Un’altra storia di uno Stradivari rubato

Uno degli almeno otto che non sappiamo dove siano, che sparì mezzo secolo fa e che è passato di mano in mano prima di finire (forse) in vendita online

(Chris Hondros / Newsmakers)
(Chris Hondros / Newsmakers)

Stando a quanto raccontò in seguito, dopo il 16 agosto 1962 David Sarser non suonò mai più un violino. Eppure prima di quel giorno Sarser era un violinista. Un ottimo violinista, tra l’altro: era stato il più giovane membro della NBC Symphony Orchestra diretta da Arturo Toscanini e nel 1948, non ancora trentenne, era riuscito a comprare – senza nemmeno spendere troppo – un noto violino realizzato più di 300 anni prima dal liutaio Antonio Stradivari. Dopo il 16 agosto 1962 Sarser smise di suonare perché quel violino gli fu rubato. Lui disse: «Non desidero suonare nessun altro strumento. Era parte di me, e io ero parte del violino».

La cattiva notizia, conviene dirlo subito, è che il violino non è ancora stato trovato. Quella buona, almeno in parte, è che – come ha raccontato di recente il Wall Street Journal – c’è chi ancora si ostina a cercarlo e ritiene di averne ripercorso alcuni spostamenti, che riguardano il Giappone e un annuncio pubblicato sul dark web proveniente dalla Norvegia. Visto che gli Stradivari sono tanti e noti, la storia del violino che fu di Sarser – che nel frattempo è morto – è anche un buono spunto per riparlare dei violini di Stradivari e delle tante volte che sono stati rubati e non sempre ritrovati. A oggi, quelli di cui è noto il furto e che ancora non sono stati ritrovati sono almeno otto.

Stradivari, il liutaio, era nato a Cremona nel 1644 e morì – sempre a Cremona – 93 anni dopo. In mezzo realizzò più di mille strumenti musicali a corde: soprattutto violini, ma non solo. Si pensa che oggi nel mondo esistano ancora più o meno 650 suoi strumenti, 500 circa dei quali sono violini. Nel 2011 uno fu venduto per 15,9 milioni di dollari e alcuni valgono più di un milione di euro.

Il violino rubato a Sarser è noto come “Lamoureux-Zimbalist“, dai cognomi di due suoi eminenti possessori: il violinista e direttore d’orchestra francese Charles Lamoureux, vissuto nell’Ottocento, e il musicista di origine russa Efrem Zimbalist, morto nel 1985. Stradivari lo costruì nel 1735, due anni prima di morire. Come ha scritto il Wall Street Journal, Sarser «se ne innamorò» da adolescente, quando alla fine degli anni Trenta lo sentì suonato da Zimbalist intento a esibirsi nel Concerto per due violini di Johann Sebastian Bach. Riuscì a comprarlo circa dieci anni dopo, e per farlo non dovette spendere una fortuna perché Zimbalist aveva deciso di venderlo a un prezzo di favore, purché a possederlo fosse qualcuno che sapesse suonarlo per bene. A lui, comunque, i violini non mancavano.

Sarser lo suonò fino al 1962, quando un giorno passando dal suo studio per prenderlo prima di un’esibizione scoprì che era sparito. Secondo quanto spiegato dal Wall Street Journal, dopo il furto Sarser ricevette 32mila dollari come risarcimento dalla Chubb, la società presso la quale lo aveva assicurato. Un precedente accordo stabiliva però che, incassato il risarcimento, la proprietà del violino – qualora fosse stato ritrovato – sarebbe passata alla Chubb.

Delle ricerche del violino si occupò anche l’FBI, che ha un apposito ufficio dedicato ai furti d’arte. Il colpevole non è mai stato identificato, ma ci sono ragionevoli motivi per credere che almeno per un po’ il violino rubato finì tra le mani di Harold Schuster, un mercante d’arte del New Jersey, che negli anni Settanta contattò più volte la Chubb facendo una serie di ipotetiche domande su un’eventuale ricompensa per chi avesse riconsegnato quel violino. Secondo quanto detto dall’agente FBI Christopher McKeogh, che è tornato a occuparsi del caso del violino scomparso, ci sono prove che nel 1979 Schuster portò il violino a Cleveland, in Ohio, per mostrarlo a un potenziale acquirente.

Si sa anche che nel 1981 Schuster fece causa a Sarser e a un ex dipendente di Chubb, sostenendo senza prove che Sarser gli avesse venduto il violino “in nero”, per poi denunciarne il furto e intascare i soldi dell’assicurazione. Ma è difficile avere maggiori informazioni sulla vicenda, perché sono passati decenni e i protagonisti sono morti (Sarser nel 2013, a 92 anni, Schuster nel 2017) o, come Chubb, si sono rifiutati di parlarne. La causa non sembrò avere grande solidità e non portò a nessun tipo di sentenza o decisione.

Intanto, sempre secondo McKeogh (e sempre in circostanze opache), il violino finì prima a Londra e poi nel 1982 a Tokyo, dove – in questo caso c’è la conferma delle autorità giapponesi – fu comprato per 200mila dollari da un privato. Il quale, come ha scritto il Wall Street Journal, un po’ di anni dopo fu informato della storia del violino ma si rifiutò di restituirlo, anche perché «in Giappone la persona che compra un bene rubato in buona fede – cioè senza sapere che era un bene rubato – ne diviene legalmente proprietario dopo tre anni». La questione, ha scritto il Wall Street Journal, si fa però più complessa se il bene in questione esce dal Giappone.

– Leggi anche: Perché i pianisti sanno così poco del pianoforte

L’FBI decise di archiviare il caso, rinunciando a rintracciare il violino per restituirlo a Sarser, che nel frattempo era diventato un apprezzato ingegnere del suono e che continuava a cercare informazioni su quello che era stato il suo violino, tra le altre cose diventando amico dell’agente FBI assegnato al caso.

Ma la storia non è finita: perché nel 2017 McKeogh – che a curriculum aveva già il ritrovamento di un altro Stradivari – si rimise sul caso, e nel 2018 gli capitò di leggere un annuncio di Reddit che parlava della vendita all’asta di uno Stradivari pubblicata nel cosiddetto dark web, la parte di Internet non accessibile attraverso i normali browser e che ospita (anche, ma non solo) attività e transazioni illegali.

– Leggi anche: Storia di uno Stradivari e del musicista che lo aveva rubato

L’autore dell’annuncio usava come nome “Stradman” e diceva di essere il figlio di qualcuno che aveva avuto a che fare con la NBC Symphony Orchestra – di cui aveva fatto parte Sarser. Poi aggiungeva: «conosco questo violino da quando sono piccolo, mio padre talvolta lo suonava». “Stradman” diceva anche di aver saputo che quel violino era uno Stradivari grazie a una sorta di confessione, fatta dal padre quasi in letto di morte. L’annuncio diceva anche “Only 1 in stock”; “Ne resta solo 1”.

Sappiamo queste cose perché “Stradman” nel frattempo era stato arrestato in Norvegia per avere venduto droghe sul dark web: cosa che nel 2018 permise a McKeogh di incontrarlo ma non di risolvere il caso, perché McKeogh non sapeva se “Stradman” (di cui non è stato rivelato il vero nome) avesse mai avuto il violino, ma di essere certo che anche se lo aveva avuto ormai non lo aveva più. McKeogh sta continuando le ricerche, e sembra che anche averne parlato al Wall Street Journal sia parte di un cambio di strategia: prima sperava che qualcuno provasse a vendere, far riparare o far valutare il “Lamoureux-Zimbalist”; ora spera che se ne parli.

Il “Lamoureux-Zimbalist”, comunque, è in buona compagnia. Come spiegò qualche anno fa il sito specializzato Tarisio, i violini rubati – non solo di Stradivari – sono tanti, spesso con una storia piuttosto avvincente. Secondo Tarisio, lo Stradivari sparito da più tempo non lo si vede dal 1869. Ma ci sono anche storie più recenti: come quella dello Stradivari dimenticato in un taxi di New York (poi è finita bene), o quella di uno Stradivari rubato ma poco dopo ritrovato dall’FBI.

Oltre a quando vengono rubati, in questi anni di Stradivari si parla anche per le questioni economiche e legali per cui a volte finiscono nelle mani o nelle casseforti di banche e istituti di credito, o magari di persone interessate all’investimento e non al suono, cosa che impedisce ai violinisti di suonarli. O anche per casi più virtuosi in cui, un po’ come fece a suo tempo Zimbalist, il proprietario ne concede l’uso a giovani e promettenti violinisti (è successo, di recente, con il violino che era stato rubato dallo studente al maestro, e poi ritrovato anche grazie a McKeogh).

È molto più complicata, invece, la questione sull’effettivo valore degli Stradivari, su cosa abbiano che li renda così migliori rispetto a quasi ogni altro violino mai realizzato. Uno studio del 2017 non riuscì a trovare prove scientifiche e, anzi, evidenziò che diversi musicisti ed esperti di musica sostenevano – dopo averli sentiti senza sapere che violini fossero – di preferire quelli moderni agli Stradivari (entrambi suonati da musicisti professionisti bendati, che non sapevano che violino stessero suonando).


Per chi voglia la versione meno scientifica, e meno cinica, gli Stradivari sono considerati migliori per l’unione di una serie di elementi, accortezze e dettagli che, insieme, li rendono migliori, senza che questo si possa dimostrare empiricamente. «Il segreto di Stradivari è che era un genio e che faceva migliaia di cose nel modo giusto», disse commentando lo studio del 2017 Christopher Germain, un liutaio di Philadelphia. «Non una sola cosa».