Le notizie di lunedì sul coronavirus in Italia

Il numero dei casi totali è arrivato a 181.228 e i morti da ieri sono 454: per la prima volta sono diminuite le persone attualmente positive

(ANSA/ MATTEO CORNER)
(ANSA/ MATTEO CORNER)

Secondo gli ultimi dati diffusi oggi dalla Protezione Civile, i contagi totali registrati ufficialmente dall’inizio dell’epidemia di COVID-19 in Italia sono 181.228, 2.256 in più di ieri. I morti sono 24.114, un incremento di 454 rispetto a ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” registrati sono 1.822, per un totale di 48.877. Le persone attualmente positive sono 108.237 (ieri erano 108.257, quindi per la prima volta in calo) mentre quelle ricoverate in terapia intensiva sono 2.573 (il numero più basso dal 20 marzo), 62 in meno rispetto a ieri. Le persone ricoverate in altri reparti scendono a circa 25mila. 

In Lombardia, la regione italiana più colpita, i morti registrati nelle ultime 24 ore sono stati 163, portando il totale a 12.376: i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 901, 21 in meno rispetto a ieri.

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Le altre notizie di oggi

Oggi il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha parlato di «una regionalizzazione delle aperture» spiegando che «nelle zone con un numero inferiore di persone positive è più facile valutare la catena dei contatti». Per Walter Ricciardi, consulente del ministro e membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è invece troppo presto per fare delle valutazioni circa l’inizio della cosiddetta fase 2.

Chi è decisamente contrario alle riapertura di alcune regioni prima delle altre è il presidente della Lombardia Attilio Fontana: «Le decisioni saranno prese tutti insieme sulla base delle valutazioni dei tecnici a tutela della salute ma – ha detto ad ANSA – non credo che si possa arrivare a quello perché l’Italia potrebbe rimanere zoppa».

Secondo le proiezioni dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute delle Regioni Italiane basate sui dati messi a disposizione quotidianamente dalla Protezione Civile dal 24 febbraio al 17 aprile, la fine dell’emergenza da coronavirus (ma solo se saranno confermate le misure di isolamento), individuata come il primo giorno in cui non ci saranno nuovi casi di contagio, potrebbe arrivare in Lombardia e Marche, verosimilmente, non prima della fine di giugno. In Toscana e in Emilia-Romagna, invece, non prima della fine di maggio. Nelle altre regioni italiane la situazione “nuovi contagi zero” si potrebbe raggiungere tra la terza settimana di aprile e la prima settimana di maggio.

Intanto oggi si è riunito il Consiglio dei ministri per decidere sullo spostamento delle elezioni amministrative in programma a maggio. Al momento non è ancora stata presa una decisione ufficiale ma secondo quanto riporta ANSA, nel decreto che verrà varato dal governo sarà indicata una “finestra”, cioè un arco temporale, in cui ciascuna regione interessata potrà indire le elezioni. L’ipotesi più accreditata è quella di una “finestra larga” che vada dalla metà di settembre al mese di dicembre. Sarebbe quindi stata esclusa la possibilità di un voto prima della fine di luglio.

La coppia di cittadini cinesi ricoverati all’ospedale Spallanzani di Roma lo scorso 30 gennaio dopo essere risultati positivi al coronavirus, e dimessi il 19 marzo, ha concluso la riabilitazione al San Filippo Neri. L’uomo e la donna, lui di 67 anni, lei di 65, provenienti da Wuhan, sono stati i primi contagiati registrati in Italia. «Sono in ottime condizioni e hanno inoltre preannunciato una lettera di ringraziamento alle strutture sanitarie che li hanno salvati e avuti in cura», ha dichiarato l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato.

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Come leggere questi dati
Leggendo i comunicati giornalieri della Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati.

Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: questo dato infatti comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate, e non comprende tutte le persone che sono state malate di COVID-19 ma non hanno mai fatto il tampone, e quindi non risultano né nel conteggio dei malati né, in un secondo momento, in quello dei guariti.

Perché i casi aumentano ancora?
Una conseguenza della scarsa precisione dei dati raccolti fin qui è che anche ora che la situazione sembra complessivamente migliorare (il calo dei ricoveri in terapia intensiva ne è un segnale) il numero dei nuovi casi sembra ancora molto alto.

Una possibile risposta è che l’aumento del numero dei casi confermati sia legato all’aumento del numero di tamponi effettuati: più test si fanno, più casi si trovano, come ha detto Luca Richeldi, pneumologo del Policlinico Gemelli di Roma, durante la conferenza stampa del 13 aprile. Questo dimostrerebbe anche che nelle prime settimane dall’inizio dell’epidemia il basso numero di test non aveva permesso di identificare tutti i casi, che sono stati (e sono ancora oggi) più di quanti dicano i numeri ufficiali.

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