Anche Francia e Svezia dicono che Alexei Navalny è stato avvelenato

Un uomo tiene in mano un cartello con un ritratto di Alexei Navalny e la scritta "Navalny è stato avvelenato, sappiamo di chi è la colpa, Alexei devi vivere", Chabarovsk, in Russia, il 22 agosto 2020 (AP Photo / Igor Volkov)
Un uomo tiene in mano un cartello con un ritratto di Alexei Navalny e la scritta "Navalny è stato avvelenato, sappiamo di chi è la colpa, Alexei devi vivere", Chabarovsk, in Russia, il 22 agosto 2020 (AP Photo / Igor Volkov)

Lunedì il portavoce del governo tedesco Steffen Seiber ha detto che laboratori in Svezia e Francia hanno confermato che l’oppositore russo Alexei Navalny è stato avvelenato con il pericoloso agente nervino, il novichok, sviluppato dalla Russia tra gli anni Ottanta e Novanta e già usato in passato per avvelenare gli oppositori del presidente russo Vladimir Putin. Seiber ha detto che le analisi dei laboratori svedesi e francesi sono avvenute «in modo indipendente».

I campioni che erano stati prelevati a Navalny, che attualmente è ricoverato a Berlino, sono stati inoltre inviati per i test di laboratorio anche all’OPCW, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche che ha sede a L’Aia, nei Paesi Bassi.

Il 24 agosto i medici dell’ospedale Charité di Berlino avevano detto che Navalny stava ricevendo cure per un’intossicazione da inibitori della colinesterasi, tossine che possono avere effetti molto gravi sul sistema nervoso, senza specificare quale fosse stata la sostanza responsabile dell’avvelenamento.

Successivamente, il governo tedesco aveva reso pubblici i risultati degli esami tossicologici effettuati da un laboratorio speciale dell’esercito su Navalny, secondo cui l’oppositore russo sarebbe stato avvelenato con il novichok. Il 7 settembre l’ospedale Charité di Berlino aveva detto che Navalny non era più in coma farmacologico e che le sue condizioni stavano migliorando. Navalny respirava autonomamente senza l’ausilio di ventilatori, e stava rispondendo a stimoli verbali. L’ospedale aveva aggiunto però che era «ancora troppo presto per valutare i potenziali effetti a lungo termine del suo grave avvelenamento».