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  • Mercoledì 26 febbraio 2020

Ha senso isolare le navi con i migranti per via del coronavirus?

Probabilmente no, nonostante quello che sostengono Salvini e i giornali di destra

(ANSA/INGENITO)
(ANSA/INGENITO)

Da quando il coronavirus ha iniziato a diffondersi anche in Italia, i politici e i giornali di destra hanno chiesto al governo di «chiudere i porti» alle navi che portano in Italia i migranti soccorsi nel Mediterraneo, al fine di isolare meglio il paese dal contagio. Il problema è che al momento ci sono pochissime possibilità che il coronavirus possa essere portato in Italia dai migranti che arrivano dalla Libia (mentre gli italiani e le persone di passaggio in Italia lo stanno portando in molti paesi del mondo).

Da quel poco che sappiamo, il coronavirus si trasmette con i viaggi internazionali: lo prova, per esempio, il fatto che l’Italia sia il terzo paese al mondo per contagi nonostante sia lontana migliaia di chilometri dalla Cina, dove si sono sviluppati i primi focolai; e che al momento i casi individuati in Europa – in paesi anche piuttosto lontani fra loro – sembrano essere quasi tutti legati all’Italia.

Da anni la Libia è invece «uno dei luoghi più isolati al mondo», ha fatto notare il ricercatore dell’ISPI Matteo Villa, per via della guerra civile che si combatte dal 2011. I collegamenti navali sono assai rari. Il suo aeroporto principale, quello di Tripoli, ha una tratta frequente solamente con la Tunisia. Da tempo le principali compagnie aeree occidentali evitano persino di sorvolare lo spazio aereo libico, per timore di finire coinvolte nei combattimenti. Di conseguenza il principale mezzo di diffusione del coronavirus – gente che per turismo o per lavoro si sposta in aereo, treno o nave – non ha alcuna possibilità di entrare in Libia.

(una mappa di FlightRadar sul traffico aereo nel Mediterraneo intorno a mezzogiorno)

È vero che la Libia subisce un notevole flusso di migrazione interna, soprattutto di richiedenti asilo, dai paesi dell’Africa sub-sahariana con cui confina: Niger, Ciad e Sudan. In linea teorica, quindi, una persona contagiata potrebbe entrare in Libia via terra dal confine meridionale e arrivare in Europa su un barcone o una nave delle ong. Lo hanno sostenuti giornali di destra come Libero e politici di estrema destra come il segretario della Lega, Matteo Salvini, noto fra le altre cose per le informazioni false e distorte che diffonde sui migranti.

Posto che per compiere un tragitto del genere ci vogliono mesi e in alcuni casi anche anni, al momento non esiste alcuna prova che il coronavirus sia arrivato in Africa.

Nelle ultime settimane è stato registrato un solo caso di uno straniero arrivato in Egitto e trovato positivo al virus: è stato subito isolato e nel giro di pochi giorni è guarito. Se e quando il coronavirus arriverà in certi paesi, ancora meno attrezzati dell’Egitto, potrebbe effettivamente essere un problema: lo sostengono diversi esperti, citando per esempio le difficoltà con cui diversi paesi africani gestiscono la sanità ordinaria. Alcuni paesi come Kenya, Etiopia, Costa d’Avorio, Ghana e Botswana hanno individuato casi sospetti di coronavirus, tutti risultati negativi.

Nell’unico caso di una nave della ong sbarcata negli ultimi giorni in Italia con a bordo un gruppo di migranti, è stata decisa una quarantena in via precauzionale nonostante a bordo non ci fosse nessun caso sospetto.

Se anche il coronavirus raggiungesse l’Africa, sarebbe poi più efficace concentrarsi sui voli intercontinentali che sugli ingressi irregolari via mare: Villa ha calcolato che nei primi mesi del 2019 sono arrivati dall’Africa in Italia circa 500mila passeggeri in aereo, mentre in un periodo paragonabile gli sbarchi via mare sono stati quattromila.