Il consiglio direttivo dei Premi César si è dimesso dopo le polemiche per le nomination assegnate al film di Roman Polanski

(Andreas Rentz/Getty Images)
(Andreas Rentz/Getty Images)

L’intero consiglio direttivo dei Premi César, il più importante riconoscimento del cinema francese, si è dimesso dopo le proteste contro le nomination assegnate al film L’ufficiale e la spia, di Roman Polanski. «Abbiamo deciso in modo unanime di rassegnare le dimissioni, per onorare quegli uomini e quelle donne che hanno fatto cinema nel 2019, per ritrovare la serenità e fare in modo che la festa del cinema rimanga una festa», si legge nel comunicato del consiglio direttivo delll’Académie des arts et techniques du cinéma, l’organizzazione che sovrintende i premi César.

Nelle scorse settimane era stato annunciato che il film di Polanski – girato in francese e che parla dell’affare Dreyfus – aveva ottenuto 12 nomination, più di qualsiasi altro film in lizza, e alcuni gruppi femministi avevano chiesto di boicottare la premiazione, prevista per il 28 febbraio, a causa delle accuse di violenza sessuale che pendono su Polanski. Inoltre, pochi giorni dopo, centinaia di personalità del cinema francese avevano sottoscritto una lettera aperta criticando “l’opacità” nella direzione dell’Académie des arts et techniques du cinéma.

Polanski è accusato di violenza sessuale nei confronti di una minorenne, reato che avvenne nel 1977 a Los Angeles, dove il regista viveva. All’epoca Polanski ammise di aver avuto un rapporto sessuale con Samantha Geimer quando lei aveva solo 13 anni, e aveva passato 42 giorni in prigione: era poi stato liberato in anticipo, e aveva cercato di ottenere un accordo per una pena con la condizionale. Dopo aver capito che questo accordo non sarebbe stato possibile, nel 1978 fuggì in Francia, dove ha quasi sempre vissuto da allora. Avendo la cittadinanza francese non può essere estradato dal paese.