Alessandro Di Battista: «Ne valeva la pena?»

L'ex dirigente del M5S ha commentato così la composizione del nuovo governo guidato da Mario Draghi

Alessandro Di Battista (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
Alessandro Di Battista (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

Alessandro Di Battista, ex dirigente di punta del Movimento 5 Stelle uscito giovedì dal partito in disaccordo con la scelta di sostenere il governo di Mario Draghi, ha scritto su Facebook un primo commento sarcastico dopo l’uscita delle indiscrezioni sulla composizione del nuovo governo: «Ne valeva la pena?».

Di Battista non ha aggiunto altre informazioni, ma nei giorni scorsi aveva detto in maniera molto chiara di ritenere l’ingresso del M5S nel governo Draghi un tradimento dei valori del partito con cui era stato eletto parlamentare nel 2013, e come una decisione che non è compatibile con la sua «coscienza politica».

Il commento, dunque, lascia intendere che secondo Di Battista il M5S avrebbe accettato un grave compromesso (il sostegno a Draghi) e avrebbe messo in discussione i propri valori per ottenerne poco in cambio. Nel nuovo governo, gli esponenti politici del M5S avranno quattro ministeri, di cui due con portafoglio.

Di Battista ha 42 anni ed è stato uno dei più noti rappresentanti del Movimento 5 Stelle, più volte considerato come un possibile segretario del partito. Faceva parte del Movimento 5 Stelle dalla sua fondazione ed era stato eletto parlamentare nel 2013. Tra il 2014 e il 2017 aveva fatto parte del cosiddetto “direttorio”, un gruppo di cinque persone a cui era stata affidata la guida del M5S, prima che si decidesse di eleggere un unico “capo politico” (Luigi Di Maio, prima, e Vito Crimi ora).

Nel 2018 Di Battista non si era ricandidato per il Parlamento e per un certo periodo aveva scritto reportage per il Fatto Quotidiano e lavorato alla produzione di documentari di viaggio. Dopo un periodo di distanza dalla politica, più di recente era tornato a occuparsi pubblicamente dell’attività del M5S, spesso criticando le decisioni degli attuali leader del partito, che durante l’ultima legislatura hanno deciso di allearsi con la Lega, con il Partito Democratico e – ora – di fare parte della coalizione che sosterrà il governo di Mario Draghi.