Le notizie di martedì sul coronavirus in Italia

I casi di contagio rilevati sono 1.075 in più di ieri, mentre i morti sono 236 in più

Una donna cammina di davanti a un murale in via Borgo Pio a Roma, il 5 maggio 2020 (ANSA/ETTORE FERRARI)
Una donna cammina di davanti a un murale in via Borgo Pio a Roma, il 5 maggio 2020 (ANSA/ETTORE FERRARI)

I contagi da coronavirus totali registrati ufficialmente dall’inizio dell’epidemia in Italia, secondo gli ultimi dati diffusi oggi dalla Protezione Civile, sono 213.013. Ci sono 1075 casi registrati in più di ieri, il numero più basso dal 10 marzo. I morti sono 29.315, un incremento di 236 rispetto a ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” sono 2.352, per un totale di 85.231. Le persone attualmente ricoverate in terapia intensiva sono 1.427, 52 in meno di ieri.

In Lombardia, la regione più colpita, i casi positivi totali sono oggi 78.605 (500 in più rispetto a ieri) e i morti registrati nelle ultime 24 ore sono stati 95. Le persone al momento in terapia intensiva sono 509, 23 in meno rispetto a ieri.

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Leggendo i dati comunicati ogni giorno dalla Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati. Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: si è scoperto infatti che questo dato comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate, mentre non comprende tutti quelli che sono guariti dopo essere stati malati, ma che non avendo fatto il tampone non sono mai entrati nei numeri ufficiali dei malati.

Oggi il Regno Unito ha quindi superato l’Italia per numero di morti da coronavirus, diventando così il paese europeo con il maggior numero di morti causate dal virus: sono stati registrati 693 morti in più rispetto a ieri, portando il totale a 29.427.

Nel pomeriggio l’Office for National Statistics (ONS), l’equivalente britannico dell’ISTAT, aveva stimato un dato ancora più alto per il Regno Unito, con un totale di 32.313 morti. L’ONS ha spiegato che questi dati differiscono in eccesso da quelli diffusi dal governo perché contano tutti i casi in cui nei certificati di morte è citata la COVID-19, mentre i dati del ministero della Salute britannico contano solo i casi in cui è stato stabilito attraverso un tampone che la causa della morte è stata la COVID-19. Anche l’Italia non conta i morti che non erano stati testati, ma i dati ISTAT diffusi ieri mostrano che i morti a causa del coronavirus in Lombardia potrebbero anche essere il doppio della stima ufficiale.

Le altre notizie di oggi

Per quanto riguarda il tema delle riaperture, il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini intervenendo al Tgr Rai ha detto che, se l’andamento dell’epidemia continuerà ad essere favorevole, bar, ristoranti, parrucchieri ed estetisti potranno aprire prima del 1° giugno. Le riaperture dovranno però «andare di pari passo con una curva epidemiologica che non torni ad essere preoccupante».

Bonaccini ha spiegato che, nella sua regione, non sono state rilevati particolari problemi anche «dove c’era qualche preoccupazione, cioé nella ripresa dei trasporti». Il presidente si è poi augurato che quest’estate sarà possibile aprire i centri estivi per i bambini già da giugno, soprattutto per «garantire servizi alle famiglie», cercando di garantire «da un lato sicurezza e dall’altro servizi che sono indispensabili nei prossimi mesi».

Oggi, inoltre, l’Imperial College di Londra ha diffuso uno studio sui possibili sviluppi dell’epidemia da coronavirus in Italia dopo l’inizio della cosiddetta Fase 2. L’istituto ipotizza tre possibili scenari per le prossime 8 settimane: uno in cui la mobilità rimanga la stessa della quarantena, uno in cui ritorni al 20% dei livelli precedenti alla quarantena e uno in cui ritorni al 40%.

Gli scenari ipotizzati presuppongono che la mobilità riprenda in modo uniforme, che il comportamento «rimanga uguale a quello precedente agli interventi non-farmaceutici, che non vengano introdotti interventi farmaceutici, e non include la riduzione di trasmissione tramite il tracciamento dei contatti, i test e l’isolamento di casi confermati o sospetti».

Lo studio rileva che «in assenza di ulteriori interventi, anche un ritorno del 20% ai livelli di mobilità pre-quarantena potrebbe causare un aumento dei decessi molto maggiore di quanto si sia verificato nell’attuale ondata, in diverse regioni. Futuri aumenti nel numero dei decessi verranno osservati dopo l’aumento dell’intensità di trasmissione e quindi una seconda ondata non sarà immediatamente evidente con il monitoraggio giornaliero dei decessi».

L’Imperial College suggerisce che per compensare l’aumento di mobilità oltre alle misure di distanziamento sociale siano intensificato il monitoraggio  della «trasmissione nella comunità con tamponi, il tracciamento dei contatti e l’isolamento tempestivo degli infetti […] di fondamentale importanza per ridurre il rischio di ripresa della trasmissione».

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Perché i casi aumentano ancora?
Una conseguenza della scarsa precisione dei dati raccolti fin qui è che anche ora che la situazione sembra complessivamente migliorare (il calo dei ricoveri in terapia intensiva ne è un segnale) il numero dei nuovi casi sembra ancora molto alto.

Una possibile risposta è che l’aumento del numero dei casi confermati sia legato all’aumento del numero di tamponi effettuati: più test si fanno, più casi si trovano. Questo dimostrerebbe anche che nelle prime settimane dall’inizio dell’epidemia il basso numero di test non aveva permesso di identificare tutti i casi, che sono stati (e sono ancora oggi) più di quanti dicano i numeri ufficiali.

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