Il pasticcio del consiglio regionale della Puglia sulla legge elettorale

Doveva introdurre la doppia preferenza di genere per adeguarsi alle leggi nazionali, ma non ci è riuscito per uno scontro tra maggioranza e opposizione (e tra maggioranza e maggioranza)

(Ansa)
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Il Consiglio regionale della Puglia non è riuscito ad approvare una modifica alla legge elettorale che rispetti le leggi sulla parità di genere: sarà quindi il governo nazionale a intervenire esercitando il potere sostitutivo, che gli permette di legiferare su certi temi al posto delle amministrazioni locali. La Puglia non era l’unica regione che doveva ancora adeguare la sua legge elettorale includendo le doppie preferenze di genere, ma è l’unica che non lo ha ancora fatto e che voterà il 20 e 21 settembre.

Sono infatti nella stessa situazione anche altre regioni e provincie autonome, come la Calabria, il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte, la Valle d’Aosta e la provincia autonoma di Bolzano. Lo era anche la Liguria, l’unica tra queste che voterà a sua volta a settembre e che quindi, come la Puglia, doveva necessariamente modificare la legge: ci è riuscita però da sola, approvando le doppie preferenze a inizio luglio.

«Mi assumo la responsabilità politica di non essere riuscito a convincere la maggioranza in consiglio ad approvare la doppia preferenza di genere», ha detto il presidente della regione Michele Emiliano, che cerca la rielezione. La seduta del consiglio regionale in cui si doveva approvare la modifica si è tenuta martedì sera, con la maggioranza – composta dal Partito Democratico, Liberi e Uguali e altre liste locali di sinistra – che aveva presentato un apposito disegno di legge.

Fratelli d’Italia, partito di destra di opposizione, ha presentato però quasi 2.000 emendamenti per rendere di fatto impossibile l’approvazione di quelli presentati dalla maggioranza e dal Movimento 5 Stelle. Questo ha contribuito a far saltare il disegno di legge, insieme ad alcune intricate divisioni nella maggioranza, i cui consiglieri hanno in parte abbandonato l’aula prima della votazione, rendendola nulla.

Con la legge 20 del 2016, il governo nazionale aveva introdotto l’obbligo per le leggi elettorali regionali di prevedere un’alternanza di genere nei candidati eletti al consiglio regionale, con la doppia preferenza. Alcune regioni prevedevano già questo sistema, altre no e si sono adeguate, altre ancora devono ancora farlo ma non votano a settembre, e quindi hanno ancora tempo. Per la Puglia il governo aveva fissato la scadenza per adeguarsi al 28 luglio: non avendola rispettata, verrà usato il potere sostituivo per introdurre la doppia preferenza di genere.

Attualmente il consiglio regionale della Puglia, composto da 51 persone, conta 46 uomini. Secondo Raffaele Fitto, esponente di Fratelli d’Italia e candidato a presidente della Regione per la destra, le centinaia di emendamenti presentati dal suo partito però non servivano a far saltare la doppia preferenza, e quindi non riguardavano la parità di genere. Il centrodestra voleva infatti rendere impossibile la conclusione della discussione forzando così una votazione sul testo originale del disegno di legge. C’era un emendamento, in particolare, che il centrodestra non voleva: lo aveva presentato il M5S, e prevedeva l’inammissibilità alle elezioni delle liste che non sono composte almeno al 40% da donne. Nel testo originale, invece, era prevista solo una sanzione economica. I consiglieri hanno provato a lungo a trovare un compromesso su questo emendamento, senza però riuscirci.

Ma a contribuire alla mancata approvazione della legge è stata in realtà anche la maggioranza. Emiliano vorrebbe candidare – e nominare assessore alla Sanità in caso di rielezione – Pier Luigi Lopalco, virologo pugliese molto in vista in questi mesi di epidemia e a capo della task force regionale sul coronavirus. Il centrodestra ha però presentato un emendamento che avrebbe impedito la candidatura membri della task force, costringendo Lopalco a dimettersi prima di candidarsi. L’emendamento è stato approvato con 28 voti favorevoli e 19 contrari: il voto è stato segreto, ma ha certamente votato a favore una decina di consiglieri della maggioranza.

Questa divisione, che è stata attribuita alla diffidenza di parte del centrosinistra nei confronti della popolarità acquisita da Lopalco, si è quindi aggiunta agli scontri politici tra maggioranza e opposizione, complicando ulteriormente l’approvazione della legge. Quando era ormai tarda notte, e prima della votazione di un altro emendamento su cui il centrosinistra rischiava di spaccarsi, diversi consiglieri della maggioranza hanno lasciato l’aula, facendo venire meno il numero legale necessario per approvare la legge.

Era già successa una cosa simile nel 2015, quando la maggioranza guidata da Nichi Vendola non riuscì ad approvare una modifica alla legge elettorale che introducesse la doppia preferenza di genere. Emiliano ha detto di aver già «contattato il governo per informarlo di quanto accaduto e dando il mio pieno consenso all’emissione di un provvedimento che introduca la doppia preferenza». Non è ancora chiaro però quando deciderà il governo al riguardo.