Le notizie di venerdì sul coronavirus in Italia

Sono stati confermati 251 nuovi casi e 47 decessi. I ricoverati in terapia intensiva scendono nuovamente, a 161

Una barista con mascherina protettiva in un bar di Bergamo, il 18 giugno 2020 (Emanuele Cremaschi/Getty Images)
Una barista con mascherina protettiva in un bar di Bergamo, il 18 giugno 2020 (Emanuele Cremaschi/Getty Images)

Nelle ultime 24 ore in Italia sono stati registrati 251 casi di contagio da coronavirus e 47 morti, secondo i dati diffusi giovedì dalla Protezione Civile che registra anche due casi di ricalcolo, in Abruzzo e in Sicilia. Le persone attualmente ricoverate in terapia intensiva sono 161, scendendo di 7 unità dopo l’incremento di ieri. Le persone testate con tampone a oggi sono 2.987.294, 28.570 più di ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” sono 1.363, per un totale di 181.907.

In Lombardia sono stati registrati 157 nuovi casi di contagio. Il bilancio lombardo continua a essere di gran lunga il peggiore d’Italia e ammonta complessivamente a 92.675 casi di contagio e 16.534 morti. Nella provincia di Milano i nuovi casi di contagio sono 43 (ieri 52), di cui 22 (ieri 18) nel capoluogo.

Le altre regioni con il maggior incremento del numero dei casi confermati sono Piemonte (27), Emilia-Romagna (26) e Toscana (10). Oggi in cinque regioni non sono stati registrati nuovi casi di contagio: Basilicata, Calabria, Campania, Marche e Valle d’Aosta.

Questi, comunque, sono numeri da prendere con estrema cautela: in Italia, così come in moltissimi altri paesi del mondo, il numero dei casi positivi accertati comprende solo le persone che sono risultate positive al tampone, ma non le centinaia di migliaia di persone che hanno contratto il virus e non hanno mai fatto il test, e che quindi non sono mai rientrate nei conteggi ufficiali. Un discorso simile si deve fare per il numero dei morti, e anche il numero dei guariti e dimessi deve essere preso con le molle (qui c’è la spiegazione lunga sui numeri e sulle necessarie prudenze da avere nell’interpretarli).

– Leggi anche: “Come non rispondere a una pandemia”

Le notizie di oggi
Oggi si è svolto in videoconferenza il Consiglio Europeo in cui si sono confrontate le diverse posizioni dei paesi dell’Unione sul cosiddetto Recovery Fund (che in realtà si chiama Next Generation EU), il piano di interventi economici per sostenere le economie europee in crisi durante e dopo l’emergenza coronavirus. È stato considerato una sorta di incontro interlocutorio e di studio fra le differenti sensibilità nazionali in vista del prossimo vertice che si terrà, questa volta in presenza, a metà del prossimo luglio.

Il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte ha scritto su Twitter, a vertice concluso, di ritenere che si sia fatto «un altro passo avanti». Ha poi aggiunto che auspica che un accordo venga trovato a luglio ricordando che tutti devono essere «consapevoli della posta in gioco». C’è stato un cauto ottimismo anche da parte della Cancelliera tedesca Angela Merkel e della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che hanno parlato di «un clima costruttivo».

Il primo ministro dei Paesi Bassi Mark Rutte ha detto che i paesi che utilizzeranno i fondi «dovranno mettere la loro casa in ordine, per non doverli usare di nuovo» nel caso di una nuova crisi in futuro. «Vogliamo aiutare, ma gli altri devono aiutare loro stessi», ha detto. Il premier austriaco Sebastian Kurz a conclusione del vertice ha scritto su Twitter che l’assistenza ai paesi più colpiti dalla COVID19 «deve essere ben mirata e chiaramente limitata nel tempo», aggiungendo che l’Austria farà fronte comune con Danimarca, Paesi Bassi e Svezia.

