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  • Martedì 8 settembre 2020

La scuola inizierà senza i nuovi banchi

Quasi ovunque, almeno: ne sono stati consegnati una piccola parte dei 2,5 milioni totali, che continueranno a essere distribuiti per settimane

Banchi monoposto consegnati al liceo ''Isacco Newton'' di Roma al di fuori delle forniture previste dal bando nazionale. (ANSA/FABIO FRUSTACI)
Banchi monoposto consegnati al liceo ''Isacco Newton'' di Roma al di fuori delle forniture previste dal bando nazionale. (ANSA/FABIO FRUSTACI)

La riapertura della scuola è prevista per lunedì in quasi tutte le regioni, anche se alcune hanno annunciato uno slittamento della data o potrebbero farlo questa settimana: ma soltanto una piccola parte degli oltre due milioni di nuovi banchi acquistati dal governo per migliorare la sicurezza degli istituti è già stata consegnata. Contrariamente agli annunci e alle promesse di agosto, secondo cui le procedure di consegna sarebbero finite entro l’inizio della scuola, queste dovrebbero concludersi in realtà soltanto alla fine di ottobre, ha detto il commissario straordinario Domenico Arcuri.

Non è chiaro quanti banchi siano già arrivati nelle scuole: le consegne sono cominciate lo scorso 29 agosto in luoghi simbolici per l’epidemia da coronavirus in Italia, come Codogno, Alzano Lombardo e Nembro. Sono poi proseguite la scorsa settimana nella provincia di Bolzano, dove le lezioni sono riprese lunedì. Un comunicato di venerdì scorso di Invitalia – l’agenzia diretta da Arcuri – parla di circa 6.000 banchi consegnati in provincia a Bolzano e di quasi 1.500 in consegna nella settimana in corso in provincia di Caserta. Ma sono numeri piccolissimi se confrontati ai circa 2,5 milioni di pezzi totali del bando: la grandissima parte delle consegne, quindi, avverrà dopo l’inizio della scuola.

La vicenda del bando promosso da Arcuri è stata molto raccontata e discussa. Era iniziata a luglio, quando il ministero dell’Istruzione aveva dato mandato ad Arcuri di reperire fino a 3 milioni di banchi monoposto per consentire il distanziamento fisico degli studenti nelle aule delle scuole italiane. Alla fine ne sono stati ordinati due milioni di tipo tradizionale, e 435mila di quelli “con le ruote”, di un tipo innovativo e più costoso. Nei giorni successivi era emerso però che la quantità di banchi richiesta era straordinariamente superiore a quella che poteva produrre il mercato italiano (la gara era europea, ma non è chiaro se abbia partecipato qualche azienda non italiana) e che secondo le associazioni di categoria le scadenze previste erano impossibili da rispettare.

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È andata in parte così: non sembra in discussione che i banchi saranno prodotti e consegnati, ma i tempi si sono allungati tantissimo slittando ben oltre la riapertura delle scuole. Arcuri ha dovuto correggere più volte i termini del bando, in modo da cambiare i requisiti minimi per partecipare e posticipando le scadenze: altrimenti sarebbe stato praticamente impossibile partecipare per quasi tutte le aziende italiane.

Qualche giorno fa, al Corriere della Sera, la vice ministra dell’Istruzione Anna Ascani ha detto: «Sapevamo che un paese che produce 200 mila banchi all’anno non può produrne 2 milioni e mezzo in un mese», generando un po’ di polemiche e perplessità visto che all’epoca del bando il governo e Arcuri avevano invece insistito sul fatto che sarebbe stato possibile rispettare i tempi e le quantità previste, respingendo le critiche.

A fine agosto, alla fine, Arcuri aveva sottoscritto 11 contratti con aziende o consorzi d’aziende per acquistare circa due milioni di banchi (un numero che deriva dalle richieste arrivate dagli istituti). Le aziende coinvolte però non sono ancora state rese pubbliche: c’è tempo un mese, anche se la decisione di non annunciarle è stata criticata, soprattutto perché Arcuri aveva insistito molto sull’importanza della trasparenza nella procedura.

Negli ultimi giorni poi c’è stata una polemica su un contratto in particolare, che è stato oggetto di un’interrogazione parlamentare della Lega e di una serie di articoli del quotidiano La Verità. È quello stipulato con la Nexus di Ostia, un’azienda che sembra si occupi in realtà di organizzazione di eventi, e che pur avendo un capitale sociale di appena 4mila euro e un fatturato annuo da 400mila avrebbe dovuto fornire 180mila banchi, per un contratto da 45 milioni di euro. Era strana anche la cifra: quasi 250 euro per ciascun banco, che però sembra fossero del tipo tradizionale, che costano in realtà molto meno. Invitalia ha confermato che il contratto con Nexus è stato annullato.