La Chiesa italiana «esige» di riprendere le messe

Lo ha scritto in un duro comunicato dopo che il governo non ha ammorbidito le restrizioni sulle funzioni religiose

(Antonio Masiello/Getty Images)
(Antonio Masiello/Getty Images)

La Conferenza Episcopale Italiana, l’assemblea permanente dei vescovi italiani della Chiesa cattolica, ha criticato la decisione del governo italiano di non avere incluso le messe nelle attività consentite a partire dal 4 maggio, giorno in cui saranno allentate alcune restrizioni prese per il coronavirus.

In un duro comunicato, la CEI ha ricordato che già a fine marzo la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, in un’intervista ad Avvenire, aveva detto che il governo stava lavorando a «nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto», a cui era seguita «un’interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria Generale della CEI, il Ministero e la stessa Presidenza del Consiglio»:

Un’interlocuzione nella quale la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria. Un’interlocuzione nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che – nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia – la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale.

Nel discorso con cui ha annunciato l’allentamento delle restrizioni per il 4 maggio, Conte ha specificato che le funzioni religiose come le messe non sono state permesse per via di un esplicito parere del comitato tecnico-scientifico. La decisione del governo non è stata accolta in malo modo soltanto dalla Chiesa, ma anche da alcuni membri dello stesso governo: Elena Bonetti, ministra della Famiglia e considerata molto vicina a Matteo Renzi, ha scritto su Twitter che la decisione di Conte è «incomprensibile» e che «va cambiata».

Dopo il comunicato della CEI, la presidenza del Consiglio ha a sua volta diffuso un comunicato in cui chiarisce che, nei prossimi giorni, «si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza».