Il posto dove vivranno in quarantena i 56 italiani rimpatriati da Wuhan

Si trova all'interno di un centro militare nel sud di Roma, ed è stato predisposto per escludere sintomi di contagio da nuovo coronavirus

(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

Lunedì mattina sono arrivati in Italia i primi cittadini italiani che erano stati bloccati per giorni nella città di Wuhan, in Cina, a causa della diffusione del nuovo coronavirus (2019-nCoV). In tutto gli italiani che si trovavano a Wuhan erano 67, ma ne sono stati rimpatriati solo 56: dieci hanno deciso volontariamente di restare in Cina, mentre uno non è stato fatto imbarcare perché aveva la febbre. Tra i 56 che sono stati rimpatriati ci sono anche 4 bambini e un neonato.

I 56 italiani sono partiti domenica sera a bordo dell’aereo KC-767A del 14° Stormo dell’Aeronautica Militare, e sono arrivati alle 10 di lunedì all’aeroporto militare di Pratica di Mare, in provincia di Roma.

A bordo dell’aereo con i passeggeri ci sono anche 4 operatori sanitari militari, 2 medici dell’Istituto per Malattie Infettive Spallanzani. I passeggeri non presentano sintomi di contagio dal coronavirus, ma una volta sbarcati verranno sottoposti a controlli medici in un centro di primo soccorso allestito nell’aeroporto e, in caso di segni di contagio, verranno trasferiti allo Spallanzani.

Tutti quelli che risulteranno negativi verranno invece portati nella cittadella militare della Cecchignola, quartiere alla periferia sud di Roma, dove rimarranno in quarantena per due settimane all’interno del Centro olimpico dell’esercito.

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Qui, scrivono diversi giornali, i cittadini italiani rimpatriati da Wuhan vivranno in due palazzine completamente isolate dal resto del Centro, dove sono state allestite stanze quadruple per le famiglie e singole per chi è da solo. Le camere sono dotate di Wi-Fi, televisore e bagno privato; in una ci sono anche una culla, uno scaldalatte e un bollitore per disinfettare i biberon.

L’unico spazio comune interno è il corridoio che collega le varie stanze, mentre all’esterno è stata predisposta un’area in cortile delimitata da alcune cancellate e da un nastro bianco e rosso, scrive RepubblicaQui si potrà accedere a turni di tre-quattro famiglie alla volta, sempre indossando una mascherina. C’è anche un’area ludica in palestra, con ping-pong, campo da calcetto e da mini-basket, a cui gli ospiti potranno accedere previa autorizzazione del personale medico dell’ospedale militare del Celio.

I pasti verranno serviti in camera con vassoi monouso, e dovranno essere consumati in camera. Al termine del pasto, tutti i rifiuti verranno messi dentro a sacchi neri che verranno smaltiti come rifiuti sanitari speciali.

Per i primi giorni non sarà possibile nessuna visita, mentre in seguito le persone nel centro potranno incontrare familiari e conoscenti, anche se sempre separati da un vetro. In queste due settimane verrà misurata loro la temperatura tre volte al giorno, e se al termine di questo periodo di quarantena non mostreranno sintomi di contagio potranno tornare a casa.