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  • Martedì 31 marzo 2020

Il fenomeno “Tiger King”

Di cosa parla l'ultimo documentario investigativo di Netflix, probabilmente lo show televisivo più visto al mondo in questi giorni

Joseph Maldonado-Passage aka "Joe Exotic" (Netflix)
Joseph Maldonado-Passage aka "Joe Exotic" (Netflix)

Nel 2014 l’artista e filantropo ambientalista Eric Goode si trovava in Florida per girare un documentario sul traffico di rettili negli Stati Uniti. Un giorno, nel parcheggio di un negozio di animali rari a Homestead, la sua attenzione venne catturata da un cliente, che vedendolo con le telecamere lo invitò a seguirlo. «Cosa ci fa un leopardo delle nevi chiuso dentro il furgone di questo tizio?», fu la prima cosa che si chiese quando vide un esemplare estremamente raro tenuto in gabbia sotto il sole cocente della Florida.

(Netflix)

Fu in quel momento che Goode decise di mettere da parte il progetto sul traffico di rettili per conoscere il mercato dei grandi felini in America, un fenomeno cresciuto moltissimo negli ultimi decenni così come le preoccupazioni sulle sue possibili conseguenze. Le ricerche di Goode sul tema iniziarono quindi da uno dei più grandi zoo privati a tema degli Stati Uniti, un posto sperduto nello stato dell’Oklahoma di proprietà di Joseph Maldonado-Passage, noto come Joe Exotic, il protagonista del documentario.

Joe Exotic si rivelò subito un personaggio singolare in un’America meno conosciuta. Si definiva «un bifolco dell’Oklahoma con il mullet, omosessuale e poligamo». Quando iniziarono le riprese, il suo zoo a Wynnewood contava 187 esemplari di grandi felini, senza contare alligatori, coccodrilli e scimpanzé. Viveva in casa con otto cuccioli di tigre, all’interno di un parco gestito a fatica e con diversi stratagemmi. Molti dei suoi dipendenti erano stati assunti direttamente dalla strada, tra senzatetto e tossicodipendenti: vivevano in alloggi di fortuna invasi dai topi e mangiavano merce vicina alla scadenza, o già avariata, la stessa che veniva usata per nutrire gli animali.

(Netflix)

Goode iniziò dunque a conoscere sempre meglio Joe e il suo mondo. Notò le sue indiscusse qualità da intrattenitore e uno spirito d’iniziativa effettivamente fuori dal comune che lo spingeva a fare mille cose diverse: si faceva riprendere continuamente in quasi tutto quello che faceva, gestiva una web TV e spesso scriveva e registrava canzoni, i cui video vi consigliamo di vedere (nel corso del documentario si candiderà anche alla presidenza degli Stati Uniti e un po’ più seriamente a governatore dell’Oklahoma).

Ma notò anche tutto quello che non andava, in particolare la sua crescente e spropositata ossessione nei confronti di Carole Baskin, una milionaria della Florida fondatrice di un “santuario per animali”, che lo accusava di maltrattamento e di gestire gli animali puramente a scopo di lucro. A suo modo, anche Baskin era un personaggio curioso. Era diventata milionaria grazie all’eredità lasciata dal marito, scomparso in circostanze misteriose, e lei stessa faceva profitti con degli animali esotici tenuti in gabbia.

(Netflix)

L’ossessione di Joe nei confronti di Carole Baskin divenne la linea narrativa principale del documentario, ripreso nel corso degli ultimi cinque anni fino ai giorni nostri, in uno scenario spesso assurdo fatto di continui episodi grotteschi e tragici. Dal giorno della sua uscita su Netflix, Tiger King è diventato rapidamente una specie di fenomeno culturale negli Stati Uniti, con indici di ascolto altissimi (spinti anche dalle restrizioni in atto contro la diffusione del coronavirus): secondo le stime di Rotten Tomatoes è la cosa più vista oggi su Netflix.

Il vasto seguito creato da Tiger King non è dovuto soltanto a due personaggi sui generis. Il documentario si può infatti dividere tra la presentazione della storia e i suoi numerosi sviluppi, che arrivano fino ai primi mesi del 2020 con i risvolti penali dei fatti raccontati. Man mano che il documentario procede, continuano ad aggiungersi decine di personaggi uno più singolare dell’altro, o perlomeno con qualche storia interessante da raccontare.

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C’è per esempio Bhagavan “Doc” Antle, il proprietario di un altro grosso zoo privato in South Carolina che definisce la sua vita privata «non adatta ad essere raccontata in televisione», ma che il documentario finisce per raccontare in altri modi: è un famoso addestratore di tigri, anche lui poligamo, che adesca nel suo zoo ragazze giovani e facilmente impressionabili. Ci sono poi i due “mariti” di Joe, adescati da ragazzini chissà dove, facendo probabilmente leva sui loro problemi di tossicodipendenza, e c’è Jeff Lowe, un oscuro faccendiere che entra in scena scombinando tutto.

Tiger King è diviso in sette episodi di circa cinquanta minuti, ma non sembra esaurirsi con l’ultimo. Ci sono storie lasciate in sospeso e altre che potrebbero nascere dagli appelli e dall’interessamento di personaggi noti (come Kim Kardashian, Cardi B o Alexandra Daddario). In Florida, intanto, sembra che uno sceriffo locale sia intenzionato a riaprire le indagini sulla scomparsa del marito di Baskin.