In Africa è stata eradicata la poliomielite selvaggia

È una grande notizia, ma ci sono ragioni per non abbassare l'attenzione soprattutto in Africa

(AP Photo/Sunday Alamba)
(AP Photo/Sunday Alamba)

Martedì 25 agosto la Commissione per la Certificazione Regionale dell’Africa, un organismo indipendente internazionale che aveva ricevuto un mandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha annunciato che l’ultimo ceppo del virus della poliomielite che si trova in natura è stato eradicato in Africa. La poliomielite è una malattia che ha condizionato l’esistenza dell’umanità per millenni, con grandi epidemie che interessavano soprattutto i bambini e portavano a forme permanenti di paralisi. L’eradicazione del virus è stata ottenuta grazie ai vaccini e a uno sforzo globale che dura da più di 30 anni. Il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha parlato di «un risultato incredibile».

Il virus selvaggio della poliomielite – e cioè nella sua forma presente in natura – ha tre varianti conosciute. Il poliovirus di tipo 2 era stato dichiarato eradicato globalmente nel 2015, quello di tipo 3 nel 2019. La variante di tipo 1, l’ultima rimasta attiva nel mondo, rimane presente in Afghanistan e in Pakistan, mentre il 95 per cento della popolazione africana ha raggiunto l’immunità. Questa era una delle condizioni che la Commissione per la Certificazione Regionale dell’Africa aveva posto prima di dichiarare il continente libero dalla polio selvaggia. La Commissione ha comunque specificato che è stato eradicato il virus presente in natura, mentre è ancora presente quello derivato dal vaccino, che però provoca epidemie piuttosto limitate e più facilmente contenibili. BBC scrive che l’OMS ha identificato alcuni di questi casi in Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana e Angola.

Per eliminare la poliomielite, i vaccini sono stati fondamentali, ma in alcuni paesi l’impossibilità di fornire una copertura adeguata della popolazione ha portato a rari casi di poliomielite conseguente proprio alla vaccinazione. La versione più economica del vaccino, somministrabile oralmente e non più in uso in moltissimi posti fra cui Europa e Stati Uniti, ha continuato ad essere utilizzata in Africa perché richiede meno strumenti rispetto al vaccino somministrabile attraverso un’iniezione e meno personale medico: il preparato contiene al suo interno il virus vivo in forma attenuata che, senza costituire un pericolo per la salute, permette di sviluppare gli anticorpi necessari per resistere alla malattia.

Chi riceve la dose rilascia con le feci la versione attenuata del virus per qualche settimana, con la possibilità che questo entri in contatto con altre persone, per esempio attraverso acqua contaminata dovuta a scarse condizioni igieniche. Il problema è che più il virus attenuato rimane in circolazione, più aumenta il rischio che vada incontro a mutazioni fino ad assumere una forma simile a quella del virus selvaggio vero e proprio, che causa le gravi forme di paralisi.

In Africa erano risultati 68 casi di poliomielite derivanti dal vaccino nel 2018 e 320 nel 2019. Quest’anno il rischio è che il loro numero aumenti, perché la crisi legata all’epidemia da coronavirus ha portato molti enti pubblici e privati a sospendere le campagne di vaccinazione di massa. E anche il poliovirus indotto da vaccino si contrasta vaccinando più persone possibili.

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Durante gli anni Duemila in molti paesi africani si diffuse la diffidenza nei confronti del vaccino, che intralciò gli sforzi per eliminare il virus. La Nigeria, in particolare, fu il punto debole di tutto il continente. Nel 2003 le autorità religiose del paese appoggiarono una teoria del complotto che vedeva nel vaccino un tentativo dell’Occidente di sterilizzare i musulmani. Questo portò a una diminuzione drastica delle vaccinazioni causando un focolaio di poliomielite che, nel giro di cinque anni, si diffuse in altri venti paesi.

Una militante per la campagna di vaccinazione contro il poliovirus in Nigeria, nel 2016 (AP Photo/Sunday Alamba, File)

Furono dunque portate avanti massicce campagne di sensibilizzazione e in questo modo si riuscì ad aumentare la copertura vaccinale e a contenere il virus. Nel 2016 ci furono nuovi casi provenienti da una regione della Nigeria controllata dal gruppo estremista Boko Haram che si era rifiutato di far entrare il personale sanitario nel territorio occupato. Il governo nigeriano e i gruppi che eseguivano vaccini iniziarono a collaborare facendo grande ricorso al vaccino orale: vaccinarono, ad esempio, i bambini e le bambine che facevano visita ai mercati delle zone vicine a quelle occupate.

Come detto prima, il poliovirus selvaggio di tipo 1 è ancora presente solo in Afghanistan e in Pakistan, dove continuano a esserci problemi dovuti alle carenze nei sistemi vaccinali e dove ci sono molti pregiudizi verso i vaccini stessi, anche a seguito del fatto che nel 2011 si venne a sapere che una campagna di vaccinazione fu usata come copertura dai servizi segreti statunitensi per identificare il terrorista Osama Bin Laden. Come risultato di questa situazione, chi cerca di portare avanti campagne per promuovere i vaccini nel paese è perseguitato e a volte minacciato o ucciso.