La situazione del coronavirus in Sicilia

La regione ha istituito quattro "zone rosse" per contenere l'epidemia, e intanto sta lavorando a un piano che prevede fino a 2.500 posti letto negli ospedali per i malati di COVID-19

(ANSA/ MATTEO CORNER)
(ANSA/ MATTEO CORNER)

In Sicilia sono quattro le “zone rosse” decise dalla regione per cercare di contenere la diffusione dei contagi da coronavirus nell’isola. L’ultimo provvedimento di isolamento che è stato firmato dal presidente della regione Nello Musumeci riguarda il comune di Randazzo, in provincia di Catania, dove sono stati accertati 97 casi positivi attraverso il tampone molecolare e altri sessanta con quello rapido.

L’ordinanza, in vigore dalle ore 9 del 19 ottobre alle 24 del 26, vieta la circolazione a piedi o con qualsiasi mezzo pubblico o privato, all’interno del territorio comunale, fatta eccezione per «indifferibili esigenze lavorative, situazioni di necessità e motivi di salute», ma anche per l’acquisto o il consumo di generi alimentari e quello di beni di prima necessità, ma soltanto per una volta al giorno.

Rimarranno inoltre chiuse tutte le scuole così come musei e biblioteche. Sono sospesi tutti gli eventi sportivi, inclusi gli allenamenti e le cerimonie civili e religiose, ad eccezione dei funerali, ma con un massimo di 15 partecipanti. I datori di lavoro pubblici e privati devono favorire il lavoro da casa.

Dalle 14 del 17 ottobre la regione aveva previsto le stesse restrizioni per i comuni di Mezzojuso, in provincia di Palermo, e Sambuca di Sicilia, in provincia di Agrigento, dopo che le aziende sanitarie provinciali (ASP) competenti per i due comuni avevano informato la regione della presenza di focolai di contagi da coronavirus. A Mezzojuso, dove tutti i carabinieri della stazione locale erano risultati positivi al coronavirus, le restrizioni durereranno almeno fino al 24 ottobre; a Sambuca almeno fino al 7 novembre.

Il primo comune siciliano “zona rossa” della seconda ondata di contagi era stato Galati Mamertino, in provincia di Messina, dove dalle 14 del 12 ottobre la regione aveva imposto il divieto di spostamento all’interno del comune, tranne che per indifferibili ragioni. Il 13 ottobre il sindaco Antonio Baglio aveva detto che le restrizioni era state necessarie visto che nel paese, di 2.600 abitanti, erano stati accertati 115 casi di contagio.

Intanto la crescita del numero dei contagi ha portato a un affollamento del pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo, dove i pazienti con altre patologie devono essere smistati ad altri ospedali come Villa Sofia, Policlinico, Ingrassia e Buccheri La Ferla. Conseguentemente questi ultimi sono a loro volta intasati, e all’esterno le ambulanze restano in coda in attesa di poter consegnare i malati ai medici. A Villa Soffia un ulteriore intasamento dei servizi è causato dalle molte persone che arrivano all’ospedale per fare i tamponi.

La regione Sicilia sta nel frattempo lavorando a un piano che prevede che siano disponibili, anche se ancora non si sa in che tempi, fino a 2.500 posti letto negli ospedali per le persone malate di COVID-19, di cui il 20 per cento destinato alla terapia intensiva e sub-intensiva. Il 18 ottobre i ricoverati negli ospedali siciliani per il coronavirus erano 563 di cui 70 in terapia intensiva.