Una canzone dei Pearl Jam

"L'uomo del momento", in inglese, è citato in ben due delle più belle e tristi ballate rock di sempre

(Mike Coppola/Getty Images)
(Mike Coppola/Getty Images)

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Man of the hour
Confesso che mi persi il grunge, se non per le sue cose più vistose: avevo già quasi trent’anni, bisognava essere più giovani per godersene tutto, e recuperai con dieci anni di ritardo. Per questo – mancandomi tutto il mito – non mi sono mai più appassionato alla musica dei Nirvana, mentre sono diventato senz’altro della fazione Pearl Jam (avvantaggiati nella competizione anche dalla fine drammatica dei Nirvana). Se qualcuno è ancora in ritardo e vuole bruciare le tappe, si guardi assolutamente il documentario del 2011 di Cameron Crowe (quello di Almost famous, gran film sul rock) sui Pearl Jam. Se no, rimando alla scelta in Playlist.

Dei Pearl Jam è appena uscito il disco nuovo, di cui mi dolgo di non essere entusiasta, malgrado loro siano tuttora di una figaggine con pochi paragoni (e continuamente in tour, prima dell’apocalisse attuale: io li ho visti a Rho, due anni fa). Eddie Vedder è molto amico del nostro Glen Hansard, e la settimana scorsa era intervenuto alla sua diretta Instagram di compleanno (praticamente devastandola, in uno stato inarrestabile di commossa eccitazione).

Man of the hour è un pezzo che Eddie Vedder scrisse per la colonna sonora di quel film di Tim Burton che si chiamava Big fish, del 2003, dove era sui titoli di coda. Dopo finì in una raccolta dei Pearl Jam, e loro la fanno spesso dal vivo: dedicandola quando è purtroppo il caso a qualcuno che è morto di recente. “Man of the hour” in inglese vuol dire una cosa simile a “l’uomo del momento”, ma con un’accezione di maggior rispetto e celebrazione. Un altro illustre uso dell’espressione è dentro Family Snapshot di Peter Gabriel (“there he is, the man of the hour, standing in the limousine”). Nel caso dei Pearl Jam, la canzone è un addio a un padre che è stato e sarà un modello (con qualche luogo comune un po’ pigro, come il “sipario” e “l’inchino finale”).
He was guiding me, love, his own way
Now the man of the hour is taking his final bow
As the curtain comes down
I feel that this is just goodbye for now

Ed è una delle canzoni che mostrano meglio quanto Eddie Vedder possa reggere tutto solo sulla sua voce; e in questo caso sulla sua voce e la sua chitarra. Qui la fa da solo con l’ukulele, strumento per cui ha un debole da tempo. È piena di passaggi speciali, ma se la ascoltate per un po’ li scoprite da soli. E fa belle cose con le rime, anche questa.
Nature has its own religion; gospel from the land
Father ruled by long division, young men they pretend
Old men comprehend.

Infine, è una delle non molte canzoni in cui il bridge – quel passaggio che di solito serve solo a spezzare la prevedibilità della successione tra strofe e refrain – è bello quanto strofe e refrain.
And the road
The old man paved
The broken seems along the way
The rusted signs, left just for me

Man of the hour su Spotify
Man of the hour su Apple Music
Man of the hour su YouTube

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