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Jacinda Ardern, Wellington, Nuova Zelanda, 17 marzo 2020 (Hagen Hopkins/Getty Images)

La Nuova Zelanda ha depenalizzato l’aborto

La Nuova Zelanda ha depenalizzato l’aborto. La nuova legge – approvata in terza lettura con 68 voti a favore e 51 contrari – consente alle donne di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza entro le prime 20 settimane di gestazione. «Per oltre 42 anni, l’aborto è stato in Nuova Zelanda l’unica procedura medica considerata un crimine, ma d’ora in poi sarà giustamente trattato come una questione di salute» ha commentato il ministro della giustizia Andrew Little.

La legge era stata promessa in campagna elettorale dalla prima ministra Jacinda Ardern, che nel corso del suo mandato aveva già approvato diverse misure a favore delle donne, fra cui l’introduzione di un permesso di lavoro pagato alle vittime di violenza domestica. La Nuova Zelanda era uno dei pochi paesi occidentali ad avere leggi che consideravano l’aborto un reato e a permetterlo solo in caso di incesto, malformazione del feto o seri rischi per la salute mentale e fisica della donna. Le donne erano spesso costrette a mentire sulle loro vere condizioni mentali e fisiche, pur di interrompere una gravidanza: dovevano accettare di frequentare uno psicoterapeuta e comunque ottenere l’approvazione di due medici, cosa di per sé molto difficile soprattutto fuori dalle città più grandi.

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