Il Giappone è entrato in recessione

Una lavoratrice cuce un camice nella fabbrica Riviera a Sakai, in Giappone, il 14 maggio 2020 ( Carl Court/Getty Images)
Una lavoratrice cuce un camice nella fabbrica Riviera a Sakai, in Giappone, il 14 maggio 2020 ( Carl Court/Getty Images)

Nel primo trimestre del 2020 il PIL del Giappone è calato del 3,4 per cento su base annua dopo che anche nell’ultimo trimestre del 2019 era sceso del 7,3 per cento. Con una flessione dell’economia per due trimestri consecutivi il Giappone entra in quella che gli economisti chiamano “recessione tecnica”. Il rallentamento dell’economia giapponese, che è la terza del mondo, negli ultimi tre mesi del 2019 era dovuto soprattutto alla decisione presa a inizio ottobre dal governo di aumentare la tassa sui consumi, l’equivalente della nostra IVA, dall’8 al 10 per cento. La contrazione della crescita nei primi mesi di quest’anno è stata invece causata principalmente dalle misure di contenimento dell’epidemia da coronavirus. Nel paese sono stati accertati più di 16mila casi di contagio e 756 morti.

Lo scorso 14 maggio il governo aveva revocato lo stato di emergenza in 39 delle 47 province del paese. Tra le province in cui è ancora in vigore ci sono quella della capitale Tokyo e quella di Osaka. Nonostante la flessione del PIL sia stata inferiore rispetto alle previsioni (gli analisti si aspettavano un calo del 4,6% nel primo trimestre del 2020), il ministro dell’economia Yasutoshi Nishimura ha dichiarato che ci si aspetta un ulteriore rallentamento per il secondo trimestre del 2020. Secondo il giornale economico giapponese Nikkei l’economia in aprile, maggio e giugno potrebbe scendere del 21 per cento circa, registrando il peggior risultato dalla fine della Seconda guerra mondiale.