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  • Lunedì 25 gennaio 2021

Il #MeToo è arrivato in Grecia

La velista Sofia Bekatorou ha raccontato di aver subito una violenza sessuale da un funzionario della federazione greca di vela nel 1998, e molte altre donne hanno denunciato casi simili

La presidente della Grecia Katerina Sakellaropoulou, a destra, con la velista olimpionica Sofia Bekatorou, al palazzo presidenziale di Atene, il 18 gennaio 2021 (Alkis Konstantinidis /Pool via AP, La Presse)
La presidente della Grecia Katerina Sakellaropoulou, a destra, con la velista olimpionica Sofia Bekatorou, al palazzo presidenziale di Atene, il 18 gennaio 2021 (Alkis Konstantinidis /Pool via AP, La Presse)

Dopo più di tre anni dalle prime accuse di molestie sessuali contro il produttore cinematografico Harvey Weinstein, il movimento #MeToo è arrivato anche in Grecia, il paese dell’Unione Europea con la maggior disparità tra uomini e donne secondo l’indice dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere.

È tutto cominciato grazie alla velista Sofia Bekatorou, medaglia d’oro alle Olimpiadi del 2004 e di bronzo a quelle del 2008. A novembre raccontò che nel 1998, quando aveva 21 anni, subì una violenza sessuale da parte di un funzionario della Federazione Ellenica di Vela. Ci è voluto un po’ perché la sua accusa ricevesse attenzione ma nelle ultime settimane altre donne – atlete e non solo – hanno raccontato per la prima volta di aver subito degli abusi e la corte suprema della Grecia ha detto ai procuratori del paese di dare priorità a queste accuse. La procuratrice capo di Atene Sotiria Papageorgakopoulou ha avviato un’indagine sui fatti raccontati da Bekatorou nonostante le leggi sulla prescrizione.

La storia di Sofia Bekatorou
Sofia Bekatorou ha 43 anni ed è tra gli atleti greci più conosciuti a livello internazionale grazie alle sue vittorie alle Olimpiadi. Il 13 novembre, durante un evento online, raccontò per la prima volta di aver subito una violenza sessuale, e tornò a farlo a dicembre, in un’intervista all’edizione greca della rivista Marie Claire, e poi il 14 gennaio, durante una conferenza online organizzata dal ministero della Cultura e dello Sport: solo allora in Grecia si è cominciato a parlare davvero degli abusi sessuali subiti da molte donne da parte di uomini in una posizione di potere rispetto a loro.

«Gli dissi di no, gli ripetei che non volevo che continuasse e lui, con false paroline dolci, disse che era una sciocchezza, minimizzando quello che stava succedendo», ha raccontato Bekatorou: «Dopo mi sentii sporca, esausta, umiliata e incapace di difendermi». Decise di non dire a nessuno ciò che le era successo, ha detto, perché aveva paura che se lo avesse fatto non avrebbe potuto partecipare alle Olimpiadi.

Nei suoi primi racconti Bekatorou non aveva fatto pubblicamente il nome dell’uomo che ha accusato di violenza. Lo ha nominato per la prima volta in una lettera che ha mandato il 20 gennaio a World Sailing, la Federazione Internazionale della Vela, denunciando la gestione della federazione greca che si occupa dello sport e chiedendo all’organizzazione internazionale di commissariarla per poi far eleggere una nuova dirigenza. L’uomo accusato da Bekatorou si chiama Aristeidis Adamopoulos ed è stato il vicepresidente della Federazione Ellenica della Vela: la scorsa settimana si è dimesso dal suo incarico e dal Comitato olimpico nazionale greco. Adamopoulos ha detto che l’accusa di Bekatorou è «falsa, diffamatoria e ingannevole».

A dicembre la Federazione Ellenica della Vela aveva fatto un primo commento sul racconto di Bekatorou: aveva definito quanto detto dall’atleta «spiacevole», ma aveva espresso dei dubbi sulla sua testimonianza.

Cos’altro è successo
Dopo l’iniziale disinteresse, nell’ultima settimana molte donne in Grecia hanno espresso il loro sostegno a Bekatorou sui social network, usando gli hashtag #WithSofia e #MeToo. Alcune hanno deciso di raccontare a loro volta delle violenze subite e di cui non avevano mai parlato. È successo prima di tutto nel mondo dello sport: l’ex giocatrice di polo Mania Bikof e la nuotatrice Rabea Iatridou hanno raccontato di aver subito degli abusi da parte di membri del personale sanitario durante la loro carriera di atlete. Ai loro racconti si è unito anche il velista Nikos Kaklamanakis, che ha detto che i funzionari della Federazione Ellenica della Vela minacciavano i giovani atleti nel caso volessero parlare a qualcuno degli abusi di cui venivano a conoscenza.

Anche un’atleta cipriota, la piattellista Andri Eleftheriou, ha deciso di raccontare per la prima volta di un abuso subito: ha detto di essere stata molestata sessualmente da un funzionario di una federazione sportiva cipriota per due volte, nel 2006, durante i Giochi del Commonwealth e poi nel 2008, alle Olimpiadi di Pechino. Eleftheriou ha denunciato l’uomo alla polizia la settimana scorsa, dopo aver parlato con la ministra della Giustizia cipriota Emily Yiolitis.

In Grecia sono emerse delle accuse anche nel mondo della politica: Zefi Dimadama del Movimento per il Cambiamento (KINAL), di cui è vice portavoce, ha detto che 20 anni fa era stata molestata in un ascensore da un altro politico. Intanto l’Università di Salonicco sta indagando sulle oltre 100 accuse rivolte contro un professore, che riguardano fatti avvenuti nel corso di 30 anni.

In tutto ciò Bekatorou e le altre donne che hanno raccontato di aver subito degli abusi stanno ricevendo sostegno da parte delle istituzioni. Su Twitter il primo ministro Kyriakos Mitsotakis ha detto: «Sofia ha coraggiosamente spezzato la catena della paura e del silenzio. Facciamo tutti il primo passo che ha fatto lei». La presidente della Grecia Katerina Sakellaropoulou ha voluto incontrare Bekatorou e l’ha lodata per aver deciso di raccontare della violenza subita.

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