La campagna vaccinale subirà un ritardo di almeno un mese

Lo ha detto il vice ministro della Salute, attribuendo le responsabilità alle consegne ridotte del vaccino Pfizer e ai ritardi di quello di AstraZeneca

(Cecilia Fabiano/ LaPresse)
(Cecilia Fabiano/ LaPresse)

Intervistato durante il programma di Rai Uno Domenica In, il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri ha spiegato che i problemi nella consegna dei vaccini di Pfizer dovrebbero provocare un ritardo di circa quattro settimane nell’inizio della campagna vaccinale per chi ha più di 80 anni, e di sei o otto settimane per il resto della popolazione. Sileri ha detto però che le dosi di vaccino che l’Italia otterrà nelle prossime settimane dovrebbero bastare per completare nei termini previsti la vaccinazione con prima e seconda dose del personale sanitario e degli ospiti delle RSA.

Sileri ha spiegato che i ritardi non riguarderanno solo l’Italia, ma tutta Europa e in realtà «tutto il mondo», visto che i contratti di fornitura sono sottoscritti a livello europeo, e i problemi produttivi hanno comportando tagli e ritardi per tutti. Le nuove stime sui tempi della vaccinazione dipendono non tanto dai ritardi nelle consegne di Pfizer emersi negli ultimi giorni, quanto i nuovi annunci sui problemi di Astrazeneca, che alla fine si prevede consegnerà in Italia solo 3,4 milioni di dosi nel primo trimestre del 2021: il piano vaccinale originale era stato organizzato prevedendone oltre 16 milioni, ma anche considerando i ritardi nell’autorizzazione vuol dire comunque che ne arriveranno meno della metà.

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Dei ritardi nella consegna dei vaccini Pfizer si parla da diversi giorni: sono stati annunciati da Pfizer stessa e motivati con l’esigenza di rallentare per alcuni giorni il lavoro in uno dei suoi impianti per poterlo potenziare e aumentarne la capacità produttiva. La scorsa settimana, l’Italia ha ricevuto il 29 per cento in meno delle dosi previste e questa settimana dovrebbe riceverne il 20 per cento in meno. La produzione dovrebbe poi tornare ai livelli massimi, così come le consegne delle dosi.

Al ritardo di Pfizer si è poi aggiunto quello di AstraZeneca, la società farmaceutica che insieme all’università di Oxford ha creato uno dei vaccini più economici e facili da trasportare. Il vaccino AstraZeneca – di cui l’Unione Europea ha già acquistato 300 milioni di dosi – potrebbe essere approvato per l’uso in Europa nei prossimi giorni ma a prescindere da questo AstraZeneca ha fatto sapere che consegnerà molte meno dosi di quelle pattuite nel primo trimestre del 2021. Entro marzo 2021 era inizialmente prevista la consegna di 80 milioni di dosi all’Unione Europea, ma i ritardi nell’approvazione del vaccino e i ritardi produttivi annunciati più di recente faranno calare molto questo numero.

Sileri, domenica, ha detto che nel primo trimestre del 2021 AstraZeneca dovrebbe consegnare all’Italia circa 3,4 milioni di dosi di vaccino, se sarà autorizzato entro l’inizio di febbraio. Nei piani iniziali, AstraZeneca aveva garantito 16 milioni di dosi. È una differenza enorme, che Sileri ha in parte spiegato con il fatto che l’autorizzazione arriverà dopo rispetto alle previsioni iniziali (Pfizer e Moderna l’hanno ricevuta tra dicembre e inizio gennaio). A questo punto se anche l’autorizzazione europea arrivasse entro fine gennaio, le dosi previste sarebbero comunque diminuite di un terzo rispetto a quelle iniziali, stando alla versione di Sileri.

Con le consegne che presumibilmente potrebbero partire a metà febbraio, le dosi previste «erano 8 milioni alla fine» ha detto Sileri, la metà di quelle programmate se le consegne fossero cominciate a inizio gennaio. Ma a causa dei problemi produttivi di Astrazeneca, al posto di 8 milioni dovrebbero essere solo 3,5 milioni, meno della metà. A cui dovrebbero aggiungersi le 8,7 milioni di dosi complessive previste da Pfizer e le 1,3 milioni di Moderna. In totale, come aveva detto nei giorni scorsi il commissario straordinario Domenico Arcuri, le dosi consegnate in Italia a fine marzo dovrebbero essere 15 milioni: il piano iniziale, che non contemplava ritardi di autorizzazioni e produzione, e comprendeva anche il vaccino dell’azienda CureVac, prevedeva oltre 28 milioni di dosi entro marzo.

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Al momento, in Italia e nell’Unione Europea sono autorizzati per l’uso i vaccini di Pfizer e di Moderna, con i quali fino ad oggi sono state somministrate 1.379.124 dosi di vaccino. La somministrazione delle dosi continuerà e in questa prima fase riguarderà il personale sanitario e gli ospiti delle RSA, tra le categoria più a rischio. Circa 100.000 persone hanno già ricevuto le due dosi del vaccino necessarie per ottenere la migliore protezione e nelle prossime settimane riceveranno la seconda dose tutte le persone che hanno fin qui ricevuto la prima.

Sileri ha ipotizzato che, superati i ritardi di questi giorni, dal 15 febbraio in Italia sarà disponibile anche il vaccino AstraZeneca e che questo permetterà di riprendere con più forza la campagna vaccinale. Le vaccinazioni per chi ha più di 80 anni, ed è quindi a maggior rischio di complicazioni legate al coronavirus, dovrebbe iniziare dopo quella data e dopo ancora inizieranno le vaccinazioni per il resto della popolazione. Sileri ha detto di aspettarsi che «vedremo un aumento cospicuo [delle vaccinazioni] a partire da aprile maggio in poi».

Dopo l’annuncio dei ritardi nelle consegne del vaccino Pfizer, il governo italiano aveva parlato della possibilità di fare causa a Pfizer per inadempimento del contratto firmato per la fornitura dei vaccini. A Domenica In, Sileri è sembrato molto cauto rispetto a questa possibilità, dicendo che il governo dovrebbe fare una «diffida», ma che vista l’origine del ritardo – il potenziamento degli impianti produttivi – altre azioni saranno rimandate. Il Corriere della Sera, lunedì, ha inoltre scritto di aver visto i contratti firmati dall’Unione Europea con le industrie farmaceutiche, che non sembrerebbero concedere molti margini per contestare l’operato di Pfizer, almeno per ora.

Il Corriere della Sera dice che i contratti prevedono penali nel caso di ritardi nelle consegne, ma che i ritardi si possono calcolare solo trimestralmente: se entro la fine di marzo Pfizer avrà consegnato il numero di dosi previsto inizialmente, non sarebbe in violazione dei termini del contratto anche se ci saranno stati ritardi nelle consegne settimanali (come sta succedendo ora). Inoltre, scrive il Corriere, i contratti prevedono anche in caso di ritardo che prima dell’eventuale pagamento delle penali vengano esplorate altre possibilità per risolvere la situazione, tra cui la possibilità di ottenere un rimborso o l’annullamento del contratto.