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala questa mattina, durante la sua quotidiana diretta Facebook sull’emergenza coronavirus nel capoluogo lombardo, si è augurato che i milanesi tornino a lavorare in presenza. «Basta con lo smart working», ha chiesto Sala. Il sindaco ha poi aggiunto quello che ha definito un consiglio: «Io sono molto contento del fatto che il lockdown ci abbia insegnato lo smart working, e ne ho fatto ampio uso in Comune, ma ora è il momento di tornare a lavorare, perché l’effetto grotta per cui siamo a casa e prendiamo lo stipendio ha i suoi pericoli. Tutto ciò va contestualizzato nella situazione sanitaria».

Sempre questa mattina il Senato ha approvato in via definitiva il “decreto elezioni” su cui il governo aveva posto la fiducia. I voti favorevoli sono stati 158. Non c’è stato nessun astenuto né voto contrario. I presenti in Aula erano 162, di cui 158 votanti. Le opposizioni non hanno partecipato al voto. Oggi era l’ultimo giorno utile per l’approvazione del decreto, che diversamente sarebbe decaduto, che prevede l’accorpamento a settembre in una sola giornata delle elezioni amministrative e regionali e del referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari.

Per un errore tecnico ieri sera era stato annullato il voto favorevole dell’Aula sullo stesso decreto. Anche in quell’occasione il governo aveva chiesto la fiducia. Al momento del voto erano presenti in Senato 149 parlamentari, ma il numero legale necessario per ratificare il voto è stato ricalcolato, successivamente alla votazione, in 150 presenze. ANSA scrive che si tratta di un caso estremamente raro e che una situazione simile si sarebbe verificata l’ultima volta nel 1989, senza specificare però di quale seduta si trattasse e se fosse un voto di fiducia. AGI attribuisce la notizia di questo precedente a fonti del Senato.

– Leggi anche: I gruppi sanguigni influenzano la gravità della COVID-19?

Un gruppo di ricercatori europei ha pubblicato uno studio scientifico sul presunto rapporto tra l’appartenenza ai vari gruppi sanguigni e il rischio di sviluppare sintomi gravi di COVID-19. La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine (NEJM), si aggiunge ad altri studi diffusi nelle ultime settimane sui diversi livelli di gravità della malattia causata dal coronavirus riscontrati nei pazienti, a seconda del loro gruppo sanguigno.

Queste ricerche sono molto discusse nella comunità scientifica e devono essere prese ancora con cautela, in attesa di ulteriori approfondimenti. In questo articolo abbiamo spiegato come vanno letti i risultati di questo studio.

Un report dell’Istituto superiore di Sanità ha rilevato che l’indice di contagio Rt resta sotto l’1 in tutte le Regioni italiane tranne il Lazio, a seguito del focolaio di contagi della settimana scorsa. “In tutta la Penisola – scrive l’Iss facendo riferimento alla settimana 8-14 giugno – sono stati diagnosticati nuovi casi di infezione, con casi in aumento rispetto alla precedente settimana di monitoraggio in diverse Regioni».

La Lombardia, la regione più colpita dall’emergenza e in cui si registra ancora il maggior numero di casi di contagio, ha un Rt di 0,82, migliorando rispetto allo 0,90 della scorsa settimana. Più basso l’indice del Veneto, 0,69, mentre sono più alte Sicilia (0,72) e Toscana (0,74). Rt allo 0,56 per il Piemonte, quasi sullo stesso livello di Abruzzo (0,57) e Marche (0,59). A livelli molto bassi Sardegna (0,03) e Calabria (0,04).

Intanto l’Istat ha diffuso i dati trimestrali sulle tendenze occupazionali, ovviamente influenzati dalla crisi economica conseguenza dell’epidema da coronavirus. In una nota firmata congiuntamente da Istat, ministero del Lavoro, Inps, Inail e Anpal si rileva nei primi tre mesi del 2020 una diminuzione di «239mila attivazioni di rapporto di lavoro dipendente» in rapporto con lo stesso periodo del 2019. Calano soprattutto i contratti a termine (-195mila), meno quelli a tempo indeterminato (-44mila).

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