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  • Mercoledì 4 marzo 2020

Inizia il processo a Robert Durst

Cioè il milionario di New York al centro degli omicidi raccontati dalla serie tv "The Jinx", che portò al suo arresto

(Mark Boster/Los Angeles Times via Associated Press)
(Mark Boster/Los Angeles Times via Associated Press)

Questa settimana inizierà il processo contro Robert Durst, 76enne milionario di New York al centro di una serie di omicidi raccontati nel 2015 dalla serie tv The Jinx. La serie ebbe un ottimo successo, sia negli Stati Uniti sia in Europa, anche perché Durst fu arrestato poco prima della messa in onda dell’ultima puntata per via di alcune nuove prove emerse proprio nel corso della serie.

La vicenda inizia nel 1982, quando Kathie McCormack, la moglie con cui Durst all’epoca aveva un rapporto difficile, scomparve senza lasciare traccia. Durst – erede di una famiglia di ricchissimi imprenditori immobiliari di New York – fu il primo sospettato, la storia fece il giro del mondo, ma dopo aver trascorso mesi sulle prime pagine dei giornali scandalistici, la sua posizione venne archiviata. Diciotto anni dopo Susan Berman, la sua migliore amica e confidente, fu trovata uccisa con un colpo di pistola alla nuca nel suo appartamento vicino a Los Angeles. Un anno dopo toccò al vicino di casa di Berman, Morris Black, che morì in circostanze mai chiarite e il cui corpo fu ritrovato in un sacco buttato in mare.

Durst si è sempre dichiarato innocente, e non è mai stato condannato. Nell’unico processo a suo carico, quello per l’omicidio di Black, patteggiò una pena di cinque anni e dopo pochi mesi uscì di prigione. La sua storia rimase poco chiara fino al 2015, anno in cui andò in onda The Jinx. Il documentario ripercorreva la vita di Durst, concentrandosi molto sugli omicidi, e rivelando nuovi dettagli: per esempio una lettera spedita alla polizia di Beverly Hills nel 2000 che rivelava l’esistenza di un cadavere a casa di Susan Berman, scritta con una grafia che ricordava molto quella di Durst.

Alla fine dell’ultimo episodio della serie, a Durst venne chiesto conto della lettera. Di fronte alle telecamere Durst negò il suo coinvolgimento, ma pochi minuti dopo, mentre si trovava in bagno e apparentemente non si rendeva conto di aver il microfono ancora addosso, disse a se stesso: «Cosa diavolo ho fatto?». Dopo una decina di secondi si sentì di nuovo la sua voce: «Li ho uccisi tutti, ovviamente».

Nel 2019 erano emersi diversi dubbi sulla solidità della sua confessione: si scoprì che la sequenza era stata montata per far sembrare che le due frasi fossero state dette una dopo l’altra, quando invece Durst le disse insieme ad altre cose molto più sconclusionate (cosa che fa pensare che in quel momento non fosse lucidissimo).

A dicembre dell’anno scorso però c’era già stata un’altra novità: in una delle fasi preliminari del processo, Durst aveva ammesso per la prima volta in vent’anni di avere scritto lui la lettera spedita alla polizia di Beverly Hills in cui segnalava la presenza di un cadavere in casa di Berman. Durst, in sostanza, aveva confermato di essere stato a casa di Berman in un momento imprecisato fra la sua morte e la scoperta del suo corpo. Secondo i suoi avvocati, però, la loro tesi non cambia: «Durst non ha ucciso Susan Berman e non sa chi sia il colpevole», ha ribadito pochi giorni fa al New York Times Dick DeGuerin, l’avvocato a capo della difesa di Durst.

Il processo durerà circa cinque mesi e inizierà appena il tribunale selezionerà gli eventuali sostituiti per i 12 giurati coinvolti, che sono stati individuati la settimana scorsa. Il New York Times ha scritto che l’accusa presenterà circa duemila prove e chiamerà a testimoniare più di 100 testimoni. Il processo riguarderà soltanto l’omicidio di Berman ma la tesi dei magistrati sarà la stessa dei processi precedenti: cioè che Durst abbia ucciso sia Berman sia Kathie McCormack sia Morris Black. Sempre secondo le informazioni raccolte dal New York Times, Durst ha detto ad alcuni amici che vuole testimoniare personalmente per difendersi dalle varie accuse.

Al momento Durst si trova nel reparto ospedaliero di una prigione di Los Angeles: qualche mese fa il tabloid britannico Daily Mail aveva pubblicato in esclusiva alcune foto della sua cella, piena di libri, riviste di attualità e strani fogli appesi alle pareti. Il processo a Durst verrà molto raccontato dai principali giornali americani, anche a causa del successo di The Jinx: secondo Rolling Stone, stanno preparando delle puntate speciali sul caso i principali programmi che si occupano di cronaca giudiziaria come Dateline di NBC e 20/20 di ABC.