Benjamin Netanyahu ha ritirato la richiesta di immunità che aveva avanzato al Parlamento israeliano

(Amir Levy/Getty Images)
(Amir Levy/Getty Images)

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ritirato la richiesta di immunità che aveva avanzato al Parlamento israeliano all’inizio di gennaio per evitare di finire a processo nei tre casi in cui era stato incriminato dal procuratore generale. Netanyahu lo ha annunciato con un comunicato sulla propria pagina Facebook, e ha motivato la sua decisione spiegando che a suo dire il Parlamento non avrebbe trattato il suo caso in maniera imparziale.

Netanyahu era stato incriminato ufficialmente a novembre, ma il procedimento si era bloccato in attesa che il Parlamento esaminasse la sua richiesta di immunità. Diversi analisti israeliani ritenevano che la richiesta fosse soltanto un modo per guadagnare tempo in vista delle elezioni politiche del 2 marzo – in cui fra l’altro si rinnoverà il Parlamento, che potrebbe avere di nuovo una maggioranza favorevole a Netanyahu e spostare l’attenzione su altri temi durante la campagna elettorale. Nei giorni scorsi però lo speaker del Parlamento israeliano Yuli Edelstein, che fa parte dello stesso partito di Netanyahu, aveva accelerato un po’ a sorpresa i tempi per la formazione della commissione che avrebbe valutato la richiesta del primo ministro, che avrebbe raggiunto una decisione definitiva proprio durante la campagna elettorale.

Il procedimento contro Netanyahu riprenderà subito: le prime audizioni potrebbero tenersi prima del 2 marzo, diventando quasi sicuramente il tema principale della campagna. Il procuratore generale Avigdor Mandelblit avrebbe potuto posticipare il processo per non turbare la campagna elettorale, come aveva ipotizzato qualche commentatore; invece, poche ore dopo la decisione di Netanyahu, il processo nei suoi confronti è comparso fra i casi in esame dal Tribunale di Gerusalemme.

Le vicende giudiziarie che coinvolgono Netanyahu sono tre. Nel primo caso, considerato il più grave e per cui Netanyahu è accusato di corruzione, il primo ministro israeliano avrebbe favorito l’azionista di maggioranza di Bezeq, la più grande società di telecomunicazioni di Israele, in cambio di una copertura mediatica favorevole su Walla news, un popolare sito di news israeliano legato a Bezeq. Nel secondo caso Netanyahu e sua moglie avrebbero ricevuto regali dal valore di centinaia di migliaia di dollari da un produttore di Hollywood, Arnon Milchan, e un miliardario australiano, James Pack, in cambio di agevolazioni fiscali. Nel terzo caso, invece, Netanyahu si sarebbe accordato con il proprietario del quotidiano Yedioth Ahronoth per indebolire un giornale rivale in cambio di un trattamento più favorevole da parte di Yedioth Ahronoth verso il governo.