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  • Lunedì 16 marzo 2020

Come sono andate le municipali in Francia

L'affluenza è stata molto bassa e si parla di posticipare il secondo turno: in generale sono andati bene i Verdi e, a Parigi, la sindaca uscente Anne Hidalgo

Il seggio di Schiltigheim, 15 marzo 2020 (AP Photo/Jean-Francois Badias)
Il seggio di Schiltigheim, 15 marzo 2020 (AP Photo/Jean-Francois Badias)

Domenica 15 marzo, nonostante l’emergenza provocata dall’epidemia da coronavirus (SARS-CoV-2), in Francia c’è stato il primo turno delle elezioni municipali in circa 35 mila comuni, e in alcune importanti città come Bordeaux, Marsiglia, Nizza, Lione, Tolosa, Lille, Montpellier, e anche a Parigi, la capitale. Al centro della giornata di ieri, però, ci sono state soprattutto le discussioni e le polemiche sull’opportunità di tenere o meno il secondo turno che dovrebbe essere domenica 22 marzo. Secondo i primi dati l’affluenza al primo turno è stata molto bassa, tra il 44 e il 46,5 per cento, cioè 18-19 punti in meno rispetto al 2014.

L’ultimo bilancio sull’epidemia di coronovirus in Francia, comunicato domenica, parla di 127 morti (+36 rispetto al giorno precedente) e di 5.423 casi di contagio confermati (+900). Sabato 14 marzo, il giorno prima del voto, il governo francese aveva decretato il passaggio alla fase 3 dell’epidemia che prevede la chiusura di scuole, università, ristoranti e di tutti i luoghi che non comportano servizi essenziali, a eccezione dunque dei negozi di alimentari, delle farmacie, delle banche, delle tabaccherie e dei distributori di benzina.

«L’alto tasso di astensione testimonia la crescente preoccupazione dei nostri concittadini di fronte all’epidemia che ci sta colpendo», ha detto il primo ministro Edouard Philippe domenica sera, spiegando che comunque il voto si è svolto nel rispetto delle norme sanitarie imposte. Per recarsi alle urne è stato fornito un vademecum rigoroso: pulizia dei locali e delle attrezzature, segnalazioni a terra per mantenere gli elettori a distanza, e punti di distribuzione di gel idroalcolico, tra le altre cose. Il primo ministro, tuttavia, ha lasciato aperta la possibilità di annullare o posticipare il secondo turno previsto per domenica prossima. «È tenendo conto del consiglio delle autorità sanitarie che ci organizzeremo», ha detto, promettendo «trasparenza totale» e consultazione con le varie parti politiche. Prima di Philippe, il ministro della Sanità Olivier Véran aveva annunciato che una decisione sul secondo turno sarebbe stata presa «probabilmente martedì o mercoledì».

Se il secondo turno dovesse essere rimandato, sarebbe necessario – dicono oggi diversi costituzionalisti francesi – ricominciare da capo l’intero processo elettorale: il secondo turno, per legge, deve infatti svolgersi la domenica seguente al primo, e se la situazione sanitaria lo imponesse e il ballottaggio venisse posticipato, gli elettori e le elettrici dovrebbero molto probabilmente tornare a votare anche per il primo turno. Ieri sera Marine Le Pen ha chiesto che il secondo turno venga rinviato «di qualche mese, quando l’epidemia sarà messa sotto controllo», ma anche che i risultati del primo turno vengano dati per «acquisiti».

In questo contesto, scrive Libération, è piuttosto difficile trarre conclusioni dai risultati delle elezioni. Ci sono comunque due tendenze da segnalare. Gli ecologisti hanno confermato la svolta che si è vista già alle europee dello scorso anno in diversi paesi. Le liste EE-LV sono andate bene a Grenoble (44 per cento), Lione (29 per cento), Strasburgo (26,7 per cento) e Besançon. Sono in prima posizione anche a Bordeaux (34 per cento), Tolosa e Tours. L’altro partito che ha ottenuto buoni risultati al primo turno è Rassemblement national, la destra estrema di Marine Le Pen, che ha confermato il proprio radicamento nei comuni in cui ha vinto nel 2014: a Hénin-Beaumont, Villers-Cotterêts, Beaucaire, Fréjus, Hayange e Béziers.

Dopo tre anni di difficoltà, il Partito Socialista è andato bene a Lille (dove la sindaca uscente Martine Aubry è prima davanti all’ecologista Stéphane Baly), a Nantes, Rennes, Le Mans, Clermont-Ferrand, Brest e soprattutto a Parigi (dove l’affluenza è data intorno al 43 per cento, contro il 56,27 per cento del 2014).

Nella capitale infatti la sindaca uscente, Anne Hidalgo (eletta col Partito Socialista nel 2014 e sostenuta da una lista, “Paris en commun”, di cui fa parte anche il Partito Comunista francese), è al 29,33 per cento dei voti: ha otto punti di vantaggio su Rachida Dati (ex ministra della Giustizia nel governo di Nicolas Sarkozy e candidata con Les Républicains, al 22,72 per cento) e più di dodici su Agnès Buzyn (ex ministra della Sanità, candidata per il partito di Emmanuel Macron, al 17,26 per cento). Nonostante il buon risultato di Rachida Dati, la vittoria della destra a Parigi sembra improbabile poiché Dati, dice Le Monde, «non ha riserve di voti per il secondo turno a cui attingere», e finora non ci sono segnali di una possibile alleanza con Agnès Buzyn. Sempre a Parigi David Belliard (dei Verdi) è al 10,79 per cento, davanti a Cédric Villani (dissidente del partito di Macron, al 7,88 per cento) e Danielle Simonnet (candidata dell’estrema sinistra, al 4,59).

Hidalgo ieri sera ha detto: «Chiedo ora unità e la convergenza di ecologisti, progressisti, umanisti, di tutte le donne e gli uomini di buona volontà, affinché trionfino l’ecologia, i valori della solidarietà e dell’aiuto reciproco». Ma, a differenza di altri candidati, Hidalgo non ha ufficialmente chiesto lo slittamento del secondo turno.

Come previsto La République en Marche, il partito di Macron, non è riuscito a ottenere risultati significativi, a causa della mancanza di un radicamento locale e a causa delle scelte politiche fatte negli ultimi mesi (compresa la riforma delle pensioni) che hanno causato una grande mobilitazione sociale di protesta. Edouard Philippe, candidato a Le Havre, è intorno al 43,6 per cento, e andrà al ballottaggio con il comunista Jean-Paul Lecoq (al 35,9 per cento) che si prevede riuscirà a presentarsi con una coalizione ampia che comprende anche le liste dei Verdi (che al primo turno hanno ottenuto più dell’8 per cento). Tra i dieci membri del governo che si sono candidati alle municipali Gérald Darmanin è stato rieletto al primo turno a Tourcoing, così come Franck Riester a Coulommiers. Ma questi successi, scrive Le Monde, non riescono «a mascherare le difficoltà di La République en Marche, che non sembra essere in grado di vincere in una grande città». Les Républicains hanno vinto al primo turno a Calais. A Marsiglia andranno al ballottaggio contro la sinistra e possono sperare di conquistare Tolosa dove, in alleanza con il partito di Macron, hanno ottenuto per ora circa il 36 per cento.