Gli Stati Uniti hanno bombardato alcune milizie filoiraniane nell’est della Siria

Il Pentagono, sede del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (USAf/Getty Images)
Il Pentagono, sede del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (USAf/Getty Images)

Giovedì 25 febbraio gli Stati Uniti hanno compiuto un attacco aereo nella zona orientale della Siria, al confine con l’Iraq. Secondo quanto detto dal dipartimento della Difesa statunitense, nell’attacco sono stati bombardati alcuni edifici che appartenevano a milizie filoiraniane, tra cui Kataib Hezbollah e Kataib Sayyid al-Shuhada. Gli Stati Uniti hanno detto che nell’attacco sono stati uccisi alcuni miliziani, senza specificarne il numero. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione che monitora da anni la guerra in Siria, ha parlato di 17 miliziani morti.

È stata la prima azione ordinata dall’amministrazione di Joe Biden contro milizie appoggiate dall’Iran, ed è stata una risposta a un attacco compiuto lo scorso 15 febbraio contro la base statunitense di Erbil, nel Kurdistan Iracheno.

In quell’attacco era stato ucciso un contractor filippino, e altre 6 persone erano state ferite. L’attacco era stato rivendicato da un gruppo che si fa chiamare Awlya al Dam, che significa “i guardiani del sangue”: è una milizia emersa di recente, dietro la quale secondo molti ci sarebbero in realtà i principali gruppi ostili agli Stati Uniti sostenuti dall’Iran, tra cui Kataib Hezbollah.