Il severo messaggio del sindaco di Bergamo sulla necessità di cambiare il nostro stile di vita a causa del coronavirus

Giorgio Gori, sindaco di Bergamo
Giorgio Gori, sindaco di Bergamo

Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, ha pubblicato un messaggio su Facebook molto serio e severo sulla necessità di cambiare il nostro stile di vita a causa del coronavirus (SARS-CoV-2). Gori ha parlato in particolare della grave situazione in cui si trovano le strutture sanitarie, e in particolare le terapie intensive, i reparti dove vengono trasferiti i pazienti affetti da COVID-19, la malattia causata dal coronavirus, che hanno bisogno di essere intubati (quindi i più gravi). «Il sistema è al collasso, è allo stremo», ha detto Gori.

«Tutto quello che era importante e necessario fino a ieri, adesso viene dopo; dopo la salute nostra e delle persone che abbiamo intorno».

Gori ha ribadito l’importanza di alcuni comportamenti da seguire per rallentare la diffusione del coronavirus: uscire il meno possibile, incontrare meno persone possibili, mandare una sola persona per famiglia a fare la spesa, tra le altre cose. Gori ha riconosciuto che le conseguenze economiche di questa situazione saranno pesanti, ma ha aggiunto che mercoledì il governo adotterà nuove misure a sostegno dei lavoratori e delle imprese.

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L’ospedale di Bergamo, a cui fa riferimento Gori nel suo appello, è uno tra gli ospedali lombardi che stanno accogliendo più pazienti affetti da COVID-19; da qualche giorno è in estrema difficoltà per il numero non sufficiente di posti letto in terapia intensiva rispetto al numero dei pazienti che richiedono di essere intubati.

La situazione nelle terapie intensive lombarde è stata definita «a un passo dal collasso» anche da Antonio Pesenti, medico rianimatore e coordinatore dell’Unità di crisi della Regione Lombardia per le terapie intensive, e molto probabilmente peggiorerà nei prossimi giorni, con il rischio che diverse strutture sanitarie possano non essere più in grado – per mancanza di risorse e personale – di prestare le cure richieste ai pazienti con la COVID-19.

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