La grave situazione negli ospedali della Lombardia per il coronavirus

Spiegata da Antonio Pesenti, coordinatore dell’Unità di crisi della Regione per le terapie intensive, in un'intervista data al Corriere

Tenda per triage allestita all'ospedale di Cremona, il 29 febbraio 2020 (Claudio Furlan - LaPresse)
Tenda per triage allestita all'ospedale di Cremona, il 29 febbraio 2020 (Claudio Furlan - LaPresse)

«Se la popolazione non capisce che deve stare a casa, la situazione diventerà catastrofica»: è la principale raccomandazione che Antonio Pesenti, medico rianimatore e coordinatore dell’Unità di crisi della Regione Lombardia per le terapie intensive, fa in una intervista pubblicata oggi dal Corriere della Sera. Pesenti, che è una delle persone che in questi giorni stanno lavorando di più per gestire l’emergenza legata al coronavirus (SARS-CoV-2), ha spiegato bene qual è la grave situazione degli ospedali lombardi rispondendo alle domande di Simona Ravizza.

Ormai siamo costretti a creare terapie intensive in corridoio, nelle sale operatorie, nelle stanze di risveglio. Abbiamo sventrato interi reparti d’ospedale per fare posto ai malati gravi. Una delle Sanità migliori del mondo, quella lombarda, è a un passo dal collasso.

Il quadro è di gravità tale da richiedere un aumento dei posti in rianimazione fino a dieci volte l’attuale disponibilità. Il numero di ricoverati in ospedale previsto alla data del 26 marzo è di 18 mila malati lombardi, dei quali un numero compreso tra 2.700 e 3.200 richiederà il ricovero in terapia intensiva. Oggi ci sono già oltre mille pazienti tra quelli in rianimazione e quelli che rischiano di aggravarsi da un minuto all’altro.

L’attuale sovraffollamento negli ospedali è dannoso non solo per la carenza di posti per i potenziali nuovi malati di COVID-19, ma anche per chi potrebbe aver bisogno di un ricovero per altre ragioni.

I reparti di terapia intensiva sono pieni e i medici sono sovraccarichi di lavoro e logorati dal dover lavorare con pesanti e scomode protezioni addosso. I problemi ci sono per esempio sulle attività delle ambulanze. Finora, ha detto Pesenti, in Lombardia le ambulanze sono sempre arrivate nel giro di 8 minuti dalla chiamata, ma con le maggiori richieste di questi giorni «rischiano di non arrivare entro un’ora». È una situazione particolarmente pericolosa per molti, per esempio per chi dovesse avere un infarto.

Pesenti ha detto: «A Milano, dove io vivo, almeno finora c’è stata troppa gente inutilmente in giro. Bisogna uscire solo per comprarsi da mangiare». Ha aggiunto che il suo monito non vuole allarmare: il fatto è che l’unico modo per ridurre i nuovi contagi è evitare i contatti sociali.