• Mondo
  • Lunedì 15 giugno 2020

Cos’è questa storia dei finanziamenti del Venezuela al M5S

Un'inchiesta pubblicata dal giornale spagnolo ABC parla di 3,5 milioni di euro arrivati illegalmente a Casaleggio nel 2010: il M5S sostiene che sia una "fake news"

L'homepage di ABC
L'homepage di ABC

Il quotidiano spagnolo ABC ha pubblicato un’inchiesta su un presunto finanziamento illegale di 3,5 milioni di euro ricevuto nell’estate 2010 dal Movimento 5 Stelle: il finanziamento sarebbe arrivato dal regime venezuelano allora guidato da Hugo Chávez, quando Nicolás Maduro, attuale presidente del paese, era ministro degli Esteri. Secondo ABC, giornale di orientamento conservatore, i 3,5 milioni di euro sarebbero stati consegnati a Gianroberto Casaleggio, fondatore del M5S, dal console venezuelano a Milano, Gian Carlo Di Martino, dopo essere arrivati in Italia in una valigetta diplomatica.

L’inchiesta di ABC dice di basarsi su documenti riservati della Dirección General de Inteligencia Militar (Dgcim), agenzia di intelligence venezuelana, nei quali Casaleggio è descritto come «promotore di un movimento di sinistra rivoluzionario e anticapitalista». ABC ha pubblicato sul suo sito uno di questi documenti.

L’inchiesta di ABC per il momento non è stata confermata da altre testate spagnole o internazionali. Né il governo venezuelano né i leader del M5S contattati hanno risposto alle domande di ABC. Lunedì, però, il capo politico del Movimento, Vito Crimi, ha definito l’inchiesta «una ridicola fake news», mentre Alessandro Di Battista ha chiesto a Davide Casaleggio di querelare il giornale spagnolo. Gian Carlo Di Martino, intervistato da Repubblica, ha detto che i documenti di ABC sono falsi e ha accusato il giornale spagnolo di essere finanziato dalla destra venezuelana.

L’inchiesta si riferisce a fatti risalenti al 2010, anno in cui a capo della Dgcim c’era Hugo Carvajal, ex diplomatico e generale venezuelano, considerato molto vicino a Chávez. Nel febbraio 2019 Carvajal ha cambiato schieramento: ha smesso di stare dalla parte del regime di Maduro, successore di Chávez, e ha dato il suo appoggio a Juan Guaidó, leader dell’opposizione venezuelana. Poco dopo Carvajal ha lasciato il Venezuela; è andato in Spagna, dove un tribunale ha stabilito che avrebbe dovuto essere estradato negli Stati Uniti, che lo accusavano tra le altre cose di traffico di droga e di vendita di armi al gruppo colombiano delle FARC. Nel novembre dello stesso anno, Carvajal ha fatto perdere le sue tracce, e ancora oggi è ricercato dalle autorità statunitensi.

Secondo ABC, i 3,5 milioni di euro arrivati a Milano nella valigetta diplomatica provenivano dai fondi amministrati da Tareck al Aissami, allora ministro dell’Interno e della Giustizia, e oggi ministro dell’Industria e del Petrolio. Dal 2017 Aissami è sottoposto a sanzioni del dipartimento del Tesoro americano per reati legati al narcotraffico, e dal 2018 è obiettivo anche delle sanzioni dell’Unione Europea per essere stato supervisore del Servicio Bolivariano de Inteligencia Nacional (Sebin), organismo venezuelano ritenuto responsabile di gravi violazioni dei diritti umani e arresti arbitrari.

ABC ha aggiunto che il documento che racconta la vicenda della valigetta sarebbe stato redatto a causa di un incidente interno avvenuto nel consolato di Milano. Un funzionario vicino all’addetto militare, ha scritto il giornale spagnolo, avrebbe trovato la valigetta con i 3,5 milioni di euro, avrebbe chiesto informazioni a Hugo Carvajal, allora capo del Dgcim, il quale avrebbe avviato un’indagine sulla provenienza del denaro. Aissami e Maduro avrebbero poi spiegato che l’operazione era stata approvata.

Il M5S ha sempre avuto una posizione piuttosto ambigua nei confronti del Venezuela, e non si è mai voluto scontrare direttamente con il regime di Maduro. Nel 2017 una delegazione del M5S guidata da Manlio Di Stefano, oggi sottosegretario agli Esteri, andò a Caracas per partecipare alle commemorazioni per il quarto anniversario della morte di Chávez. Oggi il governo italiano guidato da Giuseppe Conte è ancora uno dei tre governi dell’Unione Europea a non riconoscere la legittimità di Juan Guaidó come presidente ad interim del Venezuela (gli altri due sono Slovacchia e Cipro), anche se riconosce l’Assemblea nazionale – il parlamento controllato dalle opposizioni – come unica autorità legittima.

Negli ultimi anni il Venezuela è stato accusato di avere trasferito illegalmente denaro in diversi paesi per finanziare movimenti politici e governi considerati vicini a quello venezuelano: tra gli altri, il partito di Cristina Kirchner in Argentina e Podemos in Spagna.