Che pantaloni compreremo adesso

A causa del coronavirus ci siamo infagottati in felpe e tute, ma ora le aziende stanno spingendo altro, per esempio i jeans con l'elastico in vita

(AP Photo/Andre Penner)
(AP Photo/Andre Penner)

In un articolo pubblicato in settembre, l’autorevole sito di moda Business of Fashion (BoF) scriveva che «i pantaloni da tuta, i leggings per fare yoga e i top sportivi sono i prodotti vincenti della pandemia». Il cosiddetto activewear – cioè i vestiti sportivi e comodi insieme – sono stati i pochi a reggere la crisi che ha travolto il settore dell’abbigliamento a causa del coronavirus: non dovendo più uscire, ci si mette comodi e rilassati a casa e anche nelle videochiamate di lavoro le giacche e le camicie sono state abbandonate per felpe e maglioni.

Soltanto negli Stati Uniti, da marzo a luglio le vendite di vestiti erano diminuite del 34 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre quelle di pantaloncini sportivi erano aumentate del 3 per cento, quelle dei pantaloni da tuta del 2 e quelle dei reggiseni sportivi del 7 per cento. Da marzo a giugno le vendite di activewear su Asos, uno delle maggiori piattaforme di moda, erano quasi raddoppiate rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente, contribuendo a un aumento del 10 per cento delle vendite online in quel periodo. Ora però, scrive BoF in un articolo appena uscito, «le aziende di moda sono in fibrillazione per spingere i loro clienti ad andare oltre».

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Le aziende sanno che la quantità di pantaloni da tuta che i loro clienti sono disposti a comprare è limitata e, anzi, è quasi esaurita. Hanno anche ben chiaro che provare a sostituirli con abiti formali, come giacche e completi, sarebbe una strategia perdente: il settore era già in declino da qualche anno e le cose sono peggiorate con la pandemia. Negli Stati Uniti, per esempio, da marzo a luglio i completi, i vestiti e le camicie eleganti erano calati nelle vendite del 50 per cento rispetto al 2019. In questi mesi le persone si sono abituate a stare comode e a un’estetica più informale e rilassata grazie allo smart working, che proseguirà anche nei prossimi mesi. Per questo le aziende stanno cercando di inventarsi qualcosa di nuovo da desiderare che mantenga le caratteristiche di comodità e rilassatezza. Le direzioni sono due: rendere più confortevoli abiti che di solito non lo sono, o dare un tocco più formale e un taglio più strutturato a felpe e pantaloni da tuta.

Nella prima categoria rientrano i jeans – messi da parte in questi mesi a causa del tessuto ruvido e della vestibilità rigida – con l’elastico in vita: da settembre a ottobre, sono diventati il 35 per cento dei nuovi modelli in totale, secondo la società di analisi Edited. I pantaloni con l’elastico e con la coulisse in vita (la chiusura con il cordoncino) si vedono già da qualche tempo anche fuori dalle case – per esempio Uniqlo li propone da anni sia per uomo che per donna – ma i jeans, fuori dal reparto premaman, sono quasi una novità.

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Un altro espediente è aggiungere al denim (il tessuto dei jeans) delle fibre elastiche, per renderlo più morbido. Per esempio, tra febbraio e giugno, Shein, una catena di fast fashion (abbigliamento economico e alla moda) popolare tra gli adolescenti, ha aumentato la selezione di jeans con tessuti elastici del 263 per cento. I marchi sostenibili stanno provando invece la canapa cotonizzata, cioè con una aggiunta di cotone per renderla più soffice (la canapa è più sostenibile perché la sua lavorazione richiede molta meno acqua e sostanze chimiche). I tessuti elasticizzati e l’elastico in vita sono particolarmente utili in questo momento perché sono più facili da comprare online, cosa che si fa sempre più spesso visto che i negozi in molte zone sono chiusi e non è possibile provare nei camerini. È più semplice orientarsi tra le taglie (che spesso vanno semplicemente dalla XS alla XL) e hanno una vestibilità flessibile che consente meno errori e meno resi, che sono solitamente gratuiti e quindi una grossa perdita per le aziende.

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Secondo una ricerca di McKinsey & Company, ad agosto il 54 per cento degli intervistati dava molta importanza alla praticità e al comfort nell’acquisto di un vestito, il 32 per cento in più che ad aprile; al contrario la percentuale di chi considerava lo stile e l’essere alla moda di un capo era solo il 29 per cento. La comodità è un fattore ancora importante e probabilmente lo sarà nei prossimi mesi, anche se la relativa diminuzione delle restrizioni in alcuni paesi ha portato a un leggero cambiamento negli acquisti e nelle proposte delle aziende. Alcune hanno fatto delle collaborazioni con marchi di actiwear, altre hanno aggiunto dettagli o tessuti più ricercati a capi comodi oppure li hanno riproposti in versioni più strutturate o originali.

Per dare un’idea, da Cos si trovano eleganti pantaloni di lana con elastico in vita e alle caviglie oppure pantaloni da tuta in cashmere riciclato; & Other Stories vende felpe di lana con cappuccio e consiglia di portare i pantaloni da tuta con la giacca e i tacchi; Uniqlo ha i jeans con l’elastico in vita foderati di felpa e pantaloni con coulisse; Zara propone innumerevoli felpe dai tagli alla moda, ha una sezione athleisure con leggings, top e felpe arricciate in vita, pantaloni che ricordano le forme dello streetwear (il modo di vestirsi di skater e rapper) e una collezione chiamata New Comfort, con magliette unisex, body in lana e completi da tuta leopardati, felpati o elasticizzati.

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Non è comunque detto che l’actiwear alla moda sia la strada giusta perché è possibile che la pandemia duri ancora per tutto il 2021 e che quando si potrà riprendere la vita di prima, semmai succederà, il gusto nel vestire sarà completamente cambiato: per reazione gli abiti comodi e i tagli larghi potrebbero essere spazzati via da minigonne fascianti, giacche e tacchi alti. Per ora, però, funziona.

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