Una canzone dei Player

Il modo più facile di metterla è: Ridge. Ridge di Beautiful. Ridge Forrester

(ANSA/FABIO CAMPANA)
(ANSA/FABIO CAMPANA)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Confesso di avere guardato venti minuti di Sanremo, ieri sera: ma sono stato fortunato abbastanza da avere beccato la parte su Morricone (Metti una sera a cena e C’era una volta il west, che quei tre non sono riusciti a rovinare più di tanto in quella versione con le parole che venne introdotta da Dulce Pontes), le battute liberatorie di Fiorello sui palloncini, la sua canzone di Vasco sugli umarèll che non era niente male, e Malika Ayane che anche.
Dopo brandelli e anticipazioni c’è la prima canzone del disco nuovo (che esce a maggio) di St. Vincent, cantautrice americana che ne ha ammaliati molti – capiterà anche con questo pezzo molestissimo – negli anni passati, e su cui ancora rimando a prossime newsletter per maggiori attenzioni.
Ho scoperto che il padre di Chris Rea era della provincia di Frosinone e andò a vendere gelati e caffè a Middlesbrough. Chris Rea invece compie 70 anni oggi e ha avuto una carriera ricca da gran chitarrista, con alcuni successoni, due dei quali dignitosissimi: Josephine (mi piace la versione con l’intro lunga e sfinente) e On the beach.
Tra le tante qualità di Mr. Blue Sky dell’Electric Light Orchestra c’è che si presta a fare da colonna sonora ogni giorno di sole e anche in certi di pioggia. Adesso l’hanno rimessa in uno spot di Adobe, e Jeff Lynne è orgoglioso.
Oggi è il 4 marzo, la data più famosa nella storia delle canzoni italiane.

Baby come back
Il modo più facile di metterla, con Baby come back è sempre:
Ridge.
Ridge di Beautiful.
Ridge Forrester.

Confesso di non avere mai guardato Beautiful (ero anche allora nella fazione minoritaria di Capitol: nelle pause tra le lezioni universitarie ad Agraria andavo a pranzo da mia nonna e guardavamo Capitol su RaiDue alle 13,30, precorrendo un’attrazione per Washington che si sarebbe concretizzata molti anni dopo).
E quindi la cosa che mi è più familiare di Ronn Moss è che prima di diventare “Ridge di Beautiful” aveva suonato il basso e cantato in una band californiana di soft rock, i Player. Fecero il botto con Baby come back nel 1978 (qui in tutto il loro splendore del tempo), negli Stati Uniti andarono forte per qualche anno, poi litigarono e poi lui divenne Ridge di Beautiful. Quando si stufò di Beautiful, nel 2012, la band si rimise insieme (qui sopra sono lui e Peter Beckett a I fatti vostri)*: poi hanno rilitigato, e lui aveva appena cominciato dei tour per conto suo (anche in Italia) prima della pandemia. Alla fine dell’anno scorso è stato in Puglia per un po’ a fare un film e suonare in giro.

Baby come back è un ballatone perfetto e datatissimo nei suoni, molto “yacht rock“, e meraviglioso proprio per quello: Ron Moss ci suonava il basso e faceva i coretti (quelli più bravi erano gli altri due). E ha due cose speciali, dentro un testo e un andamento prevedibili. Il cialtronissimo “and I just can’t… live” che si stacca dal coro nel finale, e la rima interna di

There was something in everything about you


Baby come back su Spotify
Baby come back su Apple Music
Baby come back su YouTube (qui la versione lunga)

* credo sia la foto più brutta che abbia mai pubblicato, e cerco di starci attento: ma non c’era di meglio sulle agenzie, scusate.