Zaia vorrebbe sospendere le norme sulla privacy

In questo modo si potrebbero introdurre sistemi per controllare gli spostamenti delle persone, e contenere i contagi da coronavirus

(ANSA)
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Giovedì il presidente del Veneto Luca Zaia, durante la sua quotidiana conferenza stampa sull’andamento della pandemia da coronavirus nella regione, ha parlato della possibilità che venga introdotto un sistema di tracciamento degli spostamenti dei cittadini: il Veneto al momento è la terza regione per persone risultate positive al virus in Italia (6.935 casi), dopo Lombardia ed Emilia-Romagna (34.889 e 10.816 casi, rispettivamente).

Zaia ha detto che per ora non c’è un sistema del genere, che possa registrare i movimenti delle persone attraverso i telefoni cellulari, aggiungendo che il problema principale sono le leggi sulla privacy, che secondo lui andrebbero sospese in questo periodo.

C’è un sacco di proposte ma al momento non c’è sistema e sinceramente devo dirvi che il sistema migliore è puntare sul senso civico. Anche sulla tracciabilità abbiamo disponibilità anche da Israele per dei sistemi intelligenti di verifica anche degli spostamenti però poi vanno sempre a cozzare con quelle che sono le norme della privacy in questo paese. In questo paese io sono convinto che bisognerebbe sospenderle queste norme, e lasciare ai sistemi sanitari di essere un po’ più liberi.

I sistemi a cui Zaia fa riferimento sono stati utilizzati negli ultimi mesi in alcuni paesi asiatici: si tratta di applicazioni per il cosiddetto “contact tracing”, il tracciamento degli spostamenti e dei contatti delle persone, in modo da ricostruire più velocemente le catene del contagio e provare a interromperle riducendo la diffusione dell’epidemia.

In Corea del Sud, per esempio, il governo da settimane utilizza dati raccolti dalle reti cellulari, dai sistemi GPS, dalle transazioni effettuate con carta di credito e dalle telecamere di videosorveglianza per tracciare gli spostamenti della popolazione. Le informazioni raccolte sono mostrate poi in forma anonima su un sito web dedicato, e all’occorrenza inviate tramite SMS a chi potrebbe avere incrociato un infetto, in modo da metterlo in guardia e invitarlo a eseguire un test per verificare l’eventuale contagio da coronavirus.

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In Italia finora non ci sono sistemi del genere, ma gli operatori telefonici hanno messo a disposizione delle autorità i dati relativi alla mobilità dei propri clienti in forma aggregata e anonima. Questi dati nei giorni scorsi sono stati usati dalla regione Lombardia per farsi un’idea sugli spostamenti dei cittadini lombardi, ma anche in questo caso in molti hanno sollevato dubbi e preoccupazioni circa la tutela della privacy degli utenti.

Invece in Israele, paese citato da Zaia nella conferenza stampa, lo Shin Bet, servizio segreto per l’interno che si occupa solitamente di antiterrorismo, ha iniziato a usare i dati dei cellulari delle persone infette per identificare tutti quelli che erano entrati in contatto con loro e che potrebbero avere contratto il coronavirus. Le opposizioni hanno accusato il governo di avere approvato la misura senza passare per il Parlamento e di violare la privacy dei propri cittadini, ma le operazioni di controllo sono proseguite ugualmente.

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