Una canzone dei Reo Speedwagon

Una stupenda baracconata da San Valentino postumo, o da San Valentino prossimo

(Photo by Mike Coppola/Getty Images for T.J. Martell)
(Photo by Mike Coppola/Getty Images for T.J. Martell)

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Tra le altre tante occasioni in cui generazioni almeno sopra i 50 occupano stabilmente l’informazione e la promozione culturale italiana, mi rallegro almeno di quella che ormai sta colonizzando con la musica degli anni Ottanta ogni ambito pubblico: non solo le tante radio del genere di cui ho parlato altre volte, le colonne sonore, le citazioni, i revisionismi, ma oggi mi sono seduto a pranzo in un ristorante e stava andando una versione di So good so right degli Imagination. Ora che ne scrivo mi è venuto in mente quel film che finiva con Just an illusion, con due dei miei attori preferiti allora, Bryan Brown e Brian Dennehy.
Peter Gabriel ha ricantato Biko.
Ho visto il documentario del New York Times su Britney Spears: un po’ piatto, per me, ma se non ne avete abbastanza di documentari che mostrano il mondo rovinato dai giornalismi pessimi, c’è una storia.

Ieri è morto Erriquez della Bandabardò, cose che avrei voluto dirgli prima.

Can’t fight this feeling
Sono stato indeciso a lungo su cosa rifilarvi stasera per celebrare il San Valentino postumo con una sfacciata dose di svenevole melensaggine adeguata: da sempre associo e confondo due band che hanno un formidabile repertorio di questo genere, i Reo Speedwagon e gli Air Supply, benché i primi siano americani e i secondi anglo-australiani. Ma spopolarono contemporaneamente negli anni Ottanta negli Stati Uniti e in certe radio fiorentine filoamericane che ascoltavo allora – lo chiamavano soft rock – e la melensaggine svenevole di certe ballate con le vocette è simile. Alla fine ho accantonato The one that I love e le altre degli Air Supply (gli anglo-australiani, oggetto anche di esperimenti scientifici sulla svenevolezza) e vi toccano i Reo Speedwagon, from Illinois.

I quali ebbero anche un côté più rock (apprezzato anche da Barack Obama), ma la cosa per cui entrarono nell’eternità è questa, del 1985 e quell’anno la fecero al Live Aid, e di nuovo pochi anni fa ha avuto un ritorno di successo per essere stata usata (in una cover dei Bastille) in un popolare spot pubblicitario britannico.

La scrisse Kevin Cronin, che ora va per i settanta ed è quello nella foto qui sopra: qui invece è lui che la fa da casa qualche mese fa, ma non ci cliccate che la sua voce è diventata un disastro; ed eviterei anche questa di Alec Baldwin.
La storia è di innamorarsi di un amica o di un amico, e non avere le parole per dirlo. Ma soprattutto è una stupenda baracconata da San Valentino postumo, o da San Valentino prossimo. Cuori a tutti.


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