Nessun poliziotto è stato incriminato per la morte di Breonna Taylor

Tamika Palmer, madre di Breonna Taylor, davanti a un murale della figlia a Louisville, Kentucky, 21 settembre 2020
(Brandon Bell/Getty Images)
Tamika Palmer, madre di Breonna Taylor, davanti a un murale della figlia a Louisville, Kentucky, 21 settembre 2020 (Brandon Bell/Getty Images)

Mercoledì un gran giurì (un tipo di giuria dell’ordinamento statunitense chiamata a stabilire se le prove raccolte siano sufficienti per iniziare un processo penale contro qualcuno) ha deciso di non incriminare nessun poliziotto per omicidio per la morte di Breonna Taylor, una ragazza afroamericana di 26 anni uccisa per errore dalla polizia sei mesi fa, durante una sparatoria nel suo appartamento.

Il gran giurì ha incriminato Brett Hankison, un ex detective, per tre capi di imputazione per condotta pericolosa, per aver messo in pericolo la vita di tre persone che abitavano vicino a Taylor sparando proiettili finiti nei loro appartamenti. Gli altri due poliziotti presenti all’irruzione in cui Taylor morì non sono stati incriminati.

La polizia era convinta di arrestare uno spacciatore di droga e irruppe nell’appartamento; il fidanzato di Taylor sparò a un poliziotto pensando che fosse un ladro, e nella sparatoria successiva Taylor fu colpita dai proiettili sparati dalla polizia. Hankinson era già stato licenziato dal corpo di polizia mentre gli altri due poliziotti che avevano partecipato alla sparatoria non sono stati incriminati.

Taylor, come George Floyd, è diventata uno dei simboli delle manifestazioni che da più di tre mesi si tengono negli Stati Uniti contro il razzismo e la violenza della polizia. Dieci giorni fa la città di Louisville aveva patteggiato il versamento di 12 milioni di dollari alla famiglia di Taylor.