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  • Venerdì 30 ottobre 2020

Cosa si sa dell’attentatore di Nizza

È un tunisino di 21 anni sbarcato a Lampedusa il 20 settembre e passato da Bari il 9 ottobre. Secondo fonti della polizia citate dai media francesi, si chiamerebbe Brahim Aouissaoui

(Eric Gaillard/Pool via AP)
(Eric Gaillard/Pool via AP)

L’aggressore che giovedì mattina, verso le nove, ha accoltellato e ucciso tre persone nella basilica di Notre-Dame de l’Assomption a Nizza, è un 21enne tunisino e, secondo fonti della polizia riportate dai media francesi, si chiamerebbe Brahim Aouissaoui. I giornali francesi sono tuttavia molto prudenti e scrivono che, secondo alcune fonti giudiziarie, l’identità dell’aggressore non sarebbe ancora formalmente confermata.

L’aggressore era stato fermato dopo essere stato ferito gravemente dalla polizia ed è attualmente in ospedale. Il presidente francese Emmanuel Macron aveva definito la sua azione «un attacco terroristico islamista». Venerdì mattina poi i media francesi hanno scritto che un secondo sospetto, un uomo di 47 anni, è stato fermato per essere interrogato dalla polizia: potrebbe essere stato in contatto con l’aggressore il giorno prima dell’attacco.

Le tre persone che sono state uccise sono il custode della chiesa di 55 anni, ferito alla gola, una donna di 60 anni, che l’aggressore avrebbe tentato di decapitare, e un’altra di 44 morta in un ristorante vicino dopo essere stata accoltellata nella chiesa. Giovedì sera il procuratore nazionale antiterrorismo Jean-François Ricard aveva detto che c’erano molte informazioni ancora da verificare e aveva chiesto ai media di non divulgarne il nome del presunto aggressore.

Nella conferenza stampa di giovedì sera Ricard, da cui abbiamo le uniche informazioni ufficiali sull’attentato e sull’attentatore, aveva detto che il presunto aggressore era arrivato in Europa passando per l’Italia: era sbarcato a Lampedusa a fine settembre ed era passato per Bari il 9 ottobre. Ricard aveva però smentito che fosse noto alla polizia, e in serata fonti del ministero dell’Interno italiano, riportate dall’ANSA, avevano detto che Aouissaoui «non era mai stato segnalato dalle autorità tunisine, al contrario di altri, e non era neanche segnalato sotto il profilo della sicurezza nei canali di intelligence», contrariamente a quanto riportato in serata da alcuni giornali italiani. Venerdì tutti i principali quotidiani italiani hanno confermato questa versione.

Quando è stato ferito, al momento dell’arresto, l’aggressore aveva con sé un documento della Croce Rossa italiana, aveva detto ancora Ricard, insieme a una copia del Corano e al coltello usato nell’aggressione, che aveva una lama di 17 centimetri. Altri due coltelli non utilizzati erano stati trovati nella basilica. Il sindaco di Nizza, Christian Estrosi, poco dopo l’aggressione, arrivato sul posto, aveva detto alla stampa che l’uomo quando era stato arrestato «continuava a ripetere “Allah akbar”». Secondo Libération al momento dell’arresto Brahim Aouissaoui avrebbe poi dichiarato subito il suo nome, la sua nazionalità e la sua età. La polizia francese avrebbe richiesto all’Italia una verifica sulle impronte digitali, prese dopo lo sbarco, e avrebbe appurato che si trattava effettivamente dello stesso uomo sbarcato a Lampedusa a fine settembre, nato il 29 marzo 1999 in Tunisia.

Secondo il Corriere Aouissaoui sarebbe arrivato a Lampedusa il 20 settembre insieme ad altri trecento migranti, quasi tutti tunisini. Dopo la schedatura (nome, cognome, nazionalità, data di nascita, impronte digitali, foto di fronte e di profilo) il ragazzo era stato portato nell’hotspot di Lampedusa per essere poi trasferito alla nave Rhapsody dove aveva trascorso la quarantena di due settimane insieme ad altri 350 migranti. Secondo Repubblica sarebbe quindi stato trasferito da Lampedusa a un centro di accoglienza di Bari il 9 ottobre, dove avrebbe ricevuto un ordine di espulsione dall’Italia e avrebbe quindi raggiunto la Francia verso metà ottobre.

 

Sempre secondo il Corriere della Sera, Aouissaoui avrebbe inoltre detto ai suoi compagni di quarantena di avere dei parenti in Francia, notizia che gli investigatori francesi stanno cercando di verificare.