Le possibilità per la maggioranza al Senato

Lega e M5S, tuttora incerti, sono determinanti per il sostegno del Parlamento al possibile governo di Mario Draghi

(MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA)
(MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA)

Giovedì il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi ha cominciato le consultazioni per provare a trovare una maggioranza disposta a sostenere un suo governo. Finiranno sabato pomeriggio, quando si potrebbe avere un’idea più precisa di come andrà a finire. La posizione di alcuni partiti è già stata dichiarata, mentre quella di altri – determinanti per la formazione di una maggioranza – è più o meno incerta. Il centrodestra, ad esempio, si presenta diviso alle consultazioni: Forza Italia vuole sostenere Draghi, la Lega vuole prima capire la proposta, Fratelli d’Italia invece ha già detto di no.

Ci sono diverse complicazioni anche all’interno del Movimento 5 Stelle: Luigi Di Maio e l’ala più governista del partito stanno spingendo per sostenere Draghi, mentre la corrente più radicale che fa riferimento ad Alessandro Di Battista è contraria. Si parla di una possibile spaccatura, di cui è difficile al momento stimare le dimensioni, ammesso che ci sarà.

Alcune incertezze potrebbero risolversi in base al tipo di governo che deciderà di formare Draghi: un governo più tecnico, composto da figure esterne alla politica, o un governo politico (almeno in parte), composto con alcuni ministri espressione dei partiti che lo sosterranno. A complicare il tutto, infine, ci sono alcuni veti incrociati o possibili alleanze che potrebbero risultare complicate: Nicola Zingaretti, segretario del PD, ha detto ad esempio che «PD e Lega sono alternativi», aggiungendo poi che «spetterà al premier incaricato costruire la maggioranza»; Liberi e Uguali ha detto più o meno la stessa cosa; Salvini ha spiegato molto più chiaramente che per la Lega sarebbe «difficile governare» con il Movimento 5 Stelle.

Il M5S e la Lega sono i due partiti che hanno dimostrato le posizioni più incerte e sono anche i due partiti con il maggior numero di parlamentari. Stando alle attuali dichiarazioni dei vari leader politici, il potenziale governo Draghi potrebbe contare sui voti di Partito Democratico, Liberi e Uguali, Italia Viva, Forza Italia e di diverse formazioni più piccole di centro, da Centro Democratico a Cambiamo! di Giovanni Toti. Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, invece, non sosterrà un potenziale governo Draghi e continua a ripetere di voler andare subito al voto.

La cosa certa è che se la Lega non dovesse sostenere Draghi, l’ipotetico nuovo governo potrebbe ottenere la fiducia se votasse a favore anche il Movimento 5 Stelle, o almeno una sua parte consistente: in caso di spaccatura del partito, il raggiungimento della maggioranza dipenderebbe dal numero di defezioni.

Per fare stime e ipotesi, conviene prendere come riferimento il Senato, dove trovare i numeri – come dimostrato dalla crisi di governo di queste settimane – è più difficile. Si può dare per scontato, insomma, che in caso di maggioranza al Senato ci sia anche alla Camera. I seggi al Senato sono 320, di cui sei dei senatori a vita. Per avere la maggioranza, soprattutto in caso di un nuovo governo che ha bisogno di un mandato forte, si considera come obiettivo minimo averne più della metà, quindi almeno 161. Ovviamente Draghi spera di superare nettamente questa soglia, per avere un mandato più solido. Attualmente, è ragionevolmente sicuro di superare i 130: ma gliene servono indicativamente una quarantina in più, perlomeno.

C’è poi la possibilità che la soglia si abbassi, se alcuni partiti si astenessero: se ne parla in riferimento alla Lega, per esempio, che non votando potrebbe consentire a Draghi di ottenere la maggioranza relativa anche senza il M5S. Ma per ora sono ipotesi poco concrete, perché sarebbe un inizio piuttosto stentato per un governo tecnico e con ambizioni di “unità nazionale”.

M5S favorevole e Lega contraria
SÌ – 231
PD 35, IV 18, LeU 6, Responsabili 10, Per le Autonomie 6, Azione + Europa 2, Cambiamo 3, Misto 7, Forza Italia 52, M5S 92

NO – 84
FDI 19 + due senatori del Gruppo Misto che hanno dichiarato il non sostegno a Draghi, Lega 63

M5S favorevole con qualche defezione e Lega contraria
SÌ – 213-217
PD 35, IV 18, LeU 6, Responsabili 10, Per le Autonomie 6, Azione + Europa 2, Cambiamo 3, Misto 7, Forza Italia 52, Parte del M5S 74-78

NO – 98-102
FDI 19 + due nel misto, Lega 63, Parte del M5S 14-18

M5S contrario con qualche defezione e Lega contraria
SÌ – 153-157
PD 35, IV 18, LeU 6, Responsabili 10, Per le Autonomie 6, Azione + Europa 2, Cambiamo 3, Misto 7, Forza Italia 52, Parte del M5S 14-18

NO – 158-162
FDI 19 + due nel misto, Lega 63, Parte del M5S 74-78

Il governo in questo scenario si fermerebbe sotto la maggioranza. Ma in caso di qualche assenza e qualche astensione, fermandosi intorno ai 155 potrebbe forse ottenere quella relativa. Non è ancora chiaro se sarebbe considerata sufficiente, a livello di opportunità politica.

Questi ultimi due scenari ipotizzano che un’eventuale spaccatura del M5S possa provocare indicativamente tra le 14 e le 18 defezioni, in un senso o nell’altro: ma per quanto ne sappiamo potrebbero anche essere più numerose, aprendo quindi nuove possibilità. Se, per esempio, metà dei senatori del M5S votassero a favore e metà contro (con la Lega contraria), il governo Draghi otterrebbe la fiducia con circa 185 senatori.

Lega favorevole e M5S contrario
SÌ – 202
PD 35, IV 18, LeU 6, Responsabili 10, Per le Autonomie 6, Azione + Europa 2, Cambiamo 3, Misto 7, Forza Italia 52, Lega 63

NO – 113
FDI 19 + due nel misto, M5S 92

M5S e Lega contrari
SÌ – 139
PD 35, IV 18, LeU 6, Responsabili 10, Per le Autonomie 6, Azione + Europa 2, Cambiamo 3, Misto 7, Forza Italia 52

NO – 176
FDI 19 + due nel misto, Lega 63, M5S 92