Questi comuni vengono definiti “bianchissimi”, cioè dove non risulta disponibile nessun tipo di accesso ad internet fisso in oltre il 10 per cento delle abitazioni. Sono 204 in tutta Italia e sono abitati da 186mila persone, anche se concretamente la mancanza della connessione riguarda 63mila persone, cioè quelle che abitano nelle zone dove non arriva la connessione. Nelle aree di territorio connesse, la rete è spesso antiquata e l’unico modo per avere la linea è affidarsi ai ponti radio, una tecnologia meno stabile e veloce.

La stima è al ribasso, perché in realtà anche in molte altre aree lontane dalle grandi città ci sono disservizi. Secondo una prima mappatura realizzata da AGCOM, in totale sono 485mila le abitazioni non coperte dalla rete internet o in cui è disponibile al massimo una connessione precaria garantita con ponti radio.

In questa mappa realizzata grazie ai dati pubblicati da AGCOM si può vedere, comune per comune, la velocità massima di connessione.

Oltre alle aree chiamate “bianchissime” ci sono anche le aree “bianche”, quelle definite “a fallimento di mercato”, dove nessun operatore privato ha intenzione di investire perché ci sono meno possibilità di ottenere un ritorno economico. Per fare arrivare la connessione internet in tutte queste aree, nel 2003 è stata creata Infratel, una società pubblica controllata da Invitalia, agenzia governativa partecipata al 100 per cento dal ministero dell’Economia.

Nel 2015, Infratel ha presentato la “Strategia Italiana per la Banda Ultralarga” con l’obiettivo estendere un’infrastruttura che si serve di diverse tecnologie per inviare dati ad alta velocità, almeno a 30 megabit al secondo. Dal 2015 ad oggi, Infratel ha finanziato quasi quattromila cantieri, di cui 3.500 risultano già realizzati.

Tutti i bandi pubblicati da Infratel nel corso degli ultimi anni sono stati vinti da Open Fiber, una società controllata da Enel e Cassa depositi e prestiti nata per portare la fibra ottica su tutto il territorio nazionale. La società non vende direttamente al cliente finale, ma è attiva sul mercato all’ingrosso offrendo l’accesso agli operatori privati.

Vincendo le gare pubbliche, Open Fiber si è assicurata la concessione della rete per 20 anni e dovrà occuparsi della costruzione, della gestione e della manutenzione. Il piano di Open Fiber ammonta a circa 7 miliardi di euro tra investimenti pubblici e privati, con l’obiettivo di raggiungere 20 milioni di abitazioni. Ad oggi siamo a 10,5 milioni.

Nei piccoli comuni o nelle aree in cui nessuno operatore aveva deciso di investire, Open Fiber sta realizzando la rete con due tecnologie. La FTTH, “Fiber to the Home”, è una connessione a banda ultralarga in cui il collegamento è realizzato in fibra ottica dalla centrale di trasmissione fino al modem in casa.

La seconda tecnologia si chiama FWA, Fixed Wireless Access, utilizzata soprattutto nelle aree bianchissime, e consiste nella creazione di un ponte radio attraverso cui è possibile inviare il segnale di banda ultralarga da un trasmettitore all’altro. Questo sistema permette di coprire lunghe distanze, senza dover aprire cantieri per posare i cavi, e superare ostacoli come colline e montagne.

La copertura delle aree bianchissime è stata richiesta lo scorso anno dal ministero dell’Innovazione dopo la mappatura realizzata da AGCOM. Open Fiber conta di raggiungere entro la fine del 2021 almeno 171 comuni dei 204 classificati come bianchissimi, e i rimanenti 25 comuni entro la fine del 2022. L’investimento è di 5 milioni di euro ed è a carico di Open Fiber. Al momento, però, molti dei comuni interessati non hanno ricevuto informazioni sui tempi dei possibili cantieri.

«La pandemia di Covid-19 ha mostrato a tutti quanto sia necessario avere una rete internet performante e capillarmente diffusa per continuare a lavorare, studiare, intrattenere relazioni sociali» dice l’amministratrice delegata di Open Fiber, Elisabetta Ripa. «La connettività deve essere disponibile a tutti per non creare cittadini di serie B, Open Fiber ha nella sua mission colmare questo divario digitale e si sta impegnando fortemente per portare il più rapidamente possibile la connettività dove questa non è ancora arrivata».

Anche un altro operatore specializzato nella tecnologia Fixed Wireless, Eolo Spa, ha annunciato un piano per raggiungere i comuni non coperti da connessione veloce. In totale saranno investiti 150 milioni di euro per estendere la rete a 1.500 comuni attualmente non raggiunti.

Al momento la rete Eolo copre il 78 per cento delle abitazioni nelle aree bianche e fornisce connettività a 1,2 milioni di persone. Nei primi mesi di attuazione del piano sono stati collegati 375 nuovi comuni. «Prosegue il nostro impegno per essere il primo operatore ad azzerare il Digital Speed Divide in Italia», ha detto Luca Spada, presidente e fondatore di Eolo. «Il nostro obiettivo resta quella di assicurare una connessione in banda ultralarga stabile e veloce, unico strumento per garantire il lavoro da remoto, un sistema scolastico moderno e lo sviluppo economico delle aree interne».

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