Una canzone degli Sparklehorse

Una canzone piena di cose e cosette che avete sentito altrove, e di lucine

(Karl Walter/Getty Images)
(Karl Walter/Getty Images)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera.
La prima newsletter, inviata il 15 ottobre scorso, è online per tutti qui. Per ricevere le successive gli abbonati devono indicarlo nella propria pagina accountQui c’è scritto cosa ne pensa chi la riceve: online sul Post c’è ogni giorno la parte centrale della newsletter, quella – dicevamo – sulla canzone.

Spirit ditch
Ce l’avevo qui da un pezzo di farvi sentire una canzone degli Sparklehorse, e poi è finita che siamo arrivati a oggi, che sono dieci anni da che è morto Mark Linkous, ovvero l’uomo che era quella band. Stavamo preparando il Post, che sarebbe andato online un mese e mezzo dopo, il giorno che si uccise a 48 anni.
Faceva canzoni piene di suoni, un po’ ninnananne, altre volte più rumorose, sempre un po’ sognanti (avevo scritto “oniriche”, poi mi sono vergognato, giustamente). La sua cosa per me più indimenticabile in realtà è una versione di Wish you were here dei Pink Floyd fatta insieme a Thom Yorke dei Radiohead, che mi aprì gli occhi su un mistero che non ho mai svelato. Altre cose su di lui e le sue canzoni le ho scritte qui.
Spirit ditch stava nel suo primo disco, forse il migliore, del 1995. I primi versi ricordano un po’ “ma dammi indietro la mia Seicento“.
I want my records back
And that motorcycle gas tank
That I, spray painted black
The owls have been talking to me
But I’m sworn to secrecy

È una canzone quieta, ma non tetra, non esattamente notturna: o meglio, è notturna se nelle vostre notti tenete accese le lucine dell’albero e fate programmi per la mattina dopo, o almeno aspettate con piacere la colazione che avete già disposto in tavola. Lui la mette così.
The moon it will rise with such
Horse laughter
It’s dragging pianos to the ocean
If I had a home
You’d know it’d be
In a slide trombone

In realtà poi si sveglia in una condizione più lugubre, ma con una citazione di Neil Young da After the gold rush (nei versi qui sopra ci sono un altro paio di riferimenti invece cinematografici che i filologi hanno collegato rispettivamente a Twin Peaks e Un chien andalou). In mezzo c’è un messaggio registrato nella segreteria telefonica da sua madre. Insomma, c’è un po’ di tutto, con gran coerenza e dolcezza. Era bravo.

Spirit ditch su Spotify
Spirit ditch su Apple Music
Spirit ditch su YouTube