Con il 50 per cento delle schede scrutinate, i “sì” alle modifiche costituzionali volute da Putin sono oltre il 76 per cento

Vladimir Putin, Mosca, 24 giugno 2020 (Sergey Guneev - Host Photo Agency via Getty Images )
Vladimir Putin, Mosca, 24 giugno 2020 (Sergey Guneev - Host Photo Agency via Getty Images )

La Commissione elettorale centrale russa ha fatto sapere che il 50 per cento delle schede del referendum sugli emendamenti costituzionali voluti da Vladimir Putin è stato conteggiato e che oltre il 76 per cento degli elettori ha votato a favore. Secondo i risultati parziali, il 22,93 per cento dei votanti si è invece espresso contro le modifiche. L’affluenza è stata quasi del 65 per cento.

Nella riforma, tra i cambiamenti più importanti c’è quello che annulla il vincolo del doppio mandato presidenziale consecutivo, cosa che permetterebbe a Putin – nel caso in cui riuscisse a farsi rieleggere – di governare fino al 2036, cioè fino a quando avrebbe più di 80 anni.

La settimana di voto popolare si è conclusa da poco. Il voto si è svolto sia attraverso un portale online, sia in presenza ai seggi. Nel voto online più del 62 per cento degli elettori della regione di Mosca ha votato a favore delle modifiche mentre il 37,67 per cento ha votato contro. A Nižnij Novgorod, l’altra regione dove è stato possibile votare online, gli emendamenti sono stati approvati dal 59,69 per cento degli elettori e respinti dal 40,31 per cento.

La riforma costituzionale prevede diverse modifiche, le più grandi da quando la Russia ha smesso di far parte dell’Unione Sovietica. Tra le altre cose, contiene emendamenti per esplicitare e rafforzare il divieto ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, per far sì che i russi vengano riconosciuti come il gruppo etnico che fondò la nazione, per riconoscere formalmente la Russia come stato successore dell’Unione Sovietica e per aggiungere una serie di riferimenti alla fede in Dio (la Russia è un paese a maggioranza cristiana ortodossa). Ci sono inoltre emendamenti che, se definitivamente approvati, potrebbero permettere alla Russia di rafforzare il controllo sulla Crimea, penisola ucraina annessa al territorio russo nel 2014, e sulle Isole Curili, contese con il Giappone dalla Seconda guerra mondiale.

